“Non vediamo alcun motivo per farlo“: ancora una volta, gli showrunner di Lost sono lapidari nel rifiutare qualsiasi idea di riportare la serie in tv. O almeno, non intendono farlo loro, che hanno lavorato per anni per dare la conclusione che desideravano alla saga dei naufraghi del volo Oceanic 815 e non hanno più nulla da aggiungere a quella complessa e stratificata trama. Ma non escludono affatto che siano altri a lanciarsi nell’impresa.
“Non riteniamo che ci sia qualcos’altro da dire che valga la pena di essere detto” hanno spiegato Damon Lindelof e Carlton Cuse, intervenendo ad un panel dedicato a Lost dieci anni dopo la sua fine. Tra misteri (spesso volutamente) irrisolti e un’eredità che continua ad affascinare generazioni diverse, la serie resta uno dei capisaldi della storia della tv generalista, prima che l’on-demand travolgesse e cambiasse le abitudini di consumo e le preferenze degli spettatori.
Ma rimettere mano a quell’universo narrativo non è nei piani dei produttori esecutivi della serie, nonostante negli ultimi anni vi sia una corsa a recuperare vecchi format per riproporli in forma di revival o reboot. Anche perché le ultime stagioni di Lost sono state scritte e prodotte con lo scopo di raggiungere un finale già deciso e stabilito da ABC: la serie sarebbe durata sei stagioni e quando i produttori l’hanno saputo hanno iniziato a lavorare nell’ottica di realizzare la conclusione che desideravano, come ha spiegato Lindelof intervenendo ad un panel virtuale del New York Comic Con Metaverse.
Abbiamo messo così tanta energia emotiva per concludere questo spettacolo. A metà della terza stagione, quando finalmente abbiamo saputo quando sarebbe finita, ma anche prima di quel momento, tutti pensavano che sarebbe stato impossibile concluderla. Ora, con il senno di poi nel 2020, gli spettacoli finiscono regolarmente o vengono cancellati o sono serie limitate, ma nel 2004, quando Lost è iniziato, e nel 2007, quando abbiamo annunciato che sarebbe finita ed era ancora molto apprezzato, tutti ci dissero che non ci avrebbero mai permesso di porre fine a questa cosa.
Lindelof e Cuse hanno ribadito di aver profuso “tutta l’energia creativa nelle stagioni quattro, cinque e sei per fare il finale nel miglior modo possibile, alle nostre condizioni“, e il risultato è che 20 anni dopo il senso di quel finale così drastico, definitivo e “necessario“ viene ancora discusso e contestato da una parte del pubblico. Il motivo è semplice, secondo i produttori: “Quella non era la fine. Era solo una fine. Se sembra sbagliata sotto tanti aspetti, è perché è stata la nostra fine“. L’addio a Lost, insomma, lo volevano così, con un finale che chiaramente avrebbe diviso gli spettatori, lasciando delusa una parte di loro.
Oggi Lindelof e Cuse non hanno intenzione di riproporre Lost sotto altre forme, ma non sono per niente contrari al fatto che altri autori e produttori possano trarre ispirazione da quel racconto per crearne una versione nuova, anche perché sono passati oltre 15 anni dal suo debutto, avvenuto nel 2004, dunque c’è una generazione di artisti che potrebbe volersi tuffare in quest’avventura dopo averla vissuta da spettatore. Visto che ABC ha più volte manifestato interesse a resuscitare Lost, i candidati per questa non facile impresa devono solo farsi avanti.
È passato abbastanza tempo perché un’intera generazione di persone che sono cresciute guardando Lost oggi possa dire: ‘Ehi, sono uno scrittore. Ho un’idea per questa cosa’. Mi piacerebbe vedere una nuova generazione di narratori affrontare X-Files o persino Twin Peaks. Gli spettacoli che amo sembrano iconici perché sono stati realizzati da David Lynch o Chris Carter, ma penso che le storie possano essere raccontate da chiunque, e chiunque può prendere il controllo di una storia e farne la propria visione. Sarebbe piuttosto eccitante.
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