BoJack Horseman 6 parte 2 su Netflix dal 31 gennaio: perché è la fine (della fine) di un’epoca

Dopo House of Cards e Orange is the New Black, la conclusione di BoJack Horseman segna la fine di un'epoca di originali Netflix cui è stato concesso tutto il tempo di splendere

Una immagine dal trailer di BoJack Horseman 6 parte 2

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Sono passate alcune settimane dalla pubblicazione del primo trailer di BoJack Horseman 6, parte 2, su Netflix dal 31 gennaio, e ancora risuonano gli echi delle parole che preannunciano l’addio al nostro uomo-cavallo del cuore.

Ho commesso molti errori, riconosceva con una certa rassegnazione, ma adesso riguardo l’altro BoJack e penso: “Chi è quello?”. Ho pensato di aver toccato il fondo molte volte, ma poi ho scoperto che c’era un altro fondo sotto il fondo. Pensavo che tutta la mia vita fosse una farsa. […] Mi sentivo come la copia di una copia di una persona.

E quando la terapista gli domandava se le cose fossero diverse, adesso, il trailer si faceva volutamente più ambiguo, rimandando la risposta al 31 gennaio e agli ultimi episodi inediti.

BoJack Horseman 6 parte 2 si compone di otto episodi, in cui lo stesso BoJack (Will Arnett) – adesso Professor Horseman? –, come anche Diane (Alison Brie), Mr. Peanutbutter (Paul F. Tompkins), Princess Carolyn (Amy Sedaris) e Todd (Aaron Paul), vedranno compiersi il proprio destino, o ne vedranno tracciato un indirizzo perché sia poi la nostra libertà ad attribuirvi un senso.

La conclusione di BoJack Horseman è un affare personale per moltissimi dei fan che nelle vicende del protagonista non hanno riscontrato soltanto la storia di un declino individuale o una satira sociale. Negli anni si sono scritti fiumi di parole sul valore profondo del viaggio di BoJack, sulla capacità di ogni sua riflessione o scelta – perlopiù scellerata – di riflettere le ansie, le frustrazioni, le piccole e orribili mancanze che albergano in noi.

E dunque dire addio a un antieroe del genere non può che essere doloroso. Vederlo scomparire è un po’ come rinunciare a quell’amico che, dando il peggio di sé, riesce alternativamente a consolarci per una nostra presunta superiorità morale e inquietarci per l’inconfessabile sua vicinanza a certe nostre bassezze.

Ma, in prospettiva, la conclusione di BoJack Horseman 6 parte 2 segna la fine della fine di un’epoca che, per Netflix, è stata sia di sperimentazione che di enormi conquiste. L’anno di debutto di BoJack, il 2014, ha coinciso con un periodo che avrebbe fatto la storia dello streaming, con il successo di serie originali come House of Cards e Orange is the New Black.

È proprio pensando a questi tre pilastri della produzione originale Netflix che notiamo come siano cambiate le cose da allora. Per il colosso dello streaming il numero di serie così longeve si è drasticamente ridotto, e chissà che anche BoJack, Frank Underwood e le detenute di Litchfield non debbano ringraziare la prima-era-Netflix per le proprie fortune.

Col passare degli anni le serie originali Netflix sono cresciute a dismisura, portando con sé un ovvio aumento dei costi e un’altrettanto prevedibile necessità di legarne il futuro ai numeri immediati, più che alle ambizioni creative di lungo termine. Da Sense8 in poi sono stati molti i casi di cancellazioni capaci di scatenare lo sdegno di fedelissime fanbase.

Lo stesso Raphael Bob-Waksberg, creatore di BoJack Horseman – e, più di recente, dell’eccellente Undone –, ha messo in discussione la decisione di Netflix di porre fine alla serie. Per non parlare della sua collaboratrice, l’illustratrice Lisa Hanawalt, che per Netflix ha sviluppato la splendida Tuca & Bertie per poi vederla morire dopo una sola stagione.

È proprio questo cambio di strategia a lasciare dei dubbi su ciò che ne sarebbe stato di BoJack Horseman se la serie avesse debuttato in anni più recenti. Se per il pubblico è stata una hit istantanea, infatti, per la critica il suo grandioso potenziale è emerso pienamente soltanto a partire dalla terza stagione. E se il progetto si è concretizzato il merito è stato senz’altro della lungimiranza di Netflix, ma anche della perseveranza di Bob-Waksberg.

A volte quando vuoi fare qualcosa di nuovo e impegnativo devi lavorarti un po’ quelli che comandano, twittava anni fa in riferimento ai dubbi iniziali su BoJack.

E poi anche: Se fossimo andati in onda su un’altra rete, o anche su Netflix in un qualsiasi altro periodo, non sono certo che avremo ottenuto il rinnovo per una seconda stagione.

E infine, soprattutto in merito alla cancellazione di Tuca & Bertie: Mi pareva di capire che, ai tempi, il modello di Netflix consistesse nel dare alle serie il tempo di crescere. È un vero peccato che sembrino aver cambiato strategia.

Com’è naturale, per Netflix le ragioni del cuore non possono oscurare le logiche commerciali, né è questo il momento o il luogo in cui serva provare a ragionarci. La consolazione, per tutti noi amici di BoJack, è che le cose siano andate esattamente come sono andate, negli anni in cui si sono verificate. Ne abbiamo guadagnato sei splendide stagioni, di cui il 31 gennaio vedremo gli ultimi episodi inediti.

Riguardiamo ora il trailer di BoJack Horseman 6 parte 2, in arrivo su Netflix: