A voler chiudere il cerchio col personaggio della detenuta gitana è stata la stessa Alba Flores, come racconta in un’intervista a Vertele a poche ore dalla messa in onda dell’episodio in Spagna. La Flores è entrata nel progetto quando lo sviluppo della sceneggiatura era già in stato avanzato: quando i produttori le hanno raccontato il finale di El Oasis, ha chiesto di prendervi parte con un cameo.
L’idea di includere Saray in El Oasis è nata molto dopo, quando erano già alla fine. Ne abbiamo parlato molto, mi hanno detto la fine e ho detto che volevo che il mio personaggio tornasse per l’addio. È stato molto importante per me. Per tutti era chiaro che si adattava molto a ciò che volevano fare con la serie e che era giusto per il messaggio finale.
La scelta di includere Saray in Vis a Vis – El Oasis con un flasback dal carcere – e non come membro della nuova banda per l’ultima rapina delle protagoniste – rispetta il finale della serie originale e soprattutto la parabola della ragazza, che al termine della quarta stagione risultava perfettamente reintegrata nella società.
Non è mai stato ipotizzato che Saray fosse nella banda. Penso che sarebbe stato un passo indietro per lei come personaggio, per il suo percorso, e penso che sia più bello essere fedeli a ciò che conta: che le persone cambiano.
Alba Flores spiega di non aver avuto alcun problema a tornare nei panni di Saray in Vis a Vis – El Oasis, perché le è bastato indossare di nuovo la tuta gialla delle detenute di Cruz del Norte e ritrovare Najwa Nimri dietro una grata per sapere “esattamente cosa stavamo facendo, non avevamo dimenticato nulla (…) è tutto nella nostra memoria più profonda, come un’abitudine”. La FLores ha anche raccontato la sensazione di girare l’ultimo episodio della serie, tra i ricordi delle stagioni precedenti: “Mi sono venuti in mente molti ricordi della serie, sia davanti alle telecamere sia dietro, come se vedessi passare la vita da Vis a Vis davanti ai miei occhi”.
L’eredità di Vis a Vis, secondo l’attrice, resta enorme soprattutto per l’inclusività della storia, che ha mostrato tanti volti femminili differenti in un modo completamente inedito.
Al di là dei successi e degli errori che ha avuto, c’è qualcosa che le conferisce identità: è stata una serie che ha messo in gioco la diversità dalle donne (…) è una pietra miliare nel narrativa spagnola. Non c’è mai stata una serie con una tale diversità di donne.
Paradossalmente, quest’anno la FLores dice addio ad entrambi i personaggi che l’hanno resa celebre in tutto il mondo, visto che la sua Nairobi è morta ne La Casa di Carta 4:
È un anno vorticoso per me. Ho pianto per la fine di ogni personaggio, ma sono molto vitale e mi piace che la vita continui e che vengano altri progetti diversi, che ci sia un cambiamento. Mi sentirei molto intrappolata se pensassi di restare in queste due serie per altri cinque anni.
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