Creatività, territorio, benessere. Sono le parole chiave emerse dal convegno Quando l’Arte incontra l’Impresa, organizzato il 7 dicembre al Circolo Ufficiali della Marina Militare di Napoli, all’interno de L’Arte Che Cura, il festival su arte e benessere ideato dallo psicoterapeuta Massimo Doriani e organizzato dall’Accademia Imago col sostegno di Optima Italia.
Il festival ha posto in luce le potenzialità trasformative e terapeutiche dell’arte, che consente alle persone di confrontarsi con la bellezza. Attraverso i linguaggi artistici è possibile dare espressione alla propria creatività, per entrare in contatto con le parti più profonde del sé e ricavarne una sensazione di benessere. Il dibattito, perciò, ha cercato di capire come l’arte possa diventare uno strumento anche per l’impresa, sia nell’ottica del benessere aziendale interno, sia come elemento che facilita e solidifica la relazione tra impresa e territorio.
“In un’impresa c’è arte in senso lato – ha esordito il giornalista e comunicatore Claudio D’Aquino – arte e ‘poesia’, una parola che in greco vuol dire ‘fare, produrre’. L’impresa fa arte, grazie a un’azione collegiale mirata alla creazione di un capolavoro, il prodotto”. Un prodotto che non risponde solo a esigenze funzionali: “Quello che ha insegnato Adriano Olivetti – continua D’Aquino –, che si è sempre interrogato sulla fabbrica come luogo che mira alla bellezza. Intesa come qualità estetica del prodotto; come bellezza dei luoghi fisici, pensiamo allo stabilimento dell’Olivetti a Pozzuoli; e infine nella relazione col territorio, in cui l’impresa irradia bellezza e sul quale incide con la sua cultura del saper fare”.

L’impresa è un attore fondamentale delle società contemporanee, ed è forte il suo legame con il contesto ambientale, col quale è necessario creare relazioni virtuose, che arte e creatività possono favorire. “L’immagine dell’impresa come chiusa in sé stessa e impegnata solo nella produzione di beni e servizi – aggiunge Doriani – è anacronistica. Nelle attuali società complessa le aziende sono ambienti dinamici che dialogano con il mondo circostante. L’impresa ha interesse a trasformare in positivo luoghi e persone. Anche perché il benessere aiuta a creare ambienti sani e più produttivi”.
L’arte porta benessere nelle organizzazioni. È l’esperienza riportata all’interno di Quando l’Arte incontra l’Impresa da Antonio De Filippis di Reale Mutua Assicurazioni: “Noi vendiamo un prodotto improntato alla sicurezza, alla stabilità. È facile in questi casi cadere nella monotonia e ripetitività del lavoro. Perciò abbiamo aperto fisicamente i nostri spazi alle esposizioni di giovani artisti. Per gli impiegati è stato stimolante entrare in contatto con figure diverse da loro, facendole partecipare alla nostra vita quotidiana. Inoltre abbiamo intrapreso un percorso di formazione interagendo con artisti, psicologici, scoprendo come questa apertura alla cultura sia capace di scatenare la creatività dei dipendenti, migliorando la qualità del lavoro, sia all’interno del gruppo che nella relazione con l’esterno”.
L’apertura caratterizza anche Optima Italia, la multiutility specializzata nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni che si è affermata come uno dei più importanti player nazionali del settore, partendo da Napoli. “Qui a Napoli – a parlare è il brand manager Antonio Pirpan – è percepibile un’intensa energia creativa e vitale, riuscire a canalizzarla nell’azienda è la sfida di ogni imprenditore. È il fattore intangibile e non immediatamente quantificabile in termini di fatturato che può creare enorme valore per l’impresa. Nell’ottica di una filosofia open abbiamo ad esempio promosso iniziative come Smartup Optima, un premio di arte contemporanea per artisti under 40 che ha visto una enorme partecipazione. Abbiamo trasformato gli spazi di lavoro in una galleria aperta a tutti, un’esperienza estremamente coinvolgente per i dipendenti”.
