Forte dell’esperienza della coraggiosa versione sperimentale del 2020 svoltasi in pieno Covid, la Mostra del Cinema di Venezia torna nel 2021 con l’edizione numero 78, dall’1 all’11 settembre. C’è, dal punto di vista sanitario, la novità del Green Pass, ma per il resto le misure sono immutate, all’insegna comunque della “calcolata prudenza”, come la definisce il direttore del festival Alberto Barbera, che spinge comunque a qualche cauto ottimismo.
L’ottimismo emerge anche dalla ricchezza del programma, che s’avvantaggia del fatto di aver costruito la sua selezione sulla base delle produzioni degli ultimi due anni (oltre 3200 infatti, i titoli visionati). Con film, come il caso di Freaks Out di Gabriele Mainetti, che hanno preferito saltare un giro e attendere la prestigiosa vetrina della Mostra. A partire dall’attesissimo Dune di Denis Villeneuve, fuori concorso, torna anche Hollywood, e i suoi divi in passerella sul Lido, a conferma di un rapporto solidissimo creatosi tra cinema americano e Mostra, da cui nell’ultimo decennio hanno intrapreso il loro percorso verso gli Oscar più prestigiosi tanti film (la lista sarebbe lunga, Gravity, Birdmen, Il Caso Spotlight, La Forma Dell’Acqua, l’anno scorso Nomadland). Ecco dunque le cose essenziali da sapere su Venezia 2021. A partire dai numeri.
I numeri di Venezia 2021
La selezione ufficiale annovera 21 film nella sezione principale del Concorso; 19 lungometraggi (più 12 cortometraggi) nel concorso della sezione Orizzonti dedicata alle nuove tendenze estetiche; la quale si arricchisce, è una delle novità di Venezia 78, degli 8 lungometraggi della sottosezione Orizzonti Extra che, dichiara il direttore Barbera, “per la prima volta assegnerà un Premio degli Spettatori: non del Pubblico, ch’è un’entità astratta, ma proprio e soltanto tutti coloro che avranno assistito alle proiezioni degli otto film in corsa per un riconoscimento che si vuole di buon auspicio per la loro uscita commerciale”; 23 i titoli nel Fuori Concorso, tra film di finzione (9), documentari (10), cortometraggi (3) e serie tv (1), cui si aggiungono 6 Proiezioni speciali; 37 le opere, tra cui 24 in Concorso della Venice Virtual Reality; 6 film della Biennale College – Cinema.
Al programma di Venezia 2021 si aggiungono: la 36. Settimana Internazionale della Critica (SIC) sezione indipendente della Mostra di Venezia dedicata alle opere prime, promossa dal Sindacato nazionale critici Cinematografici Italiani (SNCCI), con 7 opere in concorso e 2 eventi speciali fuori concorso; le 18. Giornate degli Autori, rassegna autonoma nata nel 2004 sul modello della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, promossa dalle associazioni dei registi e degli autori cinematografici italiani Anac e 100autori, con 10 film in concorso e, complessivamente, 41 titoli tra lunghi e corti.
Film d’apertura e chiusura
Doppia preapertura martedì 31 agosto per Venezia 2021 in Sala Darsena. Il primo titolo è La Biennale di Venezia: il cinema al tempo del Covid, di Andrea Segree, un diario, prodotto dalla Biennale di Venezia con Rai Cinema e Istituto Luce Cinecittà, sul “dietro le quinte” dell’edizione straordinaria 2020 della Mostra del Cinema. Già lo scorso anni Segre fu protagonista della preapertura con un lavoro analogo, il documentario Molecole, bloc-notes di appunti visivi presi dal regista nel periodo della sua sosta forzata del lockdown, vissuta proprio a Venezia. Il secondo titolo del 31 agosto è Per grazia ricevuta (1971), copia restaurata del film scritto, diretto e interpretato da Nino Manfredi, un omaggio al grande attore e regista in occasione del centenario della nascita.
L’apertura del concorso, il primo settembre, è affidata a Madres Paralelas di Pedro Almodóvar, incontro casuale tra due donne single che, al termine di una gravidanza non voluta, stanno per diventare madri lo stesso giorno nel medesimo ospedale, con l’adulta Penélope Cruz a consolare la più giovane e in apprensione Milena Smit. Il regista spagnolo torna a un racconto tutto al femminile, in cui, come in altre sue opere celebrate, il caso e il destino sembrano assumere un ruolo determinante. Il film sarà distribuito in sala dal prossimo 28 ottobre.
La chiusura l’11 settembre è affidata al film fuori concorso Il Bambino Nascosto di Roberto Andò, il quale, da due anni direttore del teatro Mercadante di Napoli, ha scelto di ambientare nella città partenopea la sua nuova opera. Però confinandola tra le quattro mura di un appartamento, in cui un docente di pianoforte del Conservatorio, Silvio Orlando, si ritrova in casa il giovanissimo figlio di un boss della Camorra che cerca di nascondersi. L’incontro, dice il regista, tra “un uomo silenzioso, colto, solitario” e un ragazzino che “ignora l’alfabeto dei sentimenti”.
Concorso di Venezia 2021, i cinque film italiani
Su 21 titoli del Concorso di Venezia 2021 son ben 10 i registi che vi partecipano per la prima volta. Tra questi anche il certo non esordiente Paolo Sorrentino, capofila della nutrita pattuglia italiana, 5 titoli. Nessun campanilismo, sono film di sicuro rilievo. Sorrentino torna a Napoli per un racconto scopertamente autobiografico, È Stata La Mano Di Dio, prodotto da Netflix (sulla piattaforma dal 15 dicembre, passaggio nei cinema il 24 novembre), in cui il protagonista è un adolescente che nella Napoli degli anni Ottanta cerca la sua vocazione, mentre conosce il dolore atroce della perdita. C’è il feticcio Toni Servillo ma, promette il regista, anche uno stile diverso, meno estetizzante e più lineare.
A fargli da controcanto l’altro napoletano eccellente Mario Martone, che con Qui Rido Io (in sala dal 9 settembre) dedicato alla figura del drammaturgo fin de siècle Eduardo Scarpetta (sempre Servillo), padre naturale dei De Filippo e riformatore del teatro dialettale, pare voler completare un suo trittico storico su Napoli, dopo il primo Ottocento del Leopardi de Il Giovane Favoloso e l’utopia primonovecentesca della comune di artisti di Capri Revolution.
Poi ci sono i lanciatissimi fratelli D’Innocenzo, che dopo il notevole Favolacce, tornano a lavorare con Elio Germano in America Latina, targato The Apartment-Vision Distribution. Germano è un dentista con vita e famiglia perfetta la cui esistenza viene improvvisamente sconvolta. I due registi l’hanno definita “una storia d’amore, e come tutte le storie d’amore quindi un thriller”. Sibillini come sempre, come quel titolo in cui l’elemento referenziale dovrebbe essere non l’esotica America ma l’italianissima Latina, teatro della vicenda.
Freaks Out (nei cinema dal 28 ottobre) è il film con cui Gabriele Mainetti dà seguito al fortunatissimo Lo Chiamavano Jeeg Robot, una storia ancora più ambiziosa in cui, come nel cinema di Guillermo Del Toro, l’elemento fantastico si mescola al dettato storico, con le peripezie di un gruppo di fenomeni da baraccone circensi nella Roma occupata dai nazisti del 1943. Claudio Santamaria, Pietro Castellitto, Giorgo Tirabassi in un racconto che, a detta di chi ha potuto vedere i primi minuti del film, segna una ulteriore maturazione del suo autore, confermata da Alberto Barbera: “Nessuno resterà deluso, per l’ampiezza delle ambizioni e la qualità produttiva, troverete tracce di Fellini, Leone in un’opera personalissima”. Di tutt’altro tenore il quinto italiano, Il Buco di Michelangelo Frammartino, autore dalla dizione introversa, ostica e affascinante, che torna a firmare una regia 11 anni dopo il successo critico di Le Quattro Volte. Un racconto ambientato nel 1961 che ripercorre l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi, che esplorano il sottosuolo del Pollino, in Calabria, giungendo alla seconda grotta più profonda del mondo, l’Abisso di Bifurto.
