You 3 incrocia Le Regole del Delitto Perfetto e Desperate Housewives, ma senza sapere dove andare

You 3 rimette al centro il flusso di coscienza dello stalker e killer Joe Goldberg, tra satira sociale e dilemmi sulla felicità


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You 3 ha debuttato su Netflix coi suoi 10 nuovi episodi che sembrano perlomeno due serie in una, nessuna delle quali si sentiva la necessità. Calati in una realtà da famiglia benestante con la staccionata bianca in un sobborgo californiano, i protagonisti Joe e Love sono alle prese con un matrimonio infelice, l’alienazione post-partum, i classici traumi dei neo-genitori e quell’irrefrenabile richiamo del sangue che li spinge a risolvere ogni problema sporcandosi le mani.

In You 3 Joe Goldberg è ancora uno stalker, un killer, uno psicopatico che occupa l’intera scena col suo monologo interiore riversato sul pubblico senza sosta, con quella voce fuori campo sempre presente in modo ossessivo, perfino nel corso dei dialoghi con altri personaggi. Come essere contemporaneamente dentro la storia e dentro la mente di chi la vive. Lo scopo è sempre quello di spingere il pubblico a parteggiare per il protagonista, perché sebbene sia un criminale è comunque meno peggio di quelli che lo circondano. A cercare di renderlo tridimensionale pur nella sua problematicità sono i continui dubbi su cosa siano l’amore e la felicità, i dilemmi strazianti e i rimorsi per le azioni commesse, i ricordi di un’infanzia da bambino vittima di violenza in famiglia, bullizzato, che ha dovuto difendersi da tutti, perfino dall’ingratitudine di sua madre che l’ha abbandonato in un orfanotrofio nonostante lui le abbia salvato la vita uccidendo il padre violento.

Anche in You 3, come nelle precedenti stagioni, questa centralità assoluta del discorso interiore di Goldberg si conferma una formula – se non vincente – perlomeno caratteristica dello show, un’impronta tutta sua che però rischia di soffocare la narrazione: il flusso di coscienza (o incoscienza) di Joe è inarrestabile, onnipresente, quasi meccanico nel suo dispiegarsi. Ed è tutto troppo: l’ego di Goldberg, per quanto funzionale a rappresentarlo come un maestro di egotismo, non lascia spazio sufficiente all’evoluzione degli altri personaggi, che restano tratteggiati in superficie perfino nelle loro azioni cruciali. Perfino Love, che pure ha delle scene di introspezione importanti, finisce per essere relegata agli angoli dalla personalità prepotente del protagonista.

Joe e Love sono lo specchio uno dell’altra in You 3: condividono un bisogno malato di essere amati, idealizzati, accettati per quel che sono, ma in modo opposto, estremamente freddo e calcolatore quello di Joe, quanto impulsivo e irrazionale quello di Love. Il loro rapporto patologico si inserisce in un racconto che punta anche sulla satira sociale, mettendo in evidenza più che nelle stagioni precedenti un ritratto feroce della superficialità e delle manie ossessive della borghesia americana baciata dal sole della California. La dipendenza dalla tecnologia, la popolarità in rete come nuovo status symbol, l’ostentazione della ricchezza come stile di vita imprescindibile, si accompagna ai nuovi mantra della forma fisica, delle diete chetogeniche, del gluten free, del digiuno intermittente, delle esperienze wild a contatto con la natura, perfino delle tendenze no-vax (la pandemia è appena accennata e trattata come superata, mentre il tema della vaccinazione viene affrontato con il morbillo di Henry). Gli abitanti del sobborgo residenziale di Madre Linda sono il portato di tutto questo. Il risultato è un coro di insopportabili fanatici in cui perfino un assassino spicca per sagacia e capacità di discernimento. Il contorno disegnato dagli sceneggiatori sembra fatto apposta per far emergere il protagonista come l’unico ancora non divorato da una società fatta di dogmi ridicoli (in parte, per qualche istante, ci riesce pure). Ma a mancare in You 3 è la sostanza della trama, che ad un certo punto sbanda e non sa più dove andare.

La struttura di You 3 è del tutto inedita per la serie: si parte dalla nuova “te”, l’ennesima vittima delle attenzioni morbose del protagonista, per poi eliminarla al termine del primo episodio. La serie prova così a trasformarsi nel classico thriller dall’ambientazione casalinga, il cui unico scopo è scoprire se l’assassino la farà franca e riuscirà a salvare la sua famiglia. Ovviamente in questo caso il delitto – maturato dopo un tradimento nemmeno consumato, peraltro – è tutt’altro che perfetto. Tutto lascia pensare che i dieci episodi della stagione saranno il lungo purgatorio della coppia, invece al termine del quarto episodio c’è l’ennesimo taglio netto: la storyline principale sembra chiudersi con la classica affermazione di una verità giudiziaria di comodo, per lasciare spazio ad un nuovo inizio, con tanto di nuova vittima dello stalking di Joe, che in questa stagione si concede di pensare di aver trovato l’anima gemella per ben due volte (e, ovviamente, nessuna delle due è sua moglie). La sensazione è che, nella foga di sorprendere il pubblico con dinamiche nuove e diverse dalle precedenti stagioni, stavolta si sia smarrita la bussola: You non è più né una serie sullo stalking e i rapporti tossici come nella prima stagione e nemmeno un thriller sentimentale spiccio come nella seconda. Stavolta le influenze sono le più diverse, ma tutte già viste: si va dal crime solving de Le Regole del Delitto Perfetto alla satira di costume di Desperate Housewives (e d’altronde come non ravvisare somiglianze tra Madre Linda e Wisteria Lane), ma con una trama sfilacciata che solo nel finale prova a ricomporsi, con l’ennesimo omicidio e una nuova partenza per Joe.

You 3 si conclude col protagonista che vola oltreoceano sulle tracce dell’ennesima malcapitata di cui crede di essere innamorato, perfettamente plausibile visto il rinnovo da parte di Netflix per una quarta stagione, ma a questo punto viene davvero da chiedersi cos’abbia ancora da dire questo format, se non ripetersi continuamente, trovando ragioni sempre meno plausibili per andare avanti.