Continuare a immaginare che Netflix sia un paradiso di creativi in cui la libertà di espressione regna sovrana si fa sempre più complicato. Perché è vero che sulla piattaforma di streaming trovano spazio progetti che altrove non potrebbero esistere, ma è dura pensare che ciò faccia davvero la differenza se l’aspettativa di vita delle serie di nicchia è di una sola stagione.
È stato proprio questo il destino di Tuca & Bertie, cancellata dopo una prima stagione lodata dalla critica e apprezzata dal pubblico. Netflix non ha l’abitudine di comunicare dati precisi sulle visualizzazioni delle sue serie originali, ma è chiaro che la cancellazione della comedy cugina di BoJack Horseman è dovuta a una questione di numeri insoddisfacenti.
Tuca & Bertie è una serie animata creata da Lisa Hanawalt – anche lei nel team creativo alle spalle dell’uomo-cavallo di Hollywoo – e incentrata sulle dinamiche dell’amicizia al femminile. Tuca è un tucano vivace ed energico, Bertie un usignolo sognante, giudizioso e al contempo insicuro. Il loro rapporto riflette la complementarità di yin e yiang e dà un volto animato, surreale, eppure più verosimile che mai alla quotidianità delle trentenni di oggi.
Come già evidenziato nella recensione estesa della serie, Tuca & Bertie riesce a ritrarre con disarmante onestà molte delle problematiche affrontate dalle millennial normali di questi anni. Tuca, ad esempio, lotta con un difficile passato di dipendenze e un presente che non riesce a superare la precarietà della gig economy. Bertie si vede frenata dalla relazione con un compagno già pronto alla vita di coppia da adulti, e allo stesso tempo lotta per sopprimere l’ansia e l’insoddisfazione di un lavoro che dovrebbe amare e che è invece lontanissimo dalle sue passioni.
La forma animata – e il suo universo psichedelico estremamente dettagliato – non è un limite, ma anzi è funzionale ai temi trattati e assicura alla serie una forza comunicativa che molte comedy umane faticano a trovare. Ed è proprio per questo che la cancellazione di Tuca & Bertie appare una mossa miope se non palesemente ingiusta.
La sensibilità creativa di Lisa Hanawalt e il suo approccio garbato ma sempre efficace a questioni urgenti e spesso delicate hanno regalato a Tuca & Bertie ciò che neppure Girls, Insecure, Transparent o altre serie a trazione femminile sono riuscite a garantire: un ritratto fedele delle vere millennial. Trentenni perlopiù prive dei salvagenti economici della borghesia medio-alta, della solidità familiare e del privilegio di ridurre le proprie preoccupazioni alle minuzie di una vita sentimentale insoddisfacente.
Cancellare Tuca & Bertie significa insomma ridurre la portata dello storytelling a vantaggio di considerazioni puramente economiche. Comprensibile, nell’ambito di un’azienda ormai abituata più a togliere che a dare, ma non per questo meno deludente. Lasciar andare Tuca & Bertie non significa tanto dover rinunciare a una serie animata godibile e ben fatta, quanto perdere l’occasione di ritrovare sullo schermo l’intricato universo personale, relazionale e professionale di tante trentenni perennemente in lotta e ancora in cerca di sé.