Gli altri favoriti del Concorso
Può uscire dai cinque titoli italiani il Leone d’Oro di Venezia 2021? Possibile. Certo, non mancano altre candidature autorevoli. A partire dal citato Almodóvar, che di suo però ha già vinto un Leone D’oro alla Carriera. E non dimenticando un altro regista di enorme prestigio internazionale che però attende ancora una incoronazione festivaliera. Il cileno Pablo Larraín, al suo secondo film americano e con diva protagonista. Dopo Jackie, notevole ritratto cerebrale al calor bianco di Jacqueline Kennedy con Natalie Portman, arriva Spencer, con Kristen Stewart nella parte della principessa Diana ritratta nei fondamentali giorni della sua vita in cui decide di divorziare da Carlo d’Inghilterra (e dalla famiglia reale). Non ci si attenda un biopic tradizionale, o scandalistico o piattamente realista. Forse sarà un gioco sull’identità e la maschera, viste attraverso il filtro della società dello spettacolo affamata di icone pop.
Stephane Brizé è un nome molto apprezzato, giustamente, dalla critica. Con Un Autre Monde chiude un trittico sul tema del lavoro, dopo i notevoli La Legge Del Mercato e In Guerra, di cui ribalta la prospettiva, con una storia vista attraverso gli occhi di un dirigente dazienda, che ha il volto di Vincent Lindon. E chissà, dopo la Palma d’Oro a Cannes a un film antitradizionale per definizione e diretto da una donna, Titane della Ducourneau, che Venezia non ne segua la tendenza, premiando una regista poco ortodossa come Ana Lily Amirpour, già Premio speciale della Giuria con The Bad Batch nel 2016, che con la storia di una ragazza dotata di pericolosi poteri che scappa dal manicomio a New Orleans, Mona Lisa And The Blood Moon, firma a detta dell’autrice, “una favola-avventura per esplorare ciò che la libertà personale rappresenta all’interno di una società caotica, in cui è difficile sentirsi liberi”.
Prestigiosa firma femminile anche quella di Jane Campion, a Venezia 2021 con The Power Of The Dog, tratto dal romanzo omonimo di Thomas Savage (pubblicato in Italia da Neri Pozza), racconto di solitudini con Benedict Cumberbatch nella parte di un allevatore del vecchio West indispettito dal matrimonio del fratello introverso cresciuto nella sua ombra, che introduce nel ranch l’elemento squilibrante di una donna (Kirsten Dunst). Tra i nomi di sicuro prestigio, forse non da Leone D’Oro ma papabili per un premio maggiore, c’è il veterano Paul Schrader, storico sceneggiatore di Taxi Driver, che dopo l’exploit critico di First Reformed ha riconquistato molto credito e arriva a Venezia 2021 con The Card Counter (in sala il 3 settembre), con l’ottimo Oscar Isaac. Una vicenda che mescola gioco d’azzardo e Guantanamo, in cui tornano i temi eterni del cinema del regista, colpa e redenzione.
Piacque molto a Venezia 2016 il frizzante e sarcastico Il Cittadino Illustre degli argentini Gastón Duprat e Mariano Cohn, che ottenne la Coppa Volpi per il protagonista Oscar Martínez. Il quale ritorna nel nuovo film diretto dai due registi, Competencia Oficial, accanto ai divi Penélope Cruz e Antonio Banderas in un racconto metacinematografico, sulla carta intrigante e sulfureo, in cui un uomo d’affari miliardario per farsi bello produce un film con una famosa regista donna e due bizzosi e narcisisti protagonisti maschili. Nel lotto dei favoriti anche La Caja di Lorenzo Vigas, già vincitore del Leone nel 2015 col suo primo film Ti Guardo, e qualche curiosità anche per l’attrice in veste di regista esordiente Maggie Gyllenhaal, che con The Lost Daughter s’affida a Olivia Colman (possibile Coppa Volpi) per tradurre in immagini il romanzo di Elena Ferrante, La Figlia Oscura.
