Continuare ad associare il mondo dell’animazione alle storie per ragazzi è un errore, e la serialità degli ultimi anni ne ha dato dimostrazione sfornando prodotti sopraffini in grado di conquistare l’attenzione e l’affetto di un pubblico adulto. Lo si è visto con Rick & Morty, Big Mouth, Tuca & Bertie e BoJack Horseman, e se ne ha conferma in queste settimane con la splendida Undone, l’ultima scommessa stravinta da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy.
I due, già fianco a fianco nella creazione del mondo di Hollywoo, sono dunque artefici della serie animata più inusuale e inaspettatamente significativa che si sia vista negli ultimi anni. Undone, su Prime Video dal 13 settembre, narra infatti la storia di Alma (Rosa Salazar), una ventottenne insoddisfatta della monotonia e della povertà di senso della propria vita. Un giorno la giovane si ritrova coinvolta in un gravissimo incidente e, dopo aver trascorso alcune settimane in coma, scopre di poter vedere e parlare con il padre morto, Jacob (Bob Odenkirk). Quest’ultimo la aiuta a prendere dimestichezza con l’inattesa e sconvolgente abilità sciamanica di attraversare lo spazio e il tempo. La speranza è che Alma possa tornare alla notte di Halloween del 2002 e alterare il corso del tempo per scongiurare la morte del padre.
Lungi dall’essere una mera storia fantascientifica, Undone su Prime Video supera invece i confini tra i generi e si qualifica come l’osservazione di un viaggio personale oltre i limiti di ciò che è razionalmente accettabile. I convoluti principi scientifici con i quali Jacob giustifica la possibilità di Alma di muoversi liberamente fra passato, presente e diversi stati mentali sono al contempo un fine e un mezzo. Da un lato, infatti, spingono la protagonista a mettere in discussione ciò che – per legge di natura o convinzione personale – crede sia inattaccabilmente reale. Dall’altro agiscono da lente sulla sua interiorità e sulla natura dei rapporti con la madre Camila (Constance Marie), la sorella Becca (Angelique Cabral), il fidanzato Sam (Siddharth Dhananjay) e il capo Tunde (Daveed Diggs).
Proprio questo espediente permette ad Undone di raggiungere profondità inattese e forse sconosciute per una serie animata. BoJack Horseman aveva già osservato con sorprendente lucidità la natura delle relazioni umane e affrontato temi e sentimenti complessi come il dolore, il lutto, l’abbandