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The L Word: Generation Q sarà rinnovata? Kate Moennig ne è convinta: “Abbiamo ancora molto da dire”

Nell'universo di The L Word Kate Moennig è Shane McCutcheon, personaggio simbolo della serie e dell'intera comunità LGBTQ ritratta sul piccolo schermo negli ultimi 15 anni

di Ambra Romanazzi
23/12/2019
INTERAZIONI: 2

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Kate Moennig in The L Word: Generation Q

L’entusiasmo per il ritorno di The L Word sullo schermo è ai massimi da mesi, e non soltanto fra i fan nostalgici che, a dieci anni dall’arrivo di Jenny Schecter a Los Angeles, aspettano ancora una serie tv altrettanto rappresentativa per la comunità queer. È anche in casa Showtime che l’esaltazione si mantiene inalterata a ormai tre settimane dal debutto di The L Word: Generation Q.

Il revival della serie che, pur fra tanti difetti e con una certa miopia, ha messo per la prima volta al centro della storia un gruppo di donne LGBTQ non è un semplice ripescare dal cassetto dei ricordi. È la promessa mantenuta di riempire uno spazio di narrazione e rappresentazione rimasto vuoto per troppi anni. Con la speranza di aver appreso alcune importanti lezioni e poter così rettificare quegli errori che nei primi anni Duemila hanno limitato il potenziale della The L Word originale.

Come si è arrivati al revival di The L Word

Se in una prima fase la stampa ha raccolto impressioni e aspettative di Jennifer Beals, star indiscussa della serie e volto emblematico del cast, adesso è il momento di Kate Moennig. La sua Shane McCutcheon ha fatto la storia dei personaggi LGBTQ sul piccolo schermo, soprattutto in anni di particolare disinteresse nei confronti della categoria, e in The L Word: Generation Q dimostra di essersi saputa adattare ai mutati scenari contemporanei.

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Sono state proprio Kate Moennig, Jennifer Beals e Leisha Hailey, le tre sopravvissute del cast originale, a rivolgersi a Ilene Chaiken – ex showrunner della serie e ora produttrice esecutiva di The Handmaid’s Tale – per sondare il terreno e valutare un eventuale ritorno sulle scene. Quando Jennifer, Leisha e io siamo andate da Ilene era il 2012. Le abbiamo detto: “Crediamo che questa storia non sia ancora finita, e non sappiamo perché e neppure come [dovrebbe continuare]”, ha raccontato Moennig in un’intervista a Collider.

A quei tempi non si parlava di reboot, l’unica opzione era un film tv e all’epoca neppure esistevano. Non sapevamo in che modo avrebbe potuto funzionare, ma ci stavamo lavorando da un po’, cercavamo un modo di riportare [The L Word] sullo schermo. E poi a un certo punto, finalmente, credo fosse il 2017 quando abbiamo scoperto che Showtime era ancora interessata al progetto. A quel punto Ilene ha detto: “Voglio voi tre, ma con una voce più giovane che sappia parlare a questa generazione”. E così abbiamo conosciuto [la nuova showrunner] Marja-Lewis Ryan. […] Ci sono voluti sette-otto anni per arrivare dove siamo ora.

Kate e Shane dal 2010 al 2019

The L Word: Generation Q nasce quindi per rivolgersi a una nuova generazione con una nuova voce, ma senza per questo lasciarsi alle spalle chi l’ha resa speciale. Al punto che Moennig, Beals e Hailey sono fra le produttrici esecutive del revival. Dato che siamo state parte della serie originale possiamo dire di conoscerla, quindi vogliamo aiutare a darle un volto nuovo, ha commentato Moennig, per la quale tornare a indossare i panni di Shane si è rivelato più complesso del previsto.

Non è stato semplice, per me, perché ho passato anni e anni a interpretare un altro personaggio, molto diverso, in una serie altrettanto differente. Il mio cervello si è fissato così a lungo su quei parametri che per tornare a questi mi ci è voluto un po’. […] Ma quando mi concentro sulla verità e l’onestà, beh, poi non mi resta che sperare che tutto il resto vada come deve.

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Com’è naturale, in The L Word: Generation Q Shane vive una fase diversa della propria vita. È stato molto interessante esplorarla, ha commentato Kate Moennig. Marj e io abbiamo parlato a lungo di ciò che è successo a Shane negli ultimi dieci anni, alcune cose che le sono capitate fanno parte della storia e non posso parlarne. Ma in generale sono dettagli che non racconto a nessuno, servono soprattutto a me per riavvicinarmi al personaggio, tornare a capire chi sia. Recito tutto quello che so di lei nella mia mente come un monologo […], per me è un po’ come fare i compiti.

Cosa aspettarsi da lei e per lei negli otto episodi di questo viaggio? La ritroviamo di ritorno a Los Angeles dopo essere andata via per un po’. Torna per allontanarsi da un passato denso di eventi. Rientrare a LA le permette di riallacciare i rapporti con i vecchi amici, ritrovare il proprio posto in una città che conosce bene ma dalla quale è mancata parecchio. Sono contenta, comunque, che abbia avuto una buona vita, avrei odiato vederle raschiare il fondo del barile ancora una volta. Certo, ha ancora dei demoni da affrontare e un passato da gestire. E penso sia questo che dovrà fare [nei prossimi episodi], insieme a un paio di altre cose.

Da The L Word alla Generation Q

Il revival di The L Word non serve quindi soltanto a riprendere in mano le storie di personaggi conosciuti e amati nel decennio scorso, ma anche a far spazio a tanti volti nuovi. Il percorso personale di Shane, Bette e Alice ne è una dimostrazione. Noi tre siamo coinvolte nelle vite di alcuni nuovi personaggi. Ognuno ha una personalità interessante […] ma spero che a un certo punto tornino anche altri personaggi della vecchia serie. Lo spero proprio. C’è ampio margine perché se ne possa parlare, e perché succeda, si è lasciata sfuggire Moennig.

Rainbow Freeday Rainbow Freeday Rainbow Freeday

Sono curiosa di vedere cosa farà questa nuova generazione. [Nel revival] ne vediamo due: la nostra e una più giovane, che ha una sensibilità diversa. Vedremo cosa finirà sullo schermo. È il bello dell’evoluzione: le vite emozionali delle persone crescono continuamente, così come il modo in cui si identificano.

C’è speranza The L Word: Generation Q 2?

È questa, ad ogni modo, la domanda inevitabile in ogni intervista e nel cuore di qualsiasi appassionato: The L Word: Generation Q avrà una seconda stagione? Kate Moennig si è mostrata più che favorevole all’idea. Penso ci sia molto da esplorare. Potrei sbagliarmi, ma non riesco a immaginare che questa serie possa avere solo otto episodi. Secondo me c’è molto da scoprie e credo che questa sia l’intenzione di tutti i soggetti coinvolti. Il panorama televisivo è affamato e io sarei felice di poter contribuire a saziare quest’appetito.

Potrebbe essere prematuro trarre delle conclusioni, ma è lecito nutrire concrete speranze sul rinnovo di The L Word: Generation Q. L’opinione di Kate Moennig è quella di interprete e produttrice esecutiva, in fondo.

https://youtu.be/brkZIIwZvqM
Tags: showtime
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