Con la sua interpretazione di Annalise Keating de Le Regole del Delitto Perfetto, Viola Davis ritiene di aver innescato un cambiamento storico per il piccolo schermo e non vuole certo fermarsi qui.
Prima attrice di colore ad aver vinto sia un premio Oscar che un Emmy Award (proprio per il ruolo della Keating, prima donna di colore a vincere come protagonista di una serie drammatica) e un Tony Award, la Davis ha raggiunto il successo in età matura, trovando non poche difficoltà nel farsi affidare ruoli di primo piano. E ha ben chiaro il perché.
Tutto si spiega, secondo l’attrice premio Oscar per Barriere di Denzel Washington, con la “teoria del sacchetto di carta“, una regola non scritta che ha dominato il sistema dei casting per cinema e tv per decenni, soprattutto per quanto riguarda i ruoli femminili, come ha spiegato in un’intervista a The Wrap.
Quando vedi una donna di colore sullo schermo, il test del sacchetto di carta è ancora vivo e vegeto. Questo è l’aspetto razziale del colore della pelle: se sei più scura di un sacchetto di carta, allora non sei sexy, non sei una donna, non dovresti essere nel regno di tutto ciò che gli uomini dovrebbero desiderare.
Proprio per questa tendenza alla discriminazione anche tra le stesse persone nere, sulla base della gradazione, per la Davis è rivoluzionario il fatto che col suo colore della pelle così indiscutibilmente scuro sia diventata la protagonista assoluta di una serie drammatica di prima serata per un’emittente generalista e che la sua interpretazione della travagliata Annalise Keating de Le Regole del Delitto Perfetto le abbia portato tanti (meritatissimi) riconoscimenti.
Nella storia della televisione e persino nel cinema, non ho mai visto un personaggio come Annalise Keating interpretato da qualcuno che assomiglia a me. La mia età, il mio colore, il mio sesso. È una donna che racchiude in modo assoluto l’intera gamma dell’umanità, la nostra sessualità soggettiva, il nostro istinto materno squilibrato. Lei è tutto questo ed è una donna di colore scuro.
Poiché dopo il successo come attrice è diventata anche produttrice con la sua società di produzione JuVee Productions fondata insieme al marito Julius Tennon, la Davis si è posta l’obiettivo di favorire una più ampia rappresentanza delle persone di colore nell’industria cinematografica e televisiva. D’altronde i tempi sono maturi: se un racconto della segregazione razziale come Greenbook vince l’Oscar per il Miglior Film, se perfino La Sirenetta avrà come protagonista una ragazza di colore, vuol dire che si sta tracciando una strada condivisa, che punta a rendere quello dello spettacolo un sistema più inclusivo e rappresentativo della realtà.
Continuo a dire che ci sono così tanti attori esclusi e lo sono stati per tanto tempo. E se viene data loro l’opportunità, potrebbero stupire il mondo ed elevare l’arte. Quindi essere nella posizione di poter dare a quegli attori un’opportunità sarebbe inestimabile.