Tutti i film in concorso
Madres Paralelas, Pedro Almodóvar
Mona Lisa And The Blood Moon, Ana Lily Amirpour
Un Autre Monde, Stéphane Brizé
The Power Of The Dog, Jane Campion
America Latina, Damiano D’innocenzo e Fabio D’innocenzo
L’Événement, Audrey Diwan
Competencia Oficial, Gastón Duprat e Mariano Cohn
Il Buco, Michelangelo Frammartino
Sundown, Michel Franco
Illusions Perdues, Xavier Giannoli
The Lost Daughter, Maggie Gyllenhaal
Spencer, Pablo Larraín
Freaks Out, Gabriele Mainetti
Qui Rido Io, Mario Martone
On The Job: The Missing 8, Erik Matti
Leave No Traces, Jan P. Matuszyński
Captain Volkonogov Escaped, Natasha Merkulova e Aleksey Chupov
The Card Counter (Il Collezionista Di Carte), Paul Schrader
È Stata La Mano Di Dio, Paolo Sorrentino
Reflection, Valentyn Vasyanovych
La Caja, Lorenzo Vigas
I film più attesi di Venezia 2021: tutti pazzi per Dune
Nonostante il nutrito concorso, il film più atteso dal grande pubblico di Venezia 2021 è fuori concorso, il chiacchieratissimo Dune di Denis Villeneuve, colpaccio di Alberto Barbera che se l’è assicurato in anteprima mondiale con proiezione il 3 settembre (in sala arriverà subito, il 16 settembre). Il mondo fantascientifico creato dal ciclo di romanzi di culto di Frank Herbert possiede una potenza narrativa che le consentirebbe di creare una saga cinematografica degna di Star Wars, con la Spezia al posto della Forza. Ma fino a oggi Dune è stato un oggetto maledetto, capace di spegnere le ambizioni di registi visionari come Alejandro Jodorowsky, persosi nei meandri di un progetto mai realizzato (raccontato da un documentario che torna al cinema dal 6 settembre), e anche di David Lynch, nel controverso film del 1984 prodotto da Dino De Laurentiis che commercialmente f un flop. Riuscirà nell’impresa Villeneuve, regista di grande talento che ha già dimostrato di essere a suo agio con la fantascienza, dopo i filosofici, affascinanti, rarefatti Arrival e Blade Runner 2049? Le premesse ci sono tutte, grazie anche a un cast di prim’ordine, con Timothée Chalamet nella parte del nobile Paul Atreides e poi Oscar Isaac, Rebecca Ferguson, Zendaya, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Charlotte Rampling, Jason Momoa, Javier Bardem.
Il quasi ottantaquattrenne Ridley Scott è inarrestabile: tutti parlano da mesi del suo ultimo progetto House Of Gucci con Lady Gaga e Adam Driver, con molte riprese girate in Italia e adesso al montaggio. Nel frattempo però Scott ha terminato un altro film, che porta fuori concorso a Venezia, The Last Duel, sempre con Adam Driver, gli amici per la pelle Matt Damon e Ben Affleck e Jodie Comer (nota per la serie Killing Eve). Tratto dal romanzo omonimo di Eric Jager, è una storia di ambientazione medievale, nel clima brutale della Francia del XIV secolo, con l’ultimo duello legalmente autorizzato scatenato dalla coraggiosa accusa di una donna di essere stata aggredita (ricorda qualcosa?). Sulla carta è un racconto epico nelle corde muscolari di Scott, trattato come un’allegoria sui temi eterni del potere, della giustizia (dell’ingiustizia), e del ruolo della donna in una società rigidamente patriarcale.
