I tanti motivi per cui il revival di Una Mamma Per Amica ha deluso un po’ tutti

Dalle trame ai personaggi, passando per il finale aperto, ecco perché il revival di Una Mamma Per Amica ha deluso un po' tutti nonostante le aspettative enormi

revival di Una Mamma Per Amica

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Quando nel 2016, dopo una lunga attesa e un gran battage promozionale, debuttava su Netflix il revival di Una Mamma Per Amica per il pubblico storico della serie è stato come avere una seconda opportunità di dare il finale meritato ad un piccolo cult della serialità rimasto appeso ad una conclusione immeritata.

Il ritorno dei coniugi Palladino alla scrittura dopo le divergenze con WarnerBros nella settima stagione della serie originale, unitamente alla partecipazione del cast tutto, erano segnali più che promettenti per l’operazione revival di Una Mamma Per Amica, concepita per raccontare un anno della vita delle Gilmore in 4 episodi – ognuno intitolato come una stagione – e concludere definitivamente la saga dramedy così come i creatori dello show avrebbero voluto. Ci si aggiungano le infinite possibilità garantite dai budget generosi di Netflix, e tutto sembrava filare per il verso giusto.

Poi però, quando i 4 episodi speciali da un’ora e mezza sono arrivati sulla piattaforma con un riscontro di visualizzazioni e nuovi abbonamenti incredibile, anche i più fedeli appassionati delle vicende delle Gilmore hanno dovuto ammettere la delusione. Sì, la vena nostalgica è stata apprezzata, ma qualcosa è andato decisamente storto (come a suo tempo evidenziammo nella nostra recensione).

Ora che il revival di Una Mamma Per Amica è in onda su La5, dal 20 dicembre, anche il pubblico della tv lineare potrà valutare l’esito di questo esperimento patinato ma poco centrato per quanto riguarda alcuni aspetti, da cui la delusione generalizzata della maggior parte dei suoi telespettatori, anche i più indulgenti. Eccone alcuni.

Il formato

Cominciamo da un aspetto tecnico, ma nient’affatto ininfluente sulle trame e sulla parte narrativa: un’ora e mezza è troppo. In sostanza è come guardare quattro film sullo stesso tema e ognuno risulta appesantito dalla sua durata perché inevitabilmente ne risente l’equilibrio della narrazione. Eravamo abituati a episodi da circa 45 minuti e di colpo 90 ci sembrano decisamente un’esagerazione, come d’altronde spesso avvenuto in questi anni: dal film dei Simpson a quelli di Sex And The City, la lunghezza è stata uno degli aspetti meno apprezzati. Qui peraltro non si parla di un solo film ma di quattro: quantomeno sarebbe stato meglio divulgarli separatamente, come avevano auspicato anche i creatori della serie. Invece Netflix li riversò tutti assieme sulla piattaforma, spingendo il pubblico ad una maratona infinita onde evitare di rovinarsi la sorpresa con inevitabili spoiler: pur di arrivare a quel finale dalle famose “quattro parole” prima che qualcuno sui social li spifferasse, c’è gente che ha dovuto passare più di mezza giornata davanti al televisore senza la possibilità di metabolizzare e giudicare quanto visto. In questo senso, forse, la messa in onda con un appuntamento settimanale su La5 può aiutare ad apprezzare meglio l’intero progetto.

L’immobilità della trama

Dall’ultima stagione della serie originale al primo film del revival di Una Mamma Per Amica sono passati quasi dieci anni, eppure Lorelai e Rori Gilmore (Lauren Graham e Alexis Bledel) sembrano rimaste immobili dove le avevamo lasciate ed ora rincorrono ciò che chiunque si sarebbe immaginato avessero già raggiunto. Lorelai non si è ancora sposata né ha fatto figli con Luke, e sarebbe tutto normale se non scoprisse all’improvviso di volerne a 48 anni, quando ormai le possibilità di una procreazione naturale sono quasi nulle e la gestazione per altri si rivela una pratica troppo impegnativa e costosa. Rori si barcamena tra collaborazioni precarie con progetti di scarso valore, senza peraltro decidersi a trovare un lavoro alternativo o perlomeno complementare al giornalismo che evidentemente non le ha dato ciò che sperava, mentre in amore è diventata una pasticciona più indecisa e volubile di sua madre tra fidanzati snobbati e relazioni clandestine. I personaggi non sembrano aver avuto la minima evoluzione e in alcuni casi sono più immaturi di prima. Solo Stars Hollow è rimasta quella che era (ma almeno questa è una consolazione): mentre il mondo si è evoluto, le Gilmore sono rimaste incredibilmente e poco verosimilmente al palo, il che rende il giudizio sullo sforzo creativo degli scrittori abbastanza negativo.

