Per Netflix la quinta sarà l’ultima stagione di The Crown e il creatore Peter Morgan si è detto d’accordo con la scelta di dare un orizzonte certo alla produzione, ma non è detto che in futuro la serie non possa tornare in onda altrove.
I diritti della serie, infatti, restano in capo ai produttori della serie, Left Bank Pictures e Sony Pictures Television, e non al distributore Netflix, che la trasmette in 190 Paesi nel mondo.
Nonostante il progetto iniziale prevedesse sei stagioni – con una protagonista diversa e un cast rinnovato ogni due – la saga dedicata al regno di Elisabetta II si concluderà alla quinta con la Regina anziana interpretata da Imelda Staunton, che rimpiazzerà l’attuale interprete della sovrana Olivia Colman (succeduta al premio Emmy Claire Foy).
Si arriverà così a raccontare gli anni Novanta, la fine di un secolo che ha visto Elisabetta regnare dal dopoguerra, quando a soli 25 anni nel 1952 dovette succedere al padre Giorgio VI in seguito alla sua prematura scomparsa. Ma se la quinta stagione non fosse poi l’ultima?
La suggestione è stata riportata da Deadline, sulla base delle dichiarazioni di Andy Harries. Intervenendo al Banff Media Festival a Londra, il CEO della società di produzione Left Bank Pictures, che realizza The Crown, ha ricordato che è la società a possedere i diritti della serie, non Netflix. Dunque, in teoria, nulla vieterebbe alla Left Bank Pictures e alla sua società madre Sony di continuare a produrre The Crown per altre emittenti, una volta concluso l’accordo per la distribuzione esclusiva con Netflix.
A chi gli ha chiesto se The Crown potrà trovare una nuova casa in futuro, Harries ha risposto che “è una domanda molto sfacciata“, sottolineando come sia “abbastanza noto che The Left Bank ha mantenuto i diritti di The Crown“. Attualmente “il progetto è in corso, è ancora esclusivamente su Netflix e rimane lì per il momento“.
Insomma, l’esclusiva assoluta per Netflix non è in discussione, ma una volta conclusa la quinta stagione prevista dall’attuale accordo i diritti di The Crown restano ai suoi produttori e non è detto che non ci siano altri sbocchi per riaprire il progetto con un’emittente o una piattaforma streaming diversa. Magari, chissà, dopo un po’ di anni, visto che lo stesso Peter Morgan ha sottolineato di non voler raccontare la storia recente della Corona perché ritiene necessario che vi sia un certo periodo di distacco dai fatti, per poterne scrivere e decifrare il loro impatto culturale. Per questo motivo, ad esempio, The Crown non arriverà a raccontare né la tortuosa Brexit né tantomeno la rivoluzionaria scelta di Harry e Meghan di rinunciare al loro ruolo di membri senior della Royal Family. Fatti troppo recenti perché siano messi in scena con la giusta attenzione e consapevolezza di cosa significano per la Corona (qui la nostra recensione della terza stagione).
Certo, la storia recente del regno di Elisabetta II, tra scandali, divorzi dalla casata dei Windsor e assetti politici in continua evoluzione fornisce materiale a iosa per eventuali nuove sceneggiature. Un capitale che potrebbe opportunamente essere sfruttato in futuro, anche se Peter Morgan è parso deciso a non andare avanti oltre la quinta stagione, come ha dichiarato lo scorso gennaio annunciando la fine della serie.
All’inizio avevo immaginato che The Crown durasse sei stagioni, ma ora che abbiamo iniziato a lavorare sulle storie per la quinta stagione, mi è diventato chiaro che questo è il momento e il posto perfetto per fermarsi. Sono grato a Netflix e Sony per avermi supportato in questa decisione.