Irama canta Cyrano di Francesco Guccini al Festival

Irama omaggia Guccini con il manifesto dell'amore anticonformista per eccellenza: la cover di Cyrano per il Festival di Sanremo

irama canta cyrano

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Nella serata dedicata alle cover del 4 marzo Irama canta Cyrano, un grande classico del cantautore Francesco Guccini. Le esibizioni dell’appuntamento di giovedì vantano una grande presenza del cantautorato italiano, da Priseconlinensinainciusol di Adriano Celentano cantata da Madame a Caruso di Lucio Dalla eseguita da Ermal Meta, fino a Gaia che canta Mi Sono Innamorato Di Te di Luigi Tenco.

Irama è in gara tra i Campioni con il brano La Genesi Del Tuo Colore un brano intenso che trae ispirazione da un video divenuto virale in rete ma soprattutto dalla vita reale. Per la serata dedicata alle cover del Festival di Sanremo 2021 ha scelto di rendere omaggio a Francesco Guccini con un grande classico incluso nell’album D’Amore Di Morte E Di Altre Sciocchezze (1996).

Cyrano suona ancora attuale per la sua invettiva contro il conformismo declinata attraverso la canzone d’amore. Irama ha scelto il cantautore di Modena perché lui, insieme a Fabrizio De André, è sempre stato alla base della sua formazione musicale. “Me li porto dietro”, dice fieramente in un’intervista.

La lezione dei cantautori classici italiani continua ancora oggi, e i numeri presenti nella serata delle cover del Festival lo dimostrano. Quest’anno, del resto, di certe lezioni di vita si sente fortemente il bisogno. Il Festival va in onda senza un pubblico per via delle limitazioni dovute al Covid-19, una piaga che ha messo in ginocchio il mondo dello spettacolo tanto da mettere in dubbio, ad esempio, la realizzazione della stessa kermesse.

Irama canta Cyrano per riscoprire le basi della canzone italiana d’autore, che non ha mai bisogno di presentazioni.

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Tutti i duetti e le cover del Festival di Sanremo 2021

Cyrano – Testo

Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finché dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l’ ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L’arrivismo? All’ amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch’io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz’ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d’ essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perché Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi…

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un’ altra vita;
se c’è, come voi dite, un Dio nell’ infinito, guardatevi nel cuore, l’ avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l’ uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev’esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un’ ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perché oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo…
Cirano