Il bilanciamento delle sottotrame

Ci sono episodi del revival di Una Mamma Per Amica in cui piccole sottotrame si trascinano decisamente troppo a lungo. Un esempio su tutti: nell’episodio Autunno, la messa in scena dello spettacolo Stars Hollow: The Musical sottrae quasi mezz’ora al resto della trama, in modo decisamente ingombrante. Anche nella serie originale gli autori avevano dimostrato il loro amore per il musical inserendo recital e spettacoli locali a Stars Hollow, ma stavolta l’omaggio a Broadway con le interpretazioni di Christian Borle e Sutton Foster in quello che dovrebbe essere un musical celebrativo della cittadina del Connecticut è solo un elemento di pesantezza che diluisce inutilmente il racconto. Per non dire della fuga di Lorelai in stile Wild, che è peraltro piuttosto stridente rispetto al personaggio, per nulla amante della natura e della solitudine.

La sconnessione dalla realtà

Gilmore Girls era dotato di una sorta di realismo magico: la stessa ambientazione di Stars Hollow lo rendeva qualcosa al confine tra la favola e la piccola realtà di provincia, ma se c’è un aspetto che non è mai mancato è il continuo, incessante riferimento a punti cardine della cultura pop moderna, dalla letteratura al giornalismo passando per il cinema e la politica. Una coincidenza poco fortunata ha voluto che la serie uscisse quasi in concomitanza con le elezioni presidenziali americane che a sorpresa hanno decretato la vittoria di Donald Trump sulla sfidante Hillary Clinton. Quest’ultima è stata un idolo di Rori, che pensò di dedicarle addirittura il tema di ammissione alla Harvard University. Impossibile pensare che nel 2016, on una carriera da giornalista che arranca ma a cui non rinuncia, Rori non abbia avuto il minimo interesse per la campagna elettorale della Clinton, peraltro dopo che l’avevamo lasciata a fare la reporter per la campagna di Obama nel 2007. In uno scenario politico che ha visto un completo outsider e la prima donna contendersi la Casa Bianca, che Rori vada a proporre articoli insulsi alle redazioni con cui vorrebbe collaborare è davvero un insulto alla storia della serie e al personaggio. Da questo punto di vista il revival di Una Mamma Per Amica sembra completamente sconnesso dalla realtà. D’altronde, essendo stato girato nei mesi di una campagna dagli esiti imprevedibili, la nuova serie non avrebbe potuto trattare verosimilmente l’argomento, ma il fatto che i 4 episodi abbiano completamente ignorato uno dei cambiamenti più sconvolgenti della storia americana, è una perdita notevole.

L’esaltazione di stili di vita discutibili

Se c’è qualcosa che resta incomprensibile del revival di Una Mamma Per Amica – ma lo era anche della serie madre – è come abbia continuato a strizzare l’occhio a modelli di comportamento alto-borghese discutibili, discriminanti sulla base del censo, basati su enormi privilegi spesso nemmeno riconosciuti da chi se ne avvantaggia, come quelli che sono incarnati da Logan e dal suo insopportabile team della Brigata della Vita e della Morte. Persone superficiali, con la puzza sotto al naso, che sguazzano nei loro soldi guardando gli altri dall’alto in basso e rincorrendo solo l’ennesimo brivido per spingere l’asticella della loro stupidità un po’ più in alto. E il problema è che la protagonista ne è ancora affascinata, più di quanto lo sia da un ragazzo come Jess, capace di farsi da solo creando dal nulla una piccola casa editrice. La verità è che Rori si è sempre trovata a suo agio nella ricchezza elargita dai suoi nonni, ha cercato di adeguarsi il più possibile al mondo di Logan provando a piacere alla sua famiglia e non ha mai fatto un’analisi critica dei comportamenti viziati e frivoli dell’uomo che presumibilmente è il padre di suo figlio.

Il finale con le famigerate 4 parole

A proposito del finale tanto agognato, le “quattro parole” che sono sempre state nella mente di Amy Sherman Palladino come chiosa perfetta della serie lasciano un grande senso di incompiuto sul finale del revival di Una Mamma Per Amica: Rori confessa a Lorelai di essere in dolce attesa e la serie si interrompe così, di botto, lasciando aperte tante domande. Non solo chi sia il padre, ma anche se Rori intenda tenerlo e se voglia diventare madre senza avere un uomo al suo fianco, visto che Logan deve sposare una rampolla dell’alta società, manco a dirlo. Presumibilmente, se questo finale fosse stato realizzato 10 anni fa, madre e figlia sarebbero rimaste incinte nello stesso momento e se lo sarebbero confessato a vicenda in un finale più compiuto e sensato, ma se c’è ormai una certezza è che questo lungo intervallo di tempo non ha giovato a nessuno, in primis ad una sceneggiatura rimasta nel cassetto per troppo tempo e tirata fuori dalla naftalina senza la giusta rivisitazione.

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