Ecco, Happier Than Ever di Billie Eilish è quel timido passo oltre il seminato, una semenza liquida con la quale la cantautrice losangelina ha asperso il suo ancora breve percorso, ma già costellato di popstar-system tanto da andarle già stretto.
Le aspettative sul seguito di When We All Far Asleep Where Do We Go? erano tante, ma in questo secondo album ci ritroviamo ad accettare che a Billie Eilish, di queste aspettative, poco importa. Per questo Happier Than Ever è un gran disco. “Il secondo album è sempre più difficile, nella carriera di un artista”, cantava Michele Salvemini dall’alto del suo alter ego, e questo Billie lo sapeva bene.
Billie si muove tra ballate che sono un pinzimonio nel passato – Getting Older – e r’n’b audaci come I Didn’t Change My Number, ma non si fa certo mancare la sperimentazione di Billie Bossa Nova né ci lascia digiuni delle sue capacità vocali. È il caso di Male Fantasy, splendida ballata acustica che chiude il disco.
Sì, perché Billie Eilish sa come non peccare di presunzione, per questo troviamo elettroniche fiammanti come Oxytocin e Goldwing, o come la sensuale Lost Cause e l’inquieta Overheated.
- Billie
- Eilish
Ogni traccia ci proietta in un mondo immaginario: ora siamo in un club con la tipica atmosfera del fine serata, tavolini sporchi e luci soffuse, tra quelli che non riescono a lasciare il locale; ora siamo in una stanza da letto a fissare lo specchio; ora sfogliamo vecchie fotografia; ora, infine, guardiamo la frenesia del mondo da una finestra, al sicuro nella nostra zona di comfort.
Impreziosito da singoli già noti come Not My Responsibility, My Future, Your Power e Therefore I Am, Happier Than Ever di Billie Eilish suggerisce proprio quella felicità ritrovata, con la popstar angelina che si sente libera di essere una star anti-pop, che il “pop” lo denuda per fargli indossare il suo outfit preferito e usarlo come il suo personale manichino.