All’inizio si è detto che la presenza di Fiorello a Sanremo avrebbe vampirizzato il Festival, come quei testimonial che si mangiano il marchio e finiscono per oscurarlo. Poi la prima serata ha smentito le attese: Rosario è rimasto in disparte e l’amico Amedeo ha tenuto il timone della nave, complice anche le presenze femminili che hanno preso i loro spazi, con esiti alterni (quasi imbarazzante il monologo della Leotta, struggente e di grande valore civile quello della Jebreal).
Fiorello a Sanremo si prende la scena
La seconda serata del 5 febbraio, invece, ha ribaltato le proporzioni: Fiorello a Sanremo si è ripreso la scena, ha imitato, cantato, intervistato, presentato. E però qualcosa è andato storto. Fiorello è uscito dalla naftalina, ha fatto cose, ha attirato l’attenzione su di sé, ma senza scaldare il pubblico, senza far ridere, sostanzialmente senza davvero intrattenere. O perlomeno senza intrattenere come ci si aspetta da lui, quello che viene puntualmente indicato come il più grande showman d’Italia (Amadeus dice “del mondo” ma ci pare un’iperbole francamente insultante), ma da anni non ha un programma tutto suo perché, per sua stessa ammissione, ha timore di tornare a cimentarsi in un one man show come ai tempi di Stasera Pago Io in un’era televisiva ormai molto diversa. Ha fatto molto bene a VivaRaiplay in questi mesi, ma quella stessa capacità che aveva mostrato di fare spettacolo usando solo la musica, qualche ospite e poche gag non si rivede all’Ariston. Nemmeno la platea del teatro, che pure nel target rispecchia il tradizionale pubblico di Rai1 e quindi tendenzialmente si accontenta di molto poco, sembra rispondere con entusiasmo alle sue performance e banalmente nemmeno ridere alle sue battute, al punto che più di una volta tocca allo stesso Fiorello chiamare un applauso che non arriva spontaneo.
Il travestimento da Maria De Filippi
Travestirsi da donna sa molto di cabaret anni ’80: Fiorello l’ha fatto per mantenere la promessa fatta la prima sera, quando è apparso con la tonaca di Don Matteo (“questa fa da sola il 40%, se funziona domani mi vesto dalla De Filippi“), ma la gag in sé non ha nulla di davvero ironico. Certo, vedere Fiorello con la parrucca bionda e i tacchi fa simpatia, ma qualcuno può aver detto di aver davvero riso di gusto? Per fortuna ci ha pensato la De Filippi, con la sua telefonata, a riempire un blocco che altrimenti non avrebbe avuto molto senso.
La canzone di Fiorello a Sanremo
L’altro momento di Fiorello nella seconda serata è stato dedicato all’annunciata esibizione canora: non ha portato sul palco Finalmente Tu, di cui ricorrono i 25 anni, ma una sorta di canzone-parodia dei classici sanremesi melodici e mielosi, un esperimento alla Elio e Le Storie Tese ma senza la stoffa di Elio e Le Storie Tese, dunque non riuscito.
L’amico Djokovic sul palco
Simpatico invece il siparietto con Novak Djokovic, non fosse altro che non capita tutti i giorni di avere un campione del suo calibro sul palcoscenico di un programma italiano. Seduto in seconda fila, dietro la moglie di Amadeus Giovanna Civitillo e il direttore di Rai1 Stefano Coletta, il vincitore degli Australian Open di tennis è stato invitato sul palco da Fiorello, a cui è legato da una lunga amicizia e di cui era già stato ospite a Il Più Grande Spettacolo Dopo il Weekend: ha parlato dei suoi inizi in Italia, quando era allenato da Riccardo Piatti, e ha perfino cantato una canzone sanremese, Terra promessa di Eros Ramazzotti.
Il quintetto coi Ricchi e Poveri
Uno dei meriti che si può riconoscere a Fiorello a Sanremo 2020 è aver costretto i Ricchi e Poveri ad interrompere una lunga sequela di canzoni in playback per cantarne una con lui e dunque dal vivo. Che senso abbia organizzare una reunion dopo 40 anni per poi cantare in playback sul palco più importante d’Italia davvero resta un mistero: Angela Brambati, Franco Gatti, Marina Occhiena e Angelo Sotgiu si sono ritrovati di nuovo insieme a 50 anni dalla loro prima volta a Sanremo per poi cantare visibilmente fuori sincrono. Con l’incursione di Fiorello, però, hanno dovuto fare un’eccezione e, Che Sarà, perlomeno un brano su cinque, è stato proposto dal vivo.
La complicità con Amadeus
La sintonia che lega Fiorello e Amadeus è davvero sprecata: la loro complicità è palese e la loro amicizia è autentica, ma questo patrimonio che pure poteva essere un buon serbatoio a cui attingere per gli autori non è stato sfruttato. La verità è che non si è ancora capito quale è il ruolo di Fiorello a Sanremo, se voglia solo fare da spalla ad Amadeus come nella prima serata o se sia il conduttore a fare da spalla a lui in siparietti troppo concisi e poco incisivi – a tratti proprio noiosi – se vuole essere la carta a sorpresa da giocare in questo Festival (ma allora non è ancora stata calata in modo efficace) o se voglia tenersi ai margini per non condizionare troppo la conduzione di Amadeus, per non prendersi onori ed oneri di successi e critiche. Quale che sia il suo obiettivo, dovrebbe scoprirlo e mostrarcelo prima di sabato.