Cosa non ha assolutamente funzionato in Doc Nelle Tue Mani, dalla sceneggiatura alla recitazione

Ascolti incredibili ma immeritati per la serie con Luca Argentero: Doc Nelle Tue Mani ha sviluppato in modo mediocre quello che era un buon soggetto


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I numeri sono impressionanti, ma non bastano certo a celare le mancanze di una serie che si è immeritatamente imposta nel palinsesto desolato della tv generalista in un periodo di emergenza sanitaria: Doc Nelle Tue Mani è decisamente il jolly di Rai1, la rivelazione inaspettata che ha debuttato con oltre sette milioni di telespettatori e ne ha attirati più di 8 con gli appuntamenti successivi,complice l’ampliamento della platea televisiva dettato dalla quarantena. Il 16 aprile si conclude la prima parte, che sarà seguita da altre 4 puntate in autunno (o comunque quando sarà possibile terminare le riprese della serie, interrotte dall’emergenza sanitaria).

Il difetto di Doc Nelle Tue Mani che per primo salta all’occhio è la differenza enorme tra le ambizioni e la qualità del prodotto finale: da un lato l’aspirazione a creare un medical drama all’americana ambientato in Italia, con tanto di trama orizzontale importante, dall’altro uno standard qualitativo non all’altezza dello scopo né per scrittura, né per la regia, né per la recitazione.

Il soggetto

Eppure questa storia partiva da un soggetto molto forte, una storia vera, quella del medico di Lodi Pierdante Piccioni, che dopo un incidente d’auto ha perso la memoria degli ultimi 12 anni della sua vita, mai recuperata completamente. Per quanto il tema della memoria abbia radici antichissime e sia forse anche abusato, la sua incredibile vicenda umana era un ottimo punto di partenza, ma si perde in una scrittura che mescola soap opera e genere medico, senza risultare infine ne l’una né l’altro e peraltro modificando molto la storia originale. Il che non sarebbe un problema se la finzione si reggesse su una scrittura solida, originale ed avvincente, ma purtroppo non è così.

La sceneggiatura

Un soggetto interessante si è trasformato in una sceneggiatura che attinge a piene mani dai format più popolari del genere medical drama: il protagonista di Doc Nelle Tue Mani, Andrea Fanti, finisce in coma dopo una sparatoria ad opera del parente di un paziente morto in ospedale (una delle scene clou di Grey’s Anatomy, sesta stagione, protagonista Derek Shepherd), peraltro dopo aver scoperto che il caso di malasanità è stato insabbiato da un suo collega (The Resident docet). Inoltre il Fanti è una specie di Dr. House nostrano, burbero, scostante e poco empatico coi pazienti quanto geniale nelle diagnosi, cui arriva sempre in modi non tradizionali, e ha una vita sentimentale complicata (neanche a dirlo), ora inevitabilmente condizionata dall’amnesia. Vero è che il genere medical sconta il fatto che ormai l’eccesso di format simili ha reso difficile cercare una propria cifra stilistica senza cadere negli stilemi più classici, ma c’è ancora qualche esperimento che riesce a stupire anche sul versante delle serie drammatiche d’ambientazione ospedaliera (si veda la rivelazione canadese Transplant). Avendo una storia vera e forte da cui partire, Doc Nelle Tue Mani avrebbe potuto lavorare molto di più sul soggetto per renderlo unico e cercare la propria originalità in un mare di format tutti simili.

Gli attori

Il protagonista Luca Argentero ha un viso molto telegenico, un sorriso magnetico, ma purtroppo bisogna essere onesti: può sfoggiare due o tre espressioni in tutto, recita di gola e mai di diaframma e con una dizione che a tratti rende difficile capire cosa stia dicendo. Il resto del cast non brilla. Matilde Gioli ha un’impostazione più cinematografica ma un ruolo un po’ sommesso, Gianmarco Saurino è tutto sommato forse il più adatto alla parte. Gli altri fanno perlopiù da contorno, senza infamia e senza lode.

DOC – Live – Prima Puntati – Andrea non si riconosce

Oltre a non avere più ricordi degli ultimi dodici anni, Andrea non riesce più a riconoscersi in quello che vede… ? #DOCNelleTueMani

Pubblicato da DOC – Nelle tue mani su Giovedì 26 marzo 2020

La regia

Jan Maria Michelini e Ciro Visco, dietro la macchina da presa per Doc Nelle Tue Mani, faticano a trovare un linguaggio davvero innovativo e dinamico. Ci provano, intendiamoci, ma senza risultati convincenti, finendo per optare per molti primi piani e movimenti di macchina a mano che, anziché dare l’effetto di realismo ricercato, fanno risultare la regia semplicemente dimessa.

Peccato, perché il pur interessante soggetto di partenza di Doc Nelle Tue Mani – ispirato al libro di Piccioni Meno dodici: Perdere la memoria e riconquistarla: la mia lotta per ricostruire gli anni e la vita che ho dimenticato – non è stato valorizzato abbastanza nel successivo processo di scrittura e produzione. Il risultato è una serie tv che riprende gli stilemi di medical drama più commerciali e popolari coniugandoli con i mezzi espressivi modesti, se non perfino mediocri, della tradizionale fiction all’italiana basata sul racconto delle professioni, dai medici ai marescialli passando per i preti. E il risultato non è all’altezza dell’enorme platea raggiunta da questa prima parte di stagione.