La Rai qualche sforzo di ammodernamento lo sta facendo, ma la politica non l’aiuta per niente. E in questo caso non parliamo di lottizzazione in consiglio di amministrazione, ma di pressioni esterne sulla Commissione di Vigilianza sui contenuti trasmessi dalla Rai. Sotto accusa sono finite alcune scene lesbo ne I Bastardi di Pizzofalcone, che hanno fatto infuriare le rappresentanze politiche più conservatrici.
Al centro della polemica sollevata da alcuni esponenti del centrodestra, c’è il racconto della storia d’amore tra due donne, in onda nella puntata di lunedì 30 gennaio. Apriti cielo: anche stavolta una storia omosex trasmessa in tv è tacciata di pericolosità. Sono passati solo pochi mesi dalla figuraccia internazionale di Rai2 per via della censura dela serie tv Le Regole Del Delitto Perfetto, definito un errore editoriale per “eccesso di pudore“, cui si è rimediato trasmettendo la serie in versione integrale dopo la sollevazione popolare in rete e l’indignazione di attori e showrunner oltreoceano.
E quello che sembrava un caso destinato a fare scuola in termini di apertura mentale e di rispetto per l’opera intellettuale in sé, al di là delle tematiche trattate, oggi sembra un lontano ricordo, visto che la politica continua ad interferire (è recente anche la polemica di Mario Adinolfi sulla cosiddetta “tassa gay”a Sanremo) chiedendo sostanzialmente alla Rai di operare un’autocensura.
Il comunicato dell’onorevole Maurizio Lupi di Area Popolare è infarcito dei classici luoghi comuni sul pudore, sul rispetto delle fasce protette e sulla necessità di trattare la sessualità con filtri ben precisi. In primis (o forse sarebbe meglio dire soltanto) quando si tratta di omosessualità, perché è sempre questo particolare a suscitare scalpore, benché le critiche siano inserite in un discorso più generale.
Questo il comunicato diramato dall’onorevole, che annuncia una convocazione del presidente della Vigilanza Roberto Fico per discutere della questione.
È troppo se chiediamo alla Rai di Campo dell’Orto di tenere la propaganda della sessualità libera, sia essa etero o omo, fuori dalla prima serata? È proprio necessario che in qualsiasi trasmissione, sia un talk show, un festival canoro, una produzione di Rai Fiction quale che ne sia il genere, commedia o poliziesco, debba contenere scene esplicite di sesso omosessuale? La signora che ha scritto ad Avvenire denunciando la gratuita, non giustificata cioè dall’intreccio narrativo, scena di sesso tra due donne che ha scandalizzato sua figlia nella puntata del 23 gennaio della serie I bastardi di Pizzofalcone ha ragione da vendere. A quell’ora i bambini davanti alla televisione sono tanti. Fino a quando noi cattolici, ma chiunque ancora creda nella funzione educativa della famiglia, dovremo finanziare con il nostro canone l’incontinenza visiva e le pulsioni ideologiche e non solo di registi e autori pagati con il denaro pubblico? Non si tratta di essere bacchettoni, ho difeso con forza la fiction sul commissario Rocco Schiavone da strumentali attacchi moralisti perché aveva una sua ragion d’essere e una sua coerenza narrativa che in questo caso sono assolutamente irrintracciabili. Rai1 ha una sua immagine e una sua tradizione, a torto o a ragione è ancora considerata una rete per famiglie. Su questo episodio faremo un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai. Partirà oggi una mia lettera al presidente della Vigilanza perché il direttore di rete di Rai1 venga convocato quanto prima per un’audizione.
Ma non ci sono solo i portavoce della retrograda idea che debbano esservi fasce orarie specifiche dedicate a “certi temi”. Sulla questione sono intervenuti anche i Verdi con il consigliere regionale in Campania Francesco Emilio Borrelli, in difesa della fiction e della libertà artistica degli sceneggiatori, adombrando il sospetto che ci siano altre motivazioni dietro il polverone sollevato su I Bastardi di Pizzofalcone.
La polemica ad opera di alcuni deputati di Area Popolare contro la fiction ambientata a Napoli Bastardi di Pizzofalcone è davvero penosa e irricevibile. Anche questa volta guarda caso si solleva un polverone nei confronti di un prodotto di successo campano. Questi neo bigotti e moralisti si scandalizzano contro uno spettacolo in cui la sessualità è assolutamente marginale ma la loro mente è ossessionata solo da qualsiasi rapporto omosessuale. In tv poi in tutte le ore e in qualsiasi giorno della settimana va in onda di tutto. Su internet chiunque può collegarsi a siti porno eppure questi deputati non hanno di meglio da fare che chiedere la censura per la fiction tratta dai romanzi dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. In tante opere cinematografiche e televisive di grande pregio artistico da sempre ci sono scene di sesso e di nudo anche forti. Basti pensare a Bertolucci, a Pasolini, ad Almodovar ed a Visconti. Non è obbligatorio vedere la fiction ma è intollerabile la censura di certi bigotti. Pensassero ad approvare buone leggi e ad impegnarsi per il paese invece di fare polemiche davvero squallide e di basso profilo. L’On. Maurizio Lupi dimessosi dal ruolo di ministro per una serie di favoritismi, tangenti e intrecci poco chiari che hanno coinvolto i suoi collaboratori anche la sua famiglia invece di fare il moralizzatore di fiction pensasse alle vicende che l’hanno travolto negli ultimi anni che non lo fanno di certo a nostro avviso un punto di riferimento di moralità. E’ più grave dimettersi da Ministro per uno scandalo o vedere una fiction con una scena in cui due donne si baciano perchè semplicemente si amano?
“Che impegnassero il loro tempo a risolvere i veri problemi dell’Italia” è stato il commento dell’attrice Serena Iansiti, interprete di una delle scene in questione. Intanto la serie continua a macinare ascolti (una media di 6 milioni 633 mila telespettatori e il 26.64 di share per la quinta puntata) ed è già stata rinnovata per una seconda stagione.