Oscar 2021, un’edizione nel segno delle donne, guidate da Chloé Zhao ed Emerald Fennell

Potrebbe essere un anno storico per l’Academy, con i premi per film, regia e sceneggiatura tutti al femminile. I nomi più in vista sono Zhao e la Fennell. Ma sono solo la punta dell’iceberg di un progressivo cambio di paradigma dell’industria del cinema

Oscar 2021

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Una cosa è certa: quello degli Oscar 2021 sarà ricordato come l’anno delle donne. Una messe di nomination senza precedenti e tantissimi record. A partire dal più consistente numero di candidate di sempre, 70, di nomination individuali, 76, e la più alta percentuale di nomination totali, oltre il 32% su 235 candidature complessive.

Oscar 2021, le protagoniste

Due le figure a guidare il drappello al femminile di questa 93esima edizione del premio assegnato dall’Academy. Due volti nuovi che segnano anche uno scarto generazione. La prima è ovviamente Chloé Zhao, regista, sceneggiatrice e varie altre cose, quarantenne nata a Pechino ma di studi occidentali tra Londra e Stati Uniti. Con il suo terzo film, Nomadland (sei nomination), spaccato su di un’altra America slabbrata e precaria, si appresta probabilmente a diventare la trionfatrice di questa edizione degli Oscar. Intanto ha già segnato un record, prima donna a ottenere quattro candidature individuali: per il film in qualità di produttrice, regia, sceneggiatura non originale e montaggio.

A farle compagnia è Emerald Fennell: londinese, trentacinque anni, fino a oggi nota come attrice e al massimo sceneggiatrice (la serie Killing Eve), ha centrato un folgorante esordio alla regia, Una Donna Promettente, 5 candidature, che prende di petto il tema della violenza sulle donne. Per lei tre nomination personali: film, regia, sceneggiatura originale. E la protagonista Carey Mulligan ha buone chances di trionfare come migliore attrice, sfidando proprio la Frances McDormand di Nomadland.

Frances McDormand e Chloé Zhao sul set di Nomadland

Tra i vari risultati storici segnati dalle due, va segnalata in particolare la doppia candidatura per la regia. Questo in una categoria in cui nelle precedenti 92 edizioni le nomination femminili si contano, leteralmente, sulle dita di una mano. Solo 5: Lina Wertmuller nel 1977 con Pasqualino Settebellezze, Jane Campion per Lezioni Di Piano (1994), Sofia Coppola per Lost In Translation (2004), Katryn Bigelow nel 2010 per The Hurt Locker (l’unica a vincere), Greta Gerwig con Lady Bird (2018).

La rivoluzione degli Oscar 2021 non è tanto una questione di numeri. In termini assoluti infatti, la percentuale del 32,3% di nomination non costituisce un incremento straordinario rispetto allo scorso anno, quando le donne ottennero 65 candidature su 209, il 31,1%. È il peso di quelle nomination a essere mutato. Nel 2020 nella categoria Miglior Film c’era solo un candidato diretto da una donna, Piccole Donne di Greta Gerwig, con possibilità di vittoria inesistenti. E tralasciando le ovvie categorie di genere riservate alle attrici, non c’era una sola donna nella categorie miglior regia e solo una, ancora la Gerwig, in nomination per la sceneggiatura originale, sempre con scarsissime opportunità di affermazione.

Sarà Nomadland il film dell’anno degi Oscar 2021?

La situazione degli Oscar 2021 è completamente diversa. Nomadland, almeno secondo i pronostici, guarda tutti dall’alto in basso, compreso Mank di David Fincher che di candidature ne ha più di tutti, dieci, ma che probabilmente tornerà a casa a mani vuote o quasi. Il film diretto da Chloé Zhao ha accumulato una interminabile quantità di premi, cominciando dal Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2020, continuando con Golden Globe per miglior film drammatico, Bafta, Critics’ Choice Award, PGA Award (l’influente riconoscimento del sindacato dei produttori, che costituisce più di un’investitura ufficiale). E probabilmente s’aggiungerà il prossimo venerdì 23 aprile anche l’Independent Spirit Award, premio per il miglior cinema indie.

Chloé Zhao è favorita anche alla regia, dopo la vittoria ai Bafta e ai DGA Awards assegnati dal sindacato dei registi. E le sue minori probabilità di successo alla sceneggiatura non originale sono bilanciate dalle ottime possibilità della Fennell per la sceneggiatura originale, visto che sia ai Bafta (d’accordo, essendo inglese lì c’era il fattore campanilismo) che ai WGA Awards assegnati dal sindacato degli sceneggiatori (un risultato molto più probante), è riuscita a spuntarla sul re degli scrittori Aaron Sorkin de Il processo Ai Chicago 7 (lui che l’Oscar di categoria già l’ha vinto per The Social Network).