Tutt’altro tono in Ultima Notte A Soho, anch’esso fuori concorso. Crea subito curiosità la scelta del regista Edgar Wright, capace di montaggi agilissimi, scoppiettanti, musicali, di raccontare una storia che pare scenograficamente del tutto nelle sue corde, ambientata nell’epoca glamour della Swinging London. Un thriller psicologico dalle venature inquietanti, in cui una ragazza che sogna di diventare una fashion designer si trova catapultata negli anni Sessanta, dove incontra una affascinante e seducente aspirante cantante. Ma non è oro tutto quello che luccica. Come se non bastasse, la protagonista è la regina degli scacchi Anya Taylor-Joy.
Gli altri film italiani di Venezia 2021
Naturalmente il programma è ricco di film italiani, comprendendo anche le sezioni parallele. Molto ci aspettiamo dal film fuori concorso di Leonardo Di Costanzo, Ariaferma, con Toni Servillo (ancora!) e Silvio Orlando (ancora!), che racconta le relazioni che si creano tra guardie e prigionieri in un carcere sul punto di essere chiuso. Un’altra storia sospesa e “concentrazionaria”, dopo il bellissimo L’Intervallo, per un regista di sicuro talento come Di Costanzo, di cui si coglie sempre la matrice documentaristica dello sguardo. Fuori Concorso anche La Scuola Cattolica di Stefano Mordini, con la lanciatissima Benedetta Porcaroli: un romanzo fluviale premio Strega di Edoardo Albinati, il terribile delitto del Circeo, gli anni Settanta, una Roma bene e corrotta, l’educazione rigida, l’esplosione della violenza.
Nel concorso di Orizzonti c’è Il Paradiso Del Pavone, terzo lungometraggio di una delle più importanti registe dell’ultima generazione, Laura Bispuri (Vergine Giurata, Figlia Mia). “Un piccolo viaggio nell’intimità”, lo definisce l’autrice, un rarefatto ritratto corale sulla famiglie e l’enigma del sentimenti, quelli che passano e quelli che restano. Nelle Giornate degli Autori torna in veste da regista Alessandro Gassmann, con Il Silenzio Grande, tratto da una pièce già portata a teatro di Maurizio De Giovanni (autore anche dei Bastardi Di Pizzofalcone televisivi di cui Gassmann è protagonista). Con Massimiliano Gallo e Margherita Buy, è la storia della vendita contestata d’una magione decaduta, che fa esplodere tutti i conflitti di una famiglia schricchiolante e piena di fantasmi come la casa di cui è proprietaria.
Sempre nelle Giornate degli Autori, fuori concorso, ci porta nel mondo della trap Lovely Boy di Francesco Lettieri, con Andrea Carpenzano, giovanissimo cantante la cui vita va fuori giri per il troppo successo. Lettieri ha diretto i videoclip più incisivi di questi ultimi anni (Liberato, Calcutta) e un film d’esordio sul mondo delle tifoserie, Ultras, che come questo Lovely Boy indagava i rituali di tribù fortemente tipizzate. Questo, dice il regista, è un film sulla “caduta di un ragazzo, dallo smarrimento all’autodistruzione, sino alla possibilità di salvezza”, un “film-antifilm”, il cui tentativo è quello di “rovesciare le regole del cinema nello stesso modo in cui la trap rovescia quelle della musica”. Nella Settimana della Critica c’è Mondocane di Alessandro Celli, in uscita in sala già il 3 settembre, con Alessandro Borghi, capo di una gang criminale nella quale cercano di entrare due ragazzini. Sullo sfondo, anzi in primo piano, una spettrale Taranto postapocalittica: un racconto distopico che in filigrana parla di realtà e della malaeducazione di una generazione senza esempi che non siano cattivi maestri.

