Lasciarsi Un Giorno A Roma, prove di dramma borghese per Edoardo Leo

Su Sky dal primo gennaio il nuovo film dell’attore e regista, che descrive senza lieto fine obbligatorio l’eutanasia di un amore. Un racconto verboso e un po’ legnoso, ma con la qualità della sincerità

Lasciarsi Un Giorno A Roma

Foto di Andrea Miconi


INTERAZIONI: 3

Il film Sky original dal primo gennaio sulla piattaforma Lasciarsi Un Giorno A Roma è la quinta regia dell’attore-autore Edoardo Leo. Come interprete in questi anni s’è ritagliato un suo spazio riconoscibile e autoironico, quello d’un personaggio tipico da commedia italiana in versione aggiornata, fondamentalmente cialtrone e irrisolto – la serie Smetto Quando Voglio è sintomatica al proposito –, ma anche cattivo quando è il caso – del gruppo del cult Perfetti Sconosciuti il suo ruolo è il più meschino e sgradevole.

Da regista pure ha dimostrato una vocazione autentica, con storie che ruotano intorno ai rapporti familiari, i fratelli dell’esordio intimista Diciotto Anni Dopo, la fatica di crescere per una generazione non attrezzata alla paternità e alle responsabilità (Buongiorno Papà), la ricerca di famiglie surrogate e alternative (il gruppo “resistente” e “reduce”  dello scoppiettante Noi E la Giulia), fino alla difficoltà dei rapporti di coppia in un film sottovalutato come Che Vuoi Che Sia, una delle poche riflessioni del nostro cinema non banali su vita e sentimenti all’epoca della sovraesposizione da social.

Lasciarsi Un Giorno A Roma è ancora una storia di coppia anzi, opportunamente, di doppia coppia. Al centro del film ci sono Tommaso (Leo), scrittore di non particolare successo che sta lottando col suo agente per evitare di dover dare un fasullo happy end al suo ultimo romanzo; e la sua compagna Zoe (Marta Nieto), manager spagnola di una multinazionale che produce videogiochi. Stanno insieme da dieci anni, con bella casa al centro di Roma: per farla breve, stanno in crisi, una crisi silenziosa e proprio per questo ancora più profonda. Caso vuole che lei decida di confessare le sue insoddisfazioni alla posta del cuore tenuta da un certo Marquez, che ovviamente, a sua insaputa, è proprio Tommaso. Che così assiste in presa diretta al disfacimento della sua relazione, cercando di approfittarne per rimettere insieme i pezzi e cambiare quello che a Zoe non va più bene.

In parallelo c’è la storia di due loro amici storici, anch’essi in crisi: Umberto (Stefano Fresi), insegnante di scuola a disagio con il suo ruolo di first husband della sindaca di Roma Elena (Claudia Gerini), assente dal suo ruolo di moglie e madre per obiettive cause di forza maggiore. Insomma, in entrambi i casi siamo di fronte a uno squilibrio dei ruoli tra maschio e femmina, fino a pochi anni fa ancora qualcosa di inedito e oggi invece merce corrente, col maschio in posizione professionale di retroguardia rispetto alla propria compagna. E se rispetto al ruolo di Zoe, Edoardo Leo (insieme ai cosceneggiatori Marco Bonini, Damiano Bruè e Lisa Riccardi) corre il rischio del classico stereotipo della donna in carriera cinica ed egoista che commette il peccato capitale di non essere un bravo angelo del focolare, proprio il ruolo di Elena, più sfaccettato, riesce a ricondurre il discorso su binari più dialettici.

L’espediente della posta del cuore rimonta addirittura a un classico della commedia di Ernst Lubitsch come Scrivimi Fermo Posta, riletto alla luce del remake in salsa rom-com di Nora Ephron C’è Post@ Per Te. Quello che cerca di fare Edoardo Leo, pur nell’inverosimiglianza di alcuni elementi – le sorelle spagnole che tra loro parlano in italiano – e nell’eccessiva eleganza delle location – queste case troppo belle e troppo al centro città, secondo un cliché diffusissimo in questo genere di film, che rischia sempre di renderli un po’ artificiosi e inficiare il buono che c’è – è di raccontare una storia che, proprio come piace al personaggio del suo scrittore, non cerca ad ogni costo il lieto fine, e descrive senza sconti l’eutanasia di un amore.

Tipi ed abitudini aggiornate a parte, questo Lasciarsi Un Giorno A Roma, per l’ambientazione e il continuo parlare e parlarsi addosso di sentimenti e insicurezze esistenziali, assomiglia un po’ a quei drammi borghesi su incomunicabilità di coppia d’altri tempi, film che si muovevano sempre pericolosamente sul crinale tra profondità introspettiva e il ridicolo involontario delle storie che si prendono troppo sul serio. E per contenere i danni infatti Leo stempera i toni con qualche siparietto da commedia, nei momenti in cui lui e Fresi ricordano di essere un duo di bella interazione comica, come la trilogia di Smetto Quando Voglio aveva ampiamente dimostrato.

In qualche altro caso poi tiene a bada i momenti da commedia romantica più ruffiana, come quando Umberto decide di confessare cosa pensa davvero a Elena nel momento più inopportuno, e lei lo fredda ricordandogli che si sta svolgendo una conferenza stampa in Campidoglio, e loro non stanno in un film americano qualunque. È esattamente questo che salva Lasciarsi Un Giorno A Roma dalle secche più perigliose, ma resta la sensazione del dramma di coppia legnoso e un po’ lagnoso.  Non aiuta il fatto che il Leo regista dimentichi le peculiarità del Leo attore: al suo personaggio di Tommaso avrebbe giovato una maggiore cattiveria e un’attitudine meno autoassolutoria – dove la parte della “cattiva” finisce soprattutto sulle spalle di Zoe.

Resta di questo film la voglia di raccontare generosamente fino in fondo una vicenda di coppia, con la curiosità e l’attenzione di chi davvero vorrebbe scovare la ricetta che permette a due persone di stare insieme fronteggiando l’usura del tempo. Quelle che in un altro film in questi stessi giorni al cinema Paolo Genovese ha chiamato “supereroi”. Anche se poi, forse il segreto è assai più banale e quotidiano, legato a una zuppa di cipolle che da cinquant’anni la coppia dei portieri dello stabile di Tommaso e Zoe continua a cucinare. A lei non piace farla, a lui non piace mangiarla: ma nessuno dei due l’ha mai confessato alla propria metà. E allora vanno avanti così da sempre, certi entrambi di compiere un piccolo sacrificio per amore. Sono i piccoli sacrifici e non le grandi verità il segreto di una coppia.

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