Carey Mullgan ed Emerald Fennell sul set di Una Donna Promettente

Lunedì 26 aprile potremmo risvegliarci con un palmarès senza precedenti, con i premi per film, regia e sceneggiatura nelle mani di due donne che già sono entrate di diritto nella nuova élite del cinema che conta. E non inganni la confezione da cinema indipendente di Nomadland. La Zhao non è una outsider finita lì per caso: il suo film è distribuito dalla Searchlight, divisione della Disney (in Italia uscirà dal 30 aprile su Star all’interno di Disney+). La sua prossima regia è The Eternals, attesissimo film della fase quattro del Marvel Cinematic Universe, con nomi come Angelina Jolie, Richard Madden e Kit Harington.

Le donne nel cinema hollywoodiano

L’exploit femminile degli Oscar 2021 non è casuale, ma è il risultato di un lungo processo e di una lunga battaglia delle donne per farsi largo anche politicamente nell’industria, raggiungendo ruoli sempre più centrali. È un cambio di paradigma ben fotografato dal Celluloid Ceiling Report, redatto dal Center for the Study of Women in Television and Film della San Diego Univesity, che ogni anno raccoglie statistiche relative alla rappresentanza femminile nel cinema hollywoodiano. Il nome Celluloid Ceiling è mutuato da glass ceiling (letteralmente “soffitto di cristallo”), un modo di dire con cui si indica una barriera invisibile, l’oltrepassamento della quale è sostanzialmente, anche se non esplicitamente, preclusa a un dato segmento della popolazione (principalmente donne e minoranze).

L’ultimo report, relativo al 2020 – che causa pandemia ha tenuto conto di film usciti sia al cinema che in streaming – ha rilevato che, considerando i 100 film con il miglior risultato al botteghino della stagione, il 16% di questi sono stati diretti da donne (erano il 12% nel 2019, solo il 4% nel 2018).  Le donne rappresentano il 18% dei registi dei 250 maggiori incassi, in aumento dal 13% nel 2019 e dall’8% nel 2018. Nel 2020, le percentuali di donne dietro le quinte che hanno lavorato nei primi 100 e 250 film sono aumentate gradualmente. Considerando tutti i registi, scrittori, produttori, produttori esecutivi, montatori e direttori della fotografia impiegati nei 100 migliori incassi dell’anno, si è passati dal 20 del 2019 al 21% del 2020. E se allarghiamo la valutazione ai primi 250 l’incremento è dal 21 al 23%.

Nel 2020, la maggior parte dei film (67%) ha impiegato da 0 a 4 donne nei ruoli considerati. Il 24% dei film impiegava da 5 a 9 donne e il 9%, 10 o più donne. Ribaltando la statistica al maschile, invece, solo il 5% dei film impiegava fino a 4 uomini, il 24% da 5 a 9 uomini e la grande maggioranza (71%), 10 o più uomini. La strada insomma è ancora lunga, ma la tendenza è chiara. E gli eventuali risultati degli Oscar 2021 potrebbero imprimere una ulteriore accelerazione al processo.

Le strategie di inclusione dell’Academy

L’altro dato essenziale che spiega il cambiamento in atto è il processo di inclusione che ha caratterizzato l’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences negli ultimi anni. A innescarlo è stata Cheryl Boone Isaacs, presidentessa donna e nera dell’istituzione per due mandati biennali, dal 2013 al 2017. Nel 2014 un articolo del Los Angeles Times aveva rilevato che il 94% dei membri dell’Academy erano maschi, per il 76% bianchi e con un’età media di 63 anni. Perciò la Isaacs dal 2015 ha perseguito una politica di massicce iniezioni di nuovi membri nel segno dell’inclusione e della diversità, per riequilibrare la sovrarappresentazione di maschi bianchi anziani, accogliendo donne, giovani e minoranze.

La stessa filosofia è stata perseguita dai suoi due successori, maschi e bianchi, John Bailey (2017-19) e David Rubin, presidente in carica dal 2019. Oggi, grazie a questa strategia si è raddoppiato il numero di donne votanti (sono oltre 3000, il 33% del totale) e triplicato quello di persone appartenenti a minoranze (19% del totale). Ciò che ha spinto l’Academy a parlare orgogliosamente di “Global Membership” del premio. Il fattore decisivo che potrebbe (dovrebbe) portare al trionfo agli Oscar 2021 di Chloé Zhao ed Emerald Fennell, a capo di una vasta pattuglia al femminile (che noi italiani speriamo comprenda anche Laura Pausini, candidata per la miglior canzone, e Dalia Colli, in nomination per il trucco e acconciatura di Pinocchio).