C’era troppa carne al fuoco in questo finale di Grey’s Anatomy e il risultato è stato un episodio tutto sommato modesto, a tratti grossolano e poco credibile, in cui una serie di eventi si sono affastellati in modo abbastanza confuso e scoperte importanti sono avvenute in modo banale.
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Le premesse dell’episodio Family Affair (12×24) sono ottime, tutto il resto è abbastanza deludente. La prima scena è forse la più vera di tutta la stagione: Alex e Meredith che senza filtri, uno di fronte all’altro stesi su un prato come un tempo avrebbe fatto con Cristina, si confidano i rispettivi dubbi sulla vita e sull’amore.
Il loro discorso sembra voler cercare un senso a quel meant to be cui le storyline di ShondaLand ci hanno abituati in questi anni: “Forse siamo destinati ad averne solo uno. Un’anima gemella, un vero amore?“. Nel botta e risposta tra i due, con tanto di rievocazione di Derek e Izzie, c’è il tema che detta la linea dell’intero episodio, dedicato al matrimonio di Owen e Amelia. Peccato che un argomento così profondo e importante nell’economia della trama (almeno per come è stato affrontato dalla prima stagione ad oggi) sia stato trattato in modo superficiale, forzato e per nulla emozionante.
Altra ottima premessa è lo strazio di Amelia di fronte all’assenza della sua famiglia nel giorno delle nozze, sincero e commovente, ma anche in questo caso trattato in modo spicciolo: Amelia si è sempre sentita la pecora nera della famiglia, l’eterna seconda dopo Derek, ha avuto un rapporto non felice con la madre, ha perso il padre da bambina, ha visto morire suo figlio e l’amore della sua vita (la sua storia è più surreale di quella di Meredith) e questo matrimonio voluto in modo impulsivo e frettoloso le fa ripercorrere tutta la carrellata di fallimenti e dolori che ha dovuto affrontare, dalle numerose dipendenze alle carenze affettive che sono causa ed effetto le une delle altre. Trattare questo argomento con una sfuriata telefonica, per quanto sia stata toccante, è un po’ riduttivo. Così come far esplodere tutto questo insieme di traumi in una fuga in stile se scappi ti sposo, tra fast food e corse sotto l’acqua, non ha prodotto l’effetto tragicomico sperato. E comunque niente a che vedere con la meraviglia di Cristina che si strappa il vestito di dosso e urla “sono libera” dopo essere stata mollata all’altare nella terza stagione. Altri tempi, altri personaggi, altre attrici: una grandezza ormai sfumata.
https://youtu.be/Yp21HRA4U1g
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Meredith che si improvvisa ‘persona’ di Amelia per un giorno, rinunciando a far valere quello che pensa davvero e che ha detto poco prima ad Owen invitandolo a parlare di questo matrimonio con Cristina, è poco credibile. Nonostante si riveda nella crisi di quella sposa alle prese con paragoni ingombranti e il terrore di essere felice. L’unica a capirlo è proprio Amelia, che per quanto si sia posta per l’ennesima volta come vittima inconsolabile della situazione, perlomeno guarda sinceramente in faccia alla verità.
https://youtu.be/d7Cl2wR1k5A
La fuga insensata della sposa è l’emblema del non-sense di questo finale. Alla fine Amelia si convince che sperare nella possibilità di avere una seconda chance, un secondo amore della vita (pur nella consapevolezza che non sarà mai come il primo) è meglio che vivere di rimpianti. E dopo aver attraversato la città in auto sotto la pioggia percorrerà la navata verso Owen (perfetta come se fosse appena uscita da un beauty center), senza però raggiungerlo prima che il sipario cali su questa stagione complessa, piena di luci e soprattutto di ombre. Si sposeranno? Tutto sembra dire di sì, ma in ShondaLand la prudenza è d’obbligo.
E veniamo all’altra grande protagonista del season finale, la “testimone eccellente” (ipse dixit) che perde le fedi nuziali – trovare un espediente più originale no? – e nel tentativo di recuperarle si ritrova a casa di Meredith col reietto Ben Warren quando arrivano le prime contrazioni e le si rompono le acque. Ma quando l’ipotesi di un parto naturale in casa potrebbe sembrare la più innocua, ecco che il bambino si presenta podalico e la pressione del cordone ombelicale rende necessario un cesareo d’urgenza. Il riscatto di Ben, che riconquista la fiducia di tutti, Miranda Baley in primis, arriva con una scena ai limiti dell’assurdo: April che senza uno straccio di anestesia si fa squarciare l’addome da Ben col solo supporto di un coltello da cucina, un po’ di ghiaccio e dei canovacci. Basti la faccia di Sarah Drew a rendere l’incredibilità del momento.
