La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino è il nuovo documentario sulla serie Netflix, arrivato sulla piattaforma insieme alla stagione 5: un po’ in sordina, senza promozione, questo speciale di un’ora è apparso nel catalogo dello streamer nello stesso giorno in cui hanno debuttato i primi cinque episodi dell’ultima stagione.
Parte del commiato alla serie, La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino è un episodio speciale che raccoglie interviste ai protagonisti e al cast tecnico della serie, con attori, sceneggiatori, registi e produttori esecutivi che raccontano il lungo processo di lavorazione della stagione conclusiva, indubbiamente la più impegnativa da un punto di vista tecnico per l’enorme quantità di scene d’azione previste (qui la nostra recensione).
La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino è un modo per celebrare la seconda vita della serie, per usare una metafora che ha segnato il finale della prima parte della stagione 5: La Casa de Papel era finita con la seconda parte e una conclusione perfetta, prima che l’esplosione di popolarità su Netflix convincesse la piattaforma ad entrare nella produzione per rinnovarla per altre tre stagioni. Stavolta però l’addio è definitivo – a meno di pensare a possibili spin-off – e le immagini commosse del cast e della troupe a lavoro sulla stagione 5 rendono bene l’idea dell’atmosfera da ultimo giorno di scuola respirata sul set.
La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino racconta l’ultima fatica di Vancouvermedia, la società di produzione dei creatori della serie Alex Pina ed Esther Martínez Lobato, con contributi registrati nel bel mezzo delle riprese, ma anche prima e dopo, con le confessioni degli attori, i loro viaggi verso il set, i loro ritorni a casa. Il documentario ha il pregio di rendere molto chiara quale sia la mole di lavoro di una produzione enorme, dall’ampio budget e dal cast corale, in cui il registro principale è diventato quello dell’azione: tante armi (anche vere), esplosioni continue, effetti speciali a iosa, perfino ferite vere come quelle rimediate dall’interprete di Gandìa (José Manuel Poga), nella scena della colluttazione con Bogotà (l’ex campione di pesi massimi di Spagna Hovik Keuchkerian), con tanto di punti di sutura. Singole sequenze girante anche per due settimane, un lavoro estenuante per il cast costretto a girare per giorni la stessa identica scena.
Ma La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino racconta anche aspetti meno tecnici e più creativi, come l’impegno di Alvaro Morte e Najwa Nimri (Il Professore e Alicia Sierra) nel creare una chimica efficace in scena nonostante i loro approcci alla recitazione completamente opposti: cerebrale e metodico lui, istintiva e selvaggia lei, hanno dovuto rendere credibile la tensione tra i loro personaggi, con tanto di scene molto intime come quella del parto. A questo proposito, il documentario mostra anche gli escamotage tecnici che hanno permesso di realizzare la scena, dalla protesi pubica indossata dalla Nimri al bambolotto in silicone usato come neonato.
La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino vede anche la partecipazione di Alba Flores, tornata sul set per girare una sola scena dell’episodio 4, un flashback che vede Tokyo e Nairobi parlare della morte (quasi uno spoiler rispetto a quanto sarebbe accaduto nel capitolo successivo). L’attrice di Vis a Vis ha dichiarato di sentirsi ormai molto lontana da Nairobi, ma ha confidato nell’arte dei truccatori per rivedersi ancora come la rapinatrice della banda e calarsi nuovamente nel personaggio per un momento molto intimo con Tokyo. Quella scena è l’amo che gli autori hanno lanciato in vista della morte della narratrice della storia, insinuando il dubbio nello spettatore su ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
Ma l’aspetto più emotivo de La Casa di Carta – Da Tokyo a Berlino è riservato senza dubbio all’addio alla serie di Ursula Corberò, che è voce narrante del documentario così come della serie: lontana dai panni dell’audace ed impulsiva Tokyo, l’attrice è apparsa incredibilmente commossa e toccata dall’affetto di tutte le persone coinvolte nella produzione. Dopo aver girato l’ultima scena in cui il suo personaggio dice addio a Rio e si immola per la banda facendosi esplodere, Ursula Corberò ha letto un biglietto che citava proprio il suo personaggio augurandole di andare incontro a “tante altre vite” dopo questo addio doloroso. Corberò ha anche elogiato tutti i membri del cast artistico e tecnico per la loro totale dedizione al progetto, sostenendo che probabilmente non troverà mai più nella sua carriera una squadra così appassionata e pronta a “dare tutto” sul set. Le sue lacrime copiose chiudono questo speciale, di cui si attende però almeno un altro episodio in occasione della seconda parte di stagione, visto che si tratta soltanto del “Volume 1“.