I divi sul Lido
Dopo aver già scorso buona parte dei titoli più attesi di Venezia 2021 è già chiara la composizione del red carpet. C’è il cinema italiano ovviamente, il Leone alla carriera Roberto Benigni, Toni Servillo, Alessandro Gassmann, Margherita Buy, Valeria Golino, Alessandro Borghi, Alba Rohrwacher, Elio Germano, Claudio Santamaria, Silvio Orlando.
Lautentico glamour resta però quello hollywoodiano. Difficile dire chi sia il volto più atteso, probabilmente Kristen Stewart, anche per il ruolo iconico di Lady Diana, che le sembra somaticamente così lontana; e Timothée Chalamet, per il Dune che si preannuncia come l’evento nell’evento della mostra. C’è Penelope Cruz, doppia partecipazione per Madres Paralelas e per Competencia Oficial, con anche l’altro divo Antonio Banderas. Affollato pure il calendario di Oscar Isaac, che è in The Card Counter, Dune e anche nell’unica serie tv in anteprima al Lido quest’anno, Scenes From A Marriage di Hagar Levi, remake del classico di Ingmar Bergman, nel quale a fargli da contraltare c’è un’altra stella attesa in Laguna, Jessica Chastain.
Per The Power Of The Dog di Jane Campion ci sono Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst, mentre al seguito di Dune, oltre a Chalamet sono attesi Zendaya, Jason Momoa, Josh Brolin. Matt Damon è presente prima col satirico Land Of Dreams di Shirin Neshat e Shoja Azari in Orizzonti Extra, poi con The Last Duel, raggiunto da Jodie Comer, Adam Driver, Ben Affleck (re del gossip estivo per il ritorno di fiamma con Jennifer Lopez, ci sarà anche lei?). Per Mona Lisa And The Blood Moon di Ana Lily Amirpour (concorso) arriva Kate Hudson. Sempre in concorso per The Lost Daughter ci saranno Olivia Colman e Dakota Johnson. E attesissimo è il volto ancora abbastanza inedito di Anya Taylor-Joy, per Ultima Notte A Soho.
Il cinema europeo si difende con Gerard Depardieu, tra i protagonisti di Illusions Perdues di Xavier Giannoli, in concorso, Charlotte Gainsbourg, protagonista insieme a Tim Roth di Sundown di Michel Franco, Vincent Lindon con Un Autre Monde di Stéphane Brizé, Dominique Sanda ne Il Paradiso Del Pavone di Laura Bispuri e su tutte la diva francese (e globale) Isabelle Huppert, nel film di apertura di Orizzonti Les Promesses di Thomas Kruithof.

Leoni d’Oro alla carriera di Venezia 2021
Due i premi alla carriera. Il primo è a Roberto Benigni, e c’è poco da aggiungere, ormai quasi cinquant’anni di carriera, dalle scorribande teatrali e le incursioni televisive di Televacca e nella banda di Arbore de L’Altra Domenica sino all’esperienza cinematografica, con il successo al botteghino, l’affermazione planetaria e gli Oscar de La Vita È Bella, il flop dell’ambiziosissimo Pinocchio, un ritorno recente come Geppetto nella versione di Matteo Garrone, e nel frattempo, tornando sulle tracce delle sue origini, il narratore orale della Commedia dantesca e della Costituzione.
Al confronto pare meno centrata la scelta di Jamie Lee Curtis, alto lignaggio cinematografico familiare, figlia di Tony Curtis e Janet Leigh. Nelle motivazioni del premio Alberto Barbera ha dichiarato: “Jamie Lee Curtis appartiene a quel rarefatto gruppo di attrici e attori hollywoodiani capaci di offrire la personificazione più convincente di tutte quelle qualità che rappresentano l’anima del grande cinema mondiale”. Film iconici ci sono, a partire dalla saga di Halloween (omaggiata dalla proiezione sul Lido dell’ultimo episodio Halloween Kills di David Gordon Green), e poi Un Pesce Di Nome Wanda, il cult Una Poltrona Per Due di John Landis, il diversissimo Blue Steel – Bersaglio Mortale di Kathryn Bigelow. Forse non abbastanza per un Leone alla Carriera.
