È Parasite Fever, o meglio Power, come recita la copertina dell’ultimo numero di Vanity Fair. Sulla quale campeggia Bong Joon-ho, il regista del film sudcoreano che, agli Oscar 2020, che si svolgeranno domenica prossima 9 febbraio, potrebbe regalare molte sorprese con le sue 6 nomination pesanti.
Il successo di Parasite viene da lontano
Normalmente i film provenienti da altre nazioni restano confinati nel pur prestigioso recinto della candidatura a miglior film straniero, da quest’anno rinominato “miglior film internazionale”. Parasite ha tracimato i confini. Come ricorda l’articolo di Vanity Fair, non c’è nulla di improvviso in questo exploit, il processo è cominciato quasi quindici anni fa, quando la terza regia di Bong Joon-ho, The Host, sbarcò nel 2006 al festival di Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs. Un film orientale nello spirito ma con una dimensione spettacolare da kolossal con sofisticati effetti digitali che irretì il pubblico occidentale.
A consolidare la notorietà del regista fu poi il distopico Snowpiercer (2013), coproduzione tra Stati Uniti e Corea del Sud con star hollywoodiane, da Chris Evans a Ed Harris. Anche il successivo e non troppo fortunato Okja (2017), mostrava una spiccata vocazione internazionale, produzione di Netflix e della Plan B di Brad Pitt, e attori come Jake Gyllenhaal, Tilda Swinton, Paul Dano (è stata anche l’ultima volta che un film di Netflix è passato in concorso a Cannes).
Il ritorno sulla Croisette nel 2019 con Parasite ha segnato il trionfo, prima la Palma d’Oro e poi l’inizio di una cavalcata inarrestabile. In patria il film è stato un successo da 72 milioni di dollari. Negli Stati Uniti, solitamente avari coi film stranieri, ha fatto segnare al botteghino oltre 33 milioni, per un incasso globale di 163 milioni. In Italia, dove ha superato i 2 milioni, Parasite tornerà in sala dal 6 febbraio, addirittura accompagnato dall’uscita di Memories Of Murder, il suo secondo film del 2003.
Parasite, una storia globale di lotta di classe
Può sembrare curioso che l’exploit più consistente Bong Joon-ho l’abbia ottenuto con Parasite, non una coproduzione internazionale ma un film interamente sudcoreano. Questo da un lato conferma come oggi le strategie produttive possano essere molto varie, consentendo agli autori più agili di muoversi tra modelli produttivi nazionali e internazionali, intercettando anche le opportunità offerte dai player dello streaming come Netflix.
Dall’altro va sottolineata la capacità di un film come questo di tenere insieme locale e globale. Parasite parla del mondo com’è oggi a qualunque latitudine, attraverso una storia di ricchi e poveri impegnati in una lotta di classe all’ultimo sangue, anzi all’ultimo status symbol. Questo è un film potentemente politico. Ma il “messaggio” è esposto con sottigliezza, grazie a uno stile visivo calibratissimo – il regista prima di girare appronta sempre dei minuziosi storyboard – e un modo di raccontare che mescola humour scoppiettante, satira sociale e dramma a tinte fosche. Un tono tragicomico che a noi può ricordare la commedia all’italiana. E agli americani lo spirito anarcoide della commedia sofisticata degli anni Trenta de L’Impareggiabile Godfrey o Incantesimo, film che, memori della grande crisi del 1929, usavano una confezione scintillante per parlare esattamente della stessa cosa, politica e lotta di classe.
Le 6 nomination agli Oscar 2020
Sara anche per questo che Parasite è stato un enorme successo. Ora gli americani ne vogliono trarre anche una miniserie per HBO. E sono arrivati i premi. Impossibili enumerarli tutti. Limitiamoci al miglior film straniero ai Golden Globes e ai Bafta, dove ha vinto pure il premio per la sceneggiatura, e l’epocale premio per il miglior cast ai SAG Awards, che spesso prelude all’Oscar per il miglior film.
E poi sono giunte le sei nomination agli Oscar 2020. Non è un record assoluto per un film straniero, Ang Lee ne ottenne 10 con La Tigre E Il Dragone, che vinse 4 statuette. Nondimeno si tratta di un risultato eccezionale, anche per il peso delle candidature:
- Miglior Film
- Miglior regia
- Miglior sceneggiatura originale
- Miglior film internazionale
- Miglior montaggio
- Miglior scenografia
Bong Joon-ho è elettrizzato soprattutto dalle candidature tecniche: “Sono particolarmente felice per le nomination a montaggio e scenografia – ha dichiarato a The Wrap – che sono un riconoscimento al lavoro artigianale e dietro le quinte. Del cinema coreano all’estero spesso sono conosciuti solo autori e registi, ma abbiamo moltissimi tecnici e maestri straordinari che lavorano nell’industria. E per la prima volta, finalmente, vengono riconosciuti”.
Quali premi porterà a casa Parasite? Miglior film non in lingua inglese pare quasi scontato. L’altra categoria che lo vede favorito è quella per la sceneggiatura originale, davanti a contendenti del peso di Quentin Tarantino e Noah Baumbach. Minori sono le chances per gli altri premi. Film e regia sulla carta sono appannaggio del pluripremiato 1917 di Sam Mendes, un film bellico virtuosistico, girato in un lunghissimo piano sequenza.
Ma mai dire mai. Gli scommettitori dicono che Parasite nella categoria miglior film è il vero competitor, davanti a Scorsese, Tarantino e il Joker di Todd Phillips. Chissà se l’Academy, che in questi ultimi anni per riequilibrare la sovrarappresentazione di maschi bianchi adulti ha accolto tantissimi nuovi giurati più giovani e provenienti da ogni parte del globo, non lanci un segnale rivoluzionario. Issando sul gradino più alto del podio un capolavoro glocale targato Corea del Sud.