La Differenza di Gianna Nannini è un ritrovato senso di colpa. Abbiamo trascorso tanti anni a perdere tempo con dimensioni sonore che credevamo veramente nostre, ma dopo l’ascolto del diciannovesimo disco della Gianna (inter)nazionale ci accorgiamo che ci mancava qualcosa.
A questo giro, due anni dopo Amore Gigante (2017), per quanto non sembrasse necessario dall’olimpo in cui la rocker senese divide et impera, esiste un upgrade nella continua ricerca minuziosa della maturità artistica. Gianna Nannini è nostra madre, nostra sorella e la nostra migliore amica, perché riesce a scavare nei nostri tessuti anche con una semplice sillaba. La magia è data da quel suo timbro che riesce a essere un pugno carezzevole, un atterraggio violento sul morbido.
Non ne ha mai abbastanza, Gianna, e per offrirci il meglio che potesse produrre si è fatta un viaggio fino a Nashville per lavorare all’interno del Blackbird Studio di Jack McBride dopo aver gettato le basi a Londra insieme a Dave Stewart. Tutto è nato a Gloucester Road, una coordinata alla quale la nostra amata ha dedicato una traccia. Gloucester Road, non a caso, è un pezzo folk dove il caffè sostituisce il whiskey nonostante gli occhioni di Gianna stiano guardando verso le montagne ancora solcate dalle anime degli autoctoni. Acustiche e metallo pizzicano le corde in una fiaba bucolica piena di sentimento: “Svegliati, amore, che arriva settembre. Se il sole ci scalda dipende da noi”.
I testi tradiscono il talento da songwriter di Pacifico e la passione per l’amore di Gianna Nannini, ma La Differenza è soprattutto il disco di una post-produzione quasi assente: per questa nuova opera Gianna, come dice a Repubblica: “Gran parte delle canzoni sono cantate in diretta, massimo due volte, e per me che sono una performer live cantare in un disco così è un invito a nozze. E anche lavorare con una band come quella che mi ha sostenuto: volevo che gli arrangiamenti fossero per una band che suonasse come uno strumento solo, non volevo che si sentisse tanta roba, una cosa semplice ma molto innovativa, un tipo di suono in linea con quello che si sente nella musica di oggi”.
- La
- Nannini,
A partire dalla title track che apre il disco, la voce di Gianna diventa un miocardio spalancato. Una ballata profonda e toccante sull’amore scuote già le membra e ci mette di fronte al fatto compiuto: sarà un viaggio emozionante. “Sei ancora tu, ma tra noi due la faccio io, la differenza. Non te lo dirò mai più: amore mio, sei tu, ancora tu”.
Dopo una sviolinata necessaria e profonda, ci sorprende il groove di Romantico E Bestiale, quasi un tentativo di introdurre il Coez che arriverà in Motivo con la frase: “Se te ne vai faccio un casino“, e la stessa energia è propria de L’Aria Sta Finendo, che ripropone il vecchio canone rock una Nannini sempre in forma.
La sua capacità è sempre quella di coniugare l’amore e le chitarre elettriche, un matrimonio che con L’Aria Sta Finendo si manifesta nel riff che ricorda le scale in discesa di Lover, Leaver dei Greta Van Fleet e quel vocalizzo finale che profuma tanto di omaggio a Janis Joplin. Lo sa fare, Gianna, quel rock anche un po’ più frivolo e distensivo che troviamo in Assenza, con quel beat che ricorda Mambo N. 5 che però esplode in un britpop festoso e orecchiabile: “Uh la la, mi scoppia il cuore”.
Motivo è il brano più onirico e senza peso de La Differenza di Gianna Nannini. Sì, c’è anche Coez, quello di Domenica che quando dice: “Sai, ci son rimasto male, sei su un’astronave” sa poggiarsi sulla quarta minore della scala per farci letteralmente del male, anche quando si unisce alla voce di Gianna nel ritornello che verrà. Si parla di distanza, un elemento che trafigge: “E ti sento da qua, anche se alzo la musica”, un argomento che dà un senso al duetto tra le due realtà così differenti e così contigue.
Canzoni Buttate è una nuova celebrazione della ballata di Gianna, alle prese con pentimenti ed errori che si traducono in canzoni apparentemente inutilizzabili, ma si rendono tali per un gap linguistico, quell’incomunicabilità che si crea tra due mondi belligeranti.
Trionfa il 6/8 in Per Oggi Non Si Muore, quasi un reprise de Le Intermittenze Della Morte di José Saramago ma assolutamente un inno al carpe diem: “Per oggi non si muore, domani si vedrà”. Poetico e pieno di pellezza il pianoforte che introduce A Chi Non Ha Risposte e troviamo forza in quella frase verace ma piena di dolore: “Fa un male cane se te ne vai”. C’è quella voce angelica, poi, che interviene dopo la prima metà del brano: è Wendy Moten, quella di Come In Out Of The Rain.
La Differenza di Gianna Nannini si chiude con Liberiamo. Riscopriamo il pop che ha reso grande la nostra rocker, quello degli anni ’90 così semplice e così diretto, e così dolce: “Buonanotte, gioia mia”. Tre semplici parole che diventano un abbraccio inumidito da una lacrima di commozione che precipita sulla spalla di chi ci sta di fronte.
Un premio, forse, ce lo meritavamo. Ci siamo divorati per una causa politica, abbiamo odiato gli avversari e abbiamo sofferto per qualcuno. La Differenza di Gianna Nannini è l’isola confortevole che ci accoglie per salvarci dalla tempesta. Una lezione di vita e di musica, un’amica che non se n’è mai andata, che c’è sempre stata.