In termini di relazione tra impresa e territorio, c’è anche dell’altro: “Un brand è portatore di valori che costituiscono la sua identità – continua Pirpan –, allora la marca può trovare sul territorio delle realtà che rispecchino questi valori e porsi in dialogo con loro. Un altro esempio in tal senso è il supporto dato al Nuovo Teatro Sanità, che in un quartiere complesso di Napoli fa una seria proposta culturale con una compagnia giovane e creativa, poi velocemente assorbita con successo dalla grande industria audiovisiva. In loro abbiamo riconosciuto caratteristiche che appartengono anche a noi, lavorare, innovare, dettare standard senza occuparsi dei competitors. È così, nel nome dell’identità e dell’ambiente di marca, che si può stabilire un forte legame tra impresa e territorio, con ricadute positive per tutti”.
Claudio Miranda, responsabile ricerca di Graded, energy saving company che progetta e realizza soluzioni energetiche ad alta efficienza tecnologica, ricorda come “la nostra azienda mantenga una forte relazione col territorio nel segno dell’arte. Abbiamo sostenuto il progetto Rivelazioni – Finance for Fine Arts di Borsa Italiana, con il restauro di un dipinto del Museo di Capodimonte. E abbiamo letteralmente ridato luce al Macellum, il Tempio di Serapide a Pozzuoli, che era abbandonato a sé stesso durante la notte. Abbiamo progettato un moderno sistema di illuminazione a led che crea uno studiato effetto scenografico, restituendo ai cittadini e visitatori la bellezza di questo meraviglioso sito archeologico”.
A Quando l’Arte incontra l’Impresa Laura Valente porta la sua esperienza di Presidente della Fondazione Donnaregina, che gestisce il Madre, il museo di arte contemporanea nel cuore del centro antico di Napoli, tra Sanità e Forcella. “Quando mi sono insediata nel 2018 mi sono subito chiesta cosa facesse il museo per la città. Ho scoperto che la maggior parte dei ragazzi di quest’area non era mai stata nel museo. Da qui è nato Madre per il sociale: una piattaforma di attività educative e un network di progetti di inclusione sociale per costruire un’esperienza condivisa con una comunità allargata, per un museo diffuso, attivo, partecipato, soprattutto con i giovanissimi”. Questo è un processo nel segno dell’arte che, conclude Valente, “riannoda l’istituzione museale al territorio, grazie alla collaborazione con cooperative, associazioni, artisti come Enzo Avitabile e intellettuali come Maurizio Braucci. L’arte non può cambiare il mondo, ma può cambiare il modo in cui noi guardiamo il mondo”.

Quando parliamo di arte e impresa, non va dimenticato che il Mezzogiorno è un’area complessa del paese nella quale, nonostante le eccellenze, manca, come ha sottolineato D’Aquino, “quel tessuto connettivo, promosso dalla politica, che aiuti le aziende a diffondere il proprio saper fare sul territorio”. Qui, come ha sottolineato Valente, “si fa fatica, perché ci sono ritardi e inefficienze. E la bellezza ha bisogno di efficienza”.
Doverosa quindi, a conclusione dei lavori di Quando l’Arte incontra l’Impresa, la voce dell’attore istituzionale, l’assessore al Verde del Comune di Napoli Luigi Felaco. “L’arte è un forte strumento di inclusione sociale. Abbiamo bisogno, per sfruttarne le potenzialità, di una visione comune integrata, che metta insieme tutti gli attori del cambiamento, dalle istituzioni alle imprese. Per questo insieme all’Anci, l’associazione dei comuni italiani, abbiamo creato un tavolo interassessorile sulla creatività urbana, chiamando tutte le grandi città a discuterne. L’abbiamo voluto fare a Napoli perché crediamo che dal Sud possa partire una nuova ondata di politiche rispetto a questi temi. Occasioni come questo convegno arricchiscono il dialogo con le imprese, che vanno aiutate a esercitare il loro forte ruolo sul territorio, grazie alla loro visione in termini di innovazione culturale e sociale. Dobbiamo, insieme, ripensare i territori per una rigenerazione sociale, culturale e politica”.