Alla fine Ben riesce nell’impresa, seguita al telefono da ben tre medici tra cui il futuro papà. Scongiurato quello che sembrava l’anatema di Sarah Drew sui Japril, per una volta il lieto fine c’è. Non sappiamo ancora il nome della bambina, ma speriamo che sia meglio di Samuel Norbert.
https://www.youtube.com/watch?v=cMDOYYDQxbc
Dopo il bacio del penultimo episodio, Nathan che ricorda a Meredith le loro 4 volte in una notte, con tanto di conta con la mano come lo sberleffo di Totti alla Juventus è l’epic win dell’episodio. Uno dei pochi momenti davvero gradevoli: Riggs potrà continuare a porsi come l’uomo che non deve chiedere mai, ma è una veste che poco gli si addice, visto che ogni tentativo di approccio a Meredith finisce col voler sapere qualcosa in più su di lei, sulla sua vita, sul suo grande amore. Da quel primo incontro in ascensore all’ultimo prima del matrimonio di Owen, Riggs ce la mette tutta ad aprirsi con Meredith e a cercare di conoscerla, pur a suo modo, con distacco, senza esporsi troppo, parlando a monosillabi. La scena conclusiva in cui Maggie fraintende lo sguardo di Riggs e confessa alla sorella di essere infatuata del collega è un’altra delle poche note davvero piacevoli di questo finale, che ci proietta direttamente verso nuovi scenari. Per fortuna nessuno scontro devastante, come sembrava presagire Kelly McCreary parlando del triangolo amoroso, ma solo un gioco di sguardi e una confessione che rimandano tutto alla tredicesima stagione.
Callie e Arizona si sono riconciliate in nome della reciproca felicità: l’uscita di scena di Sara Ramirez dal cast è stata gestita senza spargimenti di sangue e – considerati i precedenti – è tutto sommato accettabile. Quello che non si percepisce è il senso di chiudere una lunga controversia, finita perfino in tribunale, con un ‘e vissero tutti felici e contenti’ che sembra piovuto dal cielo: se ad Arizona è bastato vedere Callie triste e sconsolata per la perdita della sua ragazza per ricredersi sull’affidamento, perché trascinarla in tribunale e non cercare una soluzione alternativa prima? Questa pace basata sulla reciproca comprensione, per quanto apprezzabile per permettere al personaggio di Callie di lasciare la serie in modo sereno, è abbastanza inspiegabile.
Ma la storyline più insensata è quella dei Jolex. Una coppia nata in modo delizioso e distrutta in modo incomprensibile. La scena di Alex che urla a Jo tutta la sua verità è la terza ottima premessa di quest’episodio caduta nel vuoto: Karev per l’ennesima volta esprime quel bisogno di avere ciò che non ha mai avuto dalla vita e chiede in cambio semplicemente sincerità. Invece la sua fidanzata preferisce ubriacarsi e raccontare tutto al collega DeLuca, con cui peraltro non ha mai significativamente interagito in questa stagione. Si scopre così, in modo piuttosto banale (fiumi di alcol hanno accompagnato rivelazioni shock in Grey’s Anatomy, si potrebbero immaginare altre strade) quello che avrebbe negato finora il lieto fine alla coppia.
Non solo la Wilson è già sposata – come una sorta di Holly in Colazione da Tiffany, ma senza soldi e con un marito violento da cui scappare – ma non si chiama nemmeno Jo Wilson. Che avesse avuto un’infanzia tragica, costretta a vivere in un’auto dopo numerosi affidi falliti, era cosa nota. Ma questa storia dell’identità farlocca è semplicemente ridicola. Come avrebbe fatto una giovane ragazza a diventare una dottoressa con tanto di laurea ad Harvard e ad entrare in un corso di specializzazione tra i più importanti del suo paese nascondendo la sua vera identità? Passi per chi ha cominciato a vedere Grey’s relativamente di recente, ma chi lo segue da sempre è ormai stanco di storie chiaramente posticce, che non stanno in piedi se non con eccessivi sforzi di immaginazione. In questa stagione era bastata la pantomima della sorella di Owen tirata fuori dal nulla e, a quanto pare, forse nemmeno realmente morta. Non avevamo bisogno anche di quest’ennesimo volo pindarico che più artificioso non si può. Per non parlare della scena di Karev che prende a pugni DeLuca pensando che ci stia provando con la sua ragazza: è quanto di più trash si sia mai visto in Grey’s Anatomy, da tipica commedia degli equivoci, in questo caso malriuscita.
https://youtu.be/sSmw0G2z_G4
In definitiva un episodio deludente, caotico, incomprensibile e a tratti surreale per una ragione molto semplice: per molti episodi si è cincischiato, per dirla alla Bonolis, con storyline trattate a spizzichi e bocconi, forse perché troppe e troppo spesso piene di elementi riciclati, triti e ritriti. E inevitabilmente si è finito per raggruppare in un unico episodio troppi spunti diversi, nessuno trattato con la dovuta profondità. Certo, trattasi di un finale di stagione e dunque necessariamente votato alla ricerca del colpo di scena ad ogni costo, ma proprio perché è la conclusione di un lungo capitolo, una sua organicità dovrebbe averla. Questa stagione ci ha regalato episodi perfetti come Mama Tried, poteva e doveva finire molto meglio di così. Per esempio con qualche scena in più per salutare il personaggio di Callie, ma forse è già tanto che Shonda Rhimes non si sia inventata una calamità per giustificarne l’addio.