OM Logo
  • Musica
  • Serie TV
  • Tecnologia
  • Televisione
  • Social
  • Cinema
  • Rubriche
    • Il Baffo Critico
    • Alta Fedeltà
    • Memories
    • APProfondimento
  • Chi siamo
No Result
View All Result
  • Musica
  • Serie TV
  • Tecnologia
  • Televisione
  • Social
  • Cinema
  • Rubriche
    • Il Baffo Critico
    • Alta Fedeltà
    • Memories
    • APProfondimento
  • Chi siamo
No Result
View All Result
OM Logo
No Result
View All Result
Optima shop Italia Optima shop Italia
Home Cinema

La Figlia Oscura, il mistero della maternità nel film tratto dal romanzo di Elena Ferrante

Per l’esordio alla regia Maggie Gyllenhaal sceglie un libro dell'autrice italiana. L’incontro con una famiglia di villeggianti spinge una docente universitaria a ripensare alle sue scelte giovanili. Con Olivia Colman, Dakota Johnson e Jessie Buckley

di Stefano Fedele
06/04/2022
starstarstarno starno star
INTERAZIONI: 184

INTERAZIONI: 184

La Figlia Oscura

In concorso alla Mostra di Venezia nel settembre del 2021, La Figlia Oscura (The Lost Daughter, 2021), film d’esordio alla regia dell’attrice Maggie Gyllenhaal, giunge finalmente al cinema dal 7 aprile, distribuito da Bim. Con un palmarès importante, coronato da tre nomination all’Oscar: per la protagonista Olivia Colman, la non protagonista Jessie Buckley e la sceneggiatura non originale alla stessa Gyllenhaal, tratta dal romanzo omonimo di Elena Ferrante del 2006, precedente al ciclo dell’Amica Geniale.

Il film muta origine dei protagonisti e luogo dell’azione, mantenendone la sostanza. Nel libro la protagonista Leda è una docente universitaria di letteratura inglese di 48 anni nata a Napoli, con due figlie ventenni, che si concede una vacanza il Puglia, nel film diventa una professoressa americana di letteratura italiana – in originale ogni tanto parla nella nostra lingua – che si reca in un’isola greca. Le sue giornate si svolgono in maniera tranquilla e solitaria: mare, letture – sembra star lavorando a un saggio sulla Commedia di Dante –, qualche incontro, tra un giovane bagnino affabile e il proprietario che le ha affittato l’appartamento, un americano d’una certa età (Ed Harris) che prova qualche timido approccio – le figure maschili sono destinate. rimanere, sbozzate, sullo sfondo.

ARTICOLI CORRELATI

@HBO/RaiFiction

Nuovi casting per L’Amica Geniale 4, si torna a girare a Firenze: come candidarsi a comparsa

18/10/2022
Olivia Colman

Prima foto della nuova serie del creatore di Peaky Blinders: Olivia Colman protagonista di Grandi Speranze, dal romanzo di Dickens

12/07/2022

Jessica Chastain in pole per gli Oscar. Tutto quel che c’è da sapere e i ruoli che l’hanno consacrata nell’Olimpo hollywoodiano

24/03/2022
@UfficioStampaRai

Il rapporto di Elena Ferrante con gli autori de L’Amica Geniale: “Non vogliamo incontrarla”

05/02/2022

L’arrivo sulla spiaggia di una famiglia numerosa e chiassosa di americani d’origine greca (nel libro napoletani) attira la sua attenzione, e anche il suo risentimento, per la rottura della pace meridiana. Leda intuisce che c’è qualcosa di sospetto in quel gruppo, con un capofamiglia dall’aria minacciosa e qualcosa di poco pulito alle spalle. Soprattutto c’è sua moglie, Nina (Dakota Johnson), bella, inquieta giovane madre che pare temere il marito. Quando la sua figlioletta si perde sulla spiaggia è proprio Leda a ritrovarla, e questo crea inaspettatamente un legame con Nina. Che diventa emotivamente assai forte per Leda anche per un’altra ragione: la donna ritrova anche la bambola della bambina. Ma invece di ridargliela, se ne appropria.

