Vis a Vis El Oasis è arrivato a quota sei episodi sulla Fox spagnola, ma continua a non entusiasmare il pubblico, nemmeno quello più affezionato, la cosiddetta “marea gialla” (dal colore delle tute delle detenute nelle prime 4 stagioni).
Criticata sin dall’esordio lo scorso aprile per aver perso il suo magnetismo con lo spin-off dedicato all’ultimo colpo di Macarena e Zulema, la serie sembra non essere riuscita a recuperare terreno nemmeno con gli episodi successivi, nonostante rivelazioni clamorose sulle protagoniste.
I personaggi interpretati da Maggie Civantos e Najwa Nimri, ormai fuori dal carcere e impegnate in una rapina ad un pericoloso narcotrafficante, continuano a muoversi in bilico con l’ombra del tradimento reciproco che aleggia sul loro ambiguo rapporto, ma questo non basta a tenere insieme una serie dalla trama affastellata di microstorie che rendono il racconto confuso e poco coinvolgente. Ma sembra soprattutto la mancanza dell’ambiente ansiogeno del carcere, della cattività che spingeva le protagoniste oltre ogni soglia morale, a caratterizzare in negativo El Oasis, a farle perdere il suo fascino originario. Il risultato è una serie nuova ma legata a personaggi già conosciuti, da cui ci si aspettava lo stesso grado di pathos della serie originale e che invece ha deluso con le sue nuove dinamiche.
Eppure, come a voler mettere le mani avanti rispetto ad un eventuale calo del gradimento da parte del pubblico rispetto ad una nuova versione della serie, presentando Vis a Vis El Oasis in conferenza stampa lo scorso aprile le protagoniste avevano avvertito gli spettatori del cambio di passo, in particolare quelli più fedeli, quelli della “marea gialla”.
Maggie Civantos aveva sottolineato la distinzione tra la serie e il suo spin-off, ritenendo importante che “la marea gialla capisca che questo non è Vis a Vis“. Con l’abbandono dell’ambientazione carceraria, gli spettatori “devono tenere conto del fatto che troviamo i personaggi fuori di prigione, che non sono gli stessi di sempre“. Anche se alcuni elementi stilistici possono essere considerati delle citazioni della serie originale, ha continuato la protagonista, la distinzione tra Vis a Vis e El Oasis deve restare ben chiara per chi guarda: “L’estetica può ricordarci il colore giallo del deserto, ma ovviamente non vediamo animali in gabbia. Questo è già superato“.
Tuttavia, si è fatto uno sforzo enorme e probabilmente approssimativo nel cercare di tenere assieme personaggi di Vis a Vis e nuovi volti di El Oasis, per esempio ripescando la storia personale di Sandoval e proponendo una nuova versione del personaggio già deceduto, più sofferta e vulnerabile, quasi a voler concedere una giustificazione al dolore provocato dall’uomo alle detenute in carcere. Ma c’era davvero bisogno di flashback che rendessero Sandoval “umano” come non lo era mai stato in vita?
A non convincere è anche l’ambientazione a metà strada tra un film western e Bates Motel: nel residence sperduto nel deserto in cui le protagoniste si ritrovano dopo il loro ultimo colpo insieme, si incrociano tante e tali di quelle storie – dal vissuto delle protagoniste a quello degli ospiti che si alternano nelle stanze – da risultare troppo numerose, poco approfondite e incapaci di appassionare lo spettatore come dovrebbero.
Lo showrunner Ivan Escobar ha dichiarato di aver fatto una scommessa con Vis a Vis El Oasis, di aver voluto innovare rispetto a quanto già visto durante le prime quattro stagioni e di rivendicare per questo le sue scelte come coraggiose, anche se è il suo stesso pubblico a non apprezzarle.
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