Decisamente – ma anche immeritatamente – è il fenomeno seriale del momento su Netflix: Bridgerton, adattamento dei romanzi best seller di Julia Quinn prodotto dalla Shondaland di Shonda Rhimes, ha ottenuto un numero record di visualizzazioni certificato in una sola settimana. Certificato da Netflix, s’intende, che comunica i dati dei suoi flussi streaming senza una verifica indipendente.
Ebbene, secondo quanto comunicato dalla società, Bridgerton sarà vista da più di 63 milioni di famiglie nelle prime quattro settimane dal rilascio sulla base delle proiezioni sui primi dati di consumo, diventando immediatamente la quinta serie originale più seguita su Netflix fino ad oggi: la precedono solo la prima stagione di The Witcher, la terza di Stranger Things, la quarta de La Casa di Carta e la docu-serie Tiger King.
Va precisato che le cifre riportate da Netflix si basano non su quanti utenti abbiano visto interamente o solo in parte la serie, ma su quanti abbonati abbiano guardato almeno due minuti di un contenuto. Il che vuol dire che ogni visualizzazione di pochi minuti rientra nel computo degli spettatori della serie, anche se poi la visione dura il tanto che basta a mollare dopo aver visto meno di un singolo episodio. Questo non vale solo per Bridgerton, ovviamente, ma per tutte le statistiche realizzate da Netflix sui flussi streaming dei suoi abbonati. Lo stesso parametro, ad esempio, ha stabilito 44 milioni di visualizzazioni previste in un mese per il film di Robert Rodriguez We Can Be Heroes, facendo esultare Netflix per quella che si è rivelata la “più grande settimana di visualizzazioni tra Natale e Capodanno di sempre” per la piattaforma.
La cifra record di 63 milioni di visualizzazioni a un mese dal rilascio della prima – e per ora unica – stagione di Bridgerton su Netflix, oltre a favorirne il rinnovo per ulteriori stagioni basate sulla saga letteraria della Quinn, segna anche il superamento di quello che era stato uno dei fenomeni di questa stagione, La Regina degli Scacchi, la più vista tra le miniserie originali Netflix di sempre (62 milioni di collegamenti in quattro settimane).
In its first four weeks, Bridgerton is projected to court more than 63 million households, which would make it Netflix’s fifth biggest original series launched to date. pic.twitter.com/Zs7N3NBh9i
— Netflix Queue (@netflixqueue) January 4, 2021
L’entusiasmo suscitato da Bridgerton, decisamente superiore a quello che la serie avrebbe meritato per la sua qualità drammaturgica, è certamente dovuto ad una serie di fattori che esulano dal valore del prodotto in sé. Il rilascio natalizio, in un periodo di forti restrizioni alla circolazione per le feste perlomeno in buona parte d’Europa, ha favorito l’enormità di contatti rispetto a qualsiasi altro periodo dell’anno. Complice anche il tam tam sui social e la curiosità per quella che era la prima serie sceneggiata di Shonda Rhimes per Netflix dopo il contratto milionario siglato nel 2018, Bridgerton ha attirato da subito un pubblico vasto e vario, che va dai fedelissimi delle serie ShondaLand (Grey’s Anatomy, Scandal, Le Regole del Delitto Perfetto per citare quelle di maggior successo) all’intellettuale che l’ha vista solo per stroncarla. Anche le polemiche sul cast multietnico della serie, ambientata nell’aristocrazia della Londra di inizio ‘800, ha contribuito ad alimentare il dibattito intorno all’esperimento. Ma soprattutto, ha influito sul successo della serie la tanto decantata “leggerezza” del format, in un periodo in cui tutti, per le ragioni che sappiamo, sono in cerca di evasione dalla realtà. Elogiata come un pregio da tutti, ma a rischio di sembrare inconsistenza, la leggerezza di Bridgerton finisce presto per trasformarsi in noia sin dal primo approccio a questo fumettone rosa un po’ fantasy, che già al primo lunghissimo episodio di un’ora tradisce la sua natura di romanzo Harmony a puntate, di ottima fattura certo, ma di poca sostanza (qui la nostra recensione). Da una rivoluzionaria della tv come Shonda Rhimes e i suoi collaboratori (Chris Van Dusen è il creatore della serie), ci si aspettava molto ma molto di più, forse proprio a partire dalla scelta del materiale di partenza su cui lavorare.
- Quinn, Julia (Author)