Per Brian Cox di Succession J.K. Rowling non è transfobica, ma la realtà dice il contrario

Il coprotagonista di Succession crede che J.K. Rowling sia vittima della cancel culture, ma la realtà racconta una storia diversa

L'attore Brian Cox e la scrittrice J.K. Rowling

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Di recente un certo numero di artisti e personalità pubbliche ha firmato un manifesto contro la cosiddetta cancel culture, ritenuta una sorta di cappio giustizialista di cui sbarazzarsi quanto prima in nome della libertà di espressione. Dopo essere stata accusata di transfobia da decine di migliaia di ex fan, nonché apertamente criticata da collaboratori – su tutti Daniel Radcliffe, Eddie Redmayne ed Emma Watson – e colleghi – come Stephen King e Margaret Atwood –, J.K. Rowling sembra aver trovato un inatteso sostenitore, convinto che la scrittrice sia appunto l’ennesima vittima della cancel culture.

Si tratta di Brian Cox, coprotagonista di Succession miglior serie tv drammatica agli Emmy 2020 –, che in un’intervista al Daily Mail riportata da Insider si è detto concorde con la definizione di donna quale persona con le mestruazioni, ripetuta come un mantra proprio da J.K. Rowling. Non c’ero quando è esploso il caso J.K. Rowling, ha commentato, quindi ho chiesto a mio figlio: Cos’è successo? E lui mi ha detto: Dunque, crede che le donne abbiano le mestruazioni. Al che io ho risposto: Ma è la verità, no? E lui: Beh, alle persone [questa cosa] non piace. Oh, per l’amor di Dio!

Per giustificare quella che sembra un’opinione poco informata basata su una sintesi troppo semplicistica degli eventi, Cox ha poi aggiunto: Definire una cosa in base a quello che è, e non in base a quello che secondo te dovrebbe essere. E che è, è la cancel culture. Me ne tengo il più alla larga possibile. La questione avrebbe dovuto essere affrontata invece tornando alle origini delle polemiche sulle posizioni TERF (da trans-exclusionary radical feminist, una forma di femminismo radicale transfobico) della scrittrice, emerse già a giugno in una serie di tweet che lasciano poco spazio a fraintesi:

Se il sesso non esiste, non può esistere l’attrazione omosessuale. Se il sesso non esiste, viene cancellata la realtà vissuta dalle donne nel mondo. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso significa togliere a molti la possibilità di discutere in maniera significativa delle proprie vite. Dire la verità non significa odiare.

L’idea che donne come me, empatiche da decenni nei confronti delle persone trans, affini perché vulnerabili nello stesso modo in quanto donne – per esempio nei confronti della violenza maschile – “odino” le persone trans perché credono che il sesso esiste e ha conseguenze concrete non ha senso.

Rispetto il diritto di ogni persona trans di vivere in qualsiasi modo ritenga autentico e agevole. Marcerei con voi se foste discriminati per il vostro essere trans. Allo stesso modo, la mia vita si caratterizza per il mio essere femmina. Non credo che dirlo significhi odiare.
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L’estate transfobica di Rowling è proseguita con il racconto di presunti abusi subiti, la restituzione di un prestigioso premio umanitario e la pubblicazione di Troubled Blood, quinto titolo della saga di Cormoran Strike, in cui si racconta della follia omicida di un serial killer cisgender vestito da donna. A quest’ultimo evento è seguito lo scoppio di una nuova e ancor più infuocata polemica, convogliata su Twitter nell’hashtag #RIPJKRowling, una sorta di commemorazione per la morte della carriera della scrittrice.

Resta difficile considerare J.K.Rowling una vittima della furia altrui quando è la stessa scrittrice a far di tutto perché si continui a parlare dei suoi controversi punti di vista. Di recente, ad esempio, ha iniziato a promuovere su Twitter l’e-shop Wild Womyn Workshop, sul quale sono in vendita gadget con frasi offensive nei confronti delle persone trans.

Le donne trans sono uomini, Gli uomini trans sono mie sorelle, Transizione = terapia di conversione, F****lo ai tuoi pronomi, La donna non è un costume sono solo alcuni degli slogan riportati sulle spillette in vendita sul sito. Secondo le informazioni raccolte da Insider, a gestire l’e-shop è una donna lesbica femminista, fondatrice del gruppo Get the L Out, esplicitamente contrario all’identità transgender poiché parte di politiche misogine e sistemi che mettono al primo posto gli interessi degli uomini.

Le convinzioni espresse dagli autori del sito risultano in linea con alcune delle affermazioni di J.K. Rowling in merito alla posizione delle donne – lesbiche e non – all’interno della comunità LGBTQ e in un’opposizione binaria al genere maschile. La comunità LGBT sta costringendo le lesbiche ad accettare il pene come organo femminile, oppure la transizione è una forma di stupro culturale ai danni delle lesbiche, si legge ad esempio.

Per quanto la scrittrice non sia (ancora?) arrivata a sostenere pubblicamente le posizioni del gruppo Get the L Out, è chiaro che alla base delle sue convinzioni resistono principi ai quali gli esperti di sessualità e genere si oppongono apertamente, sostenendo invece che orientamento sessuale e identità di genere restano concetti separati e che l’impianto dell’opposizione binaria dei generi è precario.

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