Netflix all’assalto degli Oscar 2020 con The Irishman e Storia Di Un Matrimonio. Con quali chances di vittoria?

Dopo le polemiche del 2019 per “Roma” di Cuarón, nel 2020 la musica per Netflix sembra cambiata. Ben 24 nomination, più della Disney. Ma il trionfo è da rimandare. Vediamo perché. Domenica prossima la cerimonia di premiazione

Netflix e gli Oscar

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Netflix e gli Oscar: sembra passato un secolo, eppure era solo l’anno scorso quando la partecipazione di Roma di Alfonso Cuarón agli Academy Awards 2019 aveva dato la stura a polemiche infinite, poiché c’era il rischio, sostenevano i puristi, che un film targato Netflix, quindi con una limitatissima distribuzione in sala, vincesse addirittura il premio come miglior film nel tempio consacrato all’arte cinematografica. La cosa poi non accadde, anche se Roma, delle ben dieci nomination, portò a casa tre premi pesanti, film straniero, regia e fotografia (entrambi al tuttofare Cuarón).

Netflix e gli Oscar, tra Roma e Spielberg

Il dibattito “Netflix e gli Oscar” fu amplificato da quanto era successo precedentemente al festival di Cannes, dove il direttore Thierry Frémaux – appoggiato dagli esercenti cinematografici di un’industria, quella francese, molto solida – aveva negato al film la possibilità di partecipare in concorso sulla Croisette. Ragione per cui Cuarón andò tra le braccia del più duttile direttore di Venezia, Alberto Barbera, dove il film vinse il Leone d’Oro.

L’esperienza da apripista di Roma alla fine però ha funzionato. Gli addetti ai lavori, col tempo, hanno di molto abbassato i toni, persino Steven Spielberg. Per un attimo, a leggere le sue dichiarazioni, sembrava volesse porsi a capo di una crociata anti-Netflix e pro cinema, forte anche della sua posizione di Governor del ramo dei registi dell’Academy. “Non credo che film con solo una presenza simbolica nei cinema, distribuiti in un paio di sale per meno di una settimana, dovrebbero essere candidabili agli Oscar”, aveva detto.

Alfonso Cuarón con le tre statuette vinte da Roma agli Oscar 2019

Non successe nulla e Spielberg poi fece pure da testimonial al lancio di Apple Tv Plus. Forse assestando uno schiaffo a Netflix, ma comunque appoggiando il progetto di un altro potentissimo servizio streaming. Nel frattempo Netflix è diventato anche membro della Motion Picture Association of America, la lobby di Hollywood che comprende tutte le grandi case di produzione cinematografiche, Disney, Paramount, Sony, Universal, Warner Bros.

Oscar 2020, le nomination di Netflix

Le nomination degli Academy Awards del 2020 non hanno fatto che confermare il cambio di passo nel rapporto tra Netflix e gli Oscar. Quest’anno la piattaforma è la casa di produzione con più candidature di tutti, ben 24 – nel 2019 erano state 15 –, persino davanti a Disney ferma a 23. A guidare l’assalto sono i due gioielli The Irishman di Martin Scorsese, con 10 nomination, e Storia Di Un Matrimonio di Noah Baumbach, con 6.

Harvey Keitel e Joe Pesci in The Irishman

Queste sono tutte le nomination:

The Irishman, 10: Miglior film; Regia a Scorsese; Attore non protagonista ad Al Pacino e Jo Pesci; Sceneggiatura non originale; Fotografia; Scenografia; Costumi; Montaggio; Effetti speciali.

Storia di un matrimonio, 6: Miglior film; Attore protagonista ad Adam Driver; Attrice protagonista a Scarlett Johansson; Attrice non protagonista a Laura Dern; Sceneggiatura originale; Colonna sonora.

I Due Papi, 3: Miglior attore a Jonathan Pryce; Attore non protagonista ad Anthony Hopkins; Sceneggiatura non originale.

Dov’è il mio corpo, 1: Miglior film d’animazione.
Klaus, 1: Miglior film d’animazione
American Factory, 1: Miglior Documentario
The Edge of Democracy, 1: Miglior documentario
Life Overtakes Me, 1: Miglior cortometraggio documentario

Quante statuette vincerà Netflix?

Postilla alle promettenti premesse. Il trionfo è rimandato a data da destinarsi. Di questo profluvio di nomination solo pochissime andranno a segno nella notte di domenica prossima 9 febbraio, giorno della cerimonia. C’è stato un momento nella fase di avvicinamento alla stagione dei premi in cui sembrava che The Irishman e Storia Di Un Matrimonio dovessero fare man bassa di riconoscimenti, film, attori protagonisti, regia. Però ai Golden Globes, ai quali Netlifx si presentava con 17 nomination, ha portato a casa solo la statuetta per Laura Dern come non protagonista. SAG Awards, il premio del sindacato degli attori: 7 candidature, ancora solo la vittoria della Dern. Stessa musica ai britannici Bafta: 23 nomination e un misero bottino di 2 statuette, la solita Dern più la sorpresa del film d’animazione Klaus.

Laura Dern sulla carta è l’unico Oscar certo per Netflix

Scorsese sta presenziando a un premio dopo l’altro tornando mestamente e sistematicamente a mani vuote. E se non fosse per Laura Dern, accadrebbe lo stesso a Storia Di Un Matrimonio. È come se l’industria del cinema avesse deciso di tenere Netflix sulla graticola. Che ha ancora l’aura dell’ultimo arrivato che deve di buon grado accettare di fare un altro po’ di anticamera. Una strategia velenosa e sottile, non di aperta opposizione, ma mossa da una sorta di sprezzante paternalismo. A Netflix per vincere l’Oscar più ambito di miglior film non basterà quest’anno nemmeno la scelta di produrre un dispendiosissimo capolavoro da 160 milioni di dollari (cifra che nessun altro avrebbe investito) di un maestro riconosciuto come Scorsese (autore però non amatissimo dall’establishment hollywoodiano).

I titoli che alzeranno le statuette più importanti degli Oscar 2020 si chiamano 1917, drammone bellico vecchio nei contenuti ma moderno nello stile; il cinecomic d’autore Joker con l’abbagliante Joaquin Phoenix; e il fenomeno internazionale Parasite di Bong Joon-ho, di cui va ricordato che proprio Netflix distribuì il precedente film, Okja, assai meno fortunato. Di Oscar, Netflix ne vedrà pochissimi. Probabilmente 2: quello scontato a Laura Dern e quello per il documentario American Factory, prodotto dai coniugi Obama e distribuito dalla piattaforma. Un po’ poco. Ma è solo questione di tempo. Pochissimo. Come si può arrestare l’onda di un player che ha annunciato, per il 2020, una spesa di 17 miliardi di dollari in nuovi contenuti, tra film e serie?

Gli Obama, produttori di American Factory, insieme ai registi Steven Bognar e Julia Reichert