Le giurie di Venezia 2021
La giuria del concorso principale con quattro donne e tre uomini è presieduta da Bong Joon-ho, ormai autore di fama planetaria dopo gli Oscar di Parasite. Un cineasta che ha dimostrato di amare uno stile ibrido, capace di mescolare toni e generi diversi, e che per questo potrebbe apprezzare anche opere che sfuggono al classico identikit del cinema d’autore e da festival. Dipenderà certo anche dagli altri componenti della giuria, tra cui ci sono nomi che garantiscono una sicura autonomia intellettuale, a partire dal premio Oscar Chloé Zhao di Nomadland, che parrebbe quasi una sorta di presidente di Giuria ombra. Con loro Saverio Costanzo, che se non vincerà un italiano sicuramente ne verrà ritenuto responsabile, le attrici Cynthia Erivo, Virginie Efira e Sarah Gordon e, a chiudere, il regista romeno Alexander Nanau, autore di uno dei più bei film dell’ultima stagione, il documentario Collective.
La giuria di Orizzonti ha invece una guida femminile, la regista di Sarajevo Jasmila Žbanić (il suo ultimo Quo Vadis, Aida? ha ottenuto la nomination per il film internazionale agli Oscar 2021), coadiuvata dalla regista norvegese Mona Fastvold, la scrittrice italiana Nadia Terranova, il regista iraniano Shahram Mokri e il curatore della sezione cinematografica del MoMa Josh Siegel. La Giuria del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro, che incoronerà il miglior esordio tra tutte le sezioni competitive di Venezia 2021, è composta da Uberto Pasolini (autore di Still Life e produttore di Full Monty), il critico austriaco Martin Schweighofer e l’artista e regista argentina Amalia Ulman.
La madrina di Venezia 2021
A condurre le serate di apertura e la cerimonia di chiusura con l’annuncio dei premi di Venezia 2021 sarà Serena Rossi, ormai affermato talento trasversale che si muove tra cinema (Ammore e Malavita e Diabolik coi Manetti Bros.), serie (Mina Settembre), conduzione di trasmissioni tv (Canzone Segreta), doppiaggio (in cui fa valere le sue origini di cantante, come in Into The Woods e Mary Poppins).
Sala Web, la Mostra del Cinema in streaming
Per il decimo anno consecutivo, ritorna a Venezia 2021 la Sala Web, con una selezione di ben 38 film delle sezioni Orizzonti, Fuori Concorso, Proiezioni Speciali, Biennale College, Giornate degli Autori, più 14 cortometraggi visibili gratuitamente. Le proiezioni, per conto della Mostra, saranno collocate per i cortometraggi, disponibili in tutto il mondo, sul sito Festival Scope (www.festivalscope.com), mentre per i lungometraggi, visibili solo in Italia, in lingua originale con sottotitoli in italiano, sul MYmovies.it all’indirizzo www.mymovies.it/ondemand/biennalecinema/ della nuova piattaforma Biennale Cinema Channel.
Le proiezioni in streaming avverranno in contemporanea con le presentazioni ufficiali dei film al Lido e con una capienza limitata. L’accesso ai film sarà possibile acquistando un abbonamento mensile da 7,90 euro, trimestrale da 19,90 oppure annuale da 70 euro, che darà accesso anche alla library di 40 titoli con film dalle edizioni della Mostra del cinema fra il 2007 e il 2020, inediti in sala. Tra i film in visione ci saranno Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, Il Silenzio Grande di Alessandro Gassmann, Tonino De Bernardi di Daniele Segre, Il Mondo A Scatti di Cecilia Mangini e Paolo Pisanelli, La Ragazza Ha Volato di Wilma Labate.