Da quel momento in poi scatta una forma di identificazione, che la riporta alle memorie di vent’anni prima, ai tempi in cui la giovane Leda (Jessie Buckley) era un’aspirante accademica ingabbiata in un matrimonio con due bambine che le rendevano difficile coronare i sogni di carriera ed emancipazione. Talmente difficile da spingerla a una decisione non convenzionale che, sebbene abbia poi trovato un equilibrio professionale soddisfacente, è ancora capace di causarle sofferenza. E quella bambola adesso inspiegabilmente tra le sue mani, maltrattata, buttata nella spazzatura, poi amorevolmente recuperata, diventa il catalizzatore di quel grumo di emozioni sempre presenti.

La Figlia Oscura è una riflessione sull’essere donna, sul bisogno di emancipazione da regole sociali non scritte ma costrittive, una storia che ruota intorno al tema della maternità e alla possibilità, come fa Leda pagandone lo scotto, di metterla in discussione. È un racconto psicologico calibrato sulle sfumature, per il quale la Gyllenhall cerca uno stile intimo e intimista che resta incollato ai personaggi, per radiografarne ogni impercettibile sussulto. Nel passaggio dalla pagina scritta al film – la Ferrante ha dichiarato di aver apprezzato la libertà della trasposizione – probabilmente qualcosa si perde, perché le comuni origini napoletane – di Leda e della famiglia di villeggianti sicuramente malavitosi – davano al racconto un senso di urgenza più forte, per quell’appartenenza a una cultura sentita come un destino ancestrale cui è impossibile sfuggire – per cui le scelte di Leda nel romanzo assumevano ancor più il senso di uno strappo violento, socialmente inaccettabile, incomprensibile.

Manca anche nel film lo scandaglio più netto di un tema che è del libro, ossia il bisogno della protagonista di sottrarsi al modello di maternità asfissiante della madre. In un flashback la giovane Leda si ribella all’idea di lasciare per un periodo le sue figlie alla mamma perché, dice, non ha nemmeno finito la scuola – un’osservazione che, pronunciata da una giovane accademica, ha un sapore banalmente classista, mentre nella dinamica del romanzo assume un significato più vasto legato ai diversi modelli di maternità.

La cornice culturale scelta dalla Gyllenhaal per la riduzione de La Figlia Oscura è come se depotenziasse, disincarnasse la sostanza della storia, cui cerca di sopperire col dettaglio della presenza corposa e simbolica di quella bambola a tratti inquietante come quelle di certi vecchi film dell’orrore. Lasciano il segno certe affermazioni della protagonista, che non cerca una giustificazione per il gesto del furto della bambola, che ha causato grande angoscia alla bimba di Nina: “Io sono un madre snaturata”, dice semplicemente. E anche rispetto al rapporto con le sue figlie, Leda afferma, con una franchezza in cui si mescolano freddezza, consapevolezza e rimorso, che tutte le sue scelte le ha fatte sempre pensando prima a sé stessa che a loro. La regia in questo, opportunamente, lascia tali affermazioni nella loro disarmante sincerità, mantenendo il senso di ambiguità di una vita, quella di Leda, che sarebbe troppo facile, moralisticamente, giudicare.

Continua a leggere su optimagazine.com

Tags: Dakota JohnsonElena Ferranteolivia colman

Lascia un commento



Optimagazine è un progetto di Optima Italia S.p.A. | p.iva 07469040633 | Capitale sociale: € 1.500.000,00 I.V.
Optimagazine è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli, Autorizzazione N°6 dell’11 febbraio 2015

Scrivi alla redazione - Change privacy settings

  • #WSanremoconRed i migliori interventi social su Sanremo 2017
  • #WSanremoconRed i migliori interventi social sulla quarta puntata di Sanremo 2017 (10 Febbraio)
  • #WSanremoconRed i migliori interventi social sulla terza puntata di Sanremo 2017 (9 Febbraio)
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Home
  • INFORMATIVA PRIVACY
  • Music Update
  • ORADIO
  • Rock4Pino
  • sc
  • Semplicemente Parliamone, alla ricerca della Semplificazione
  • Simons Centro
  • Simons sidebar
  • Test

  • Musica
  • Serie TV
  • Tecnologia
  • Televisione
  • Social
  • Cinema
  • Rubriche
    • Il Baffo Critico
    • Alta Fedeltà
    • Memories
    • APProfondimento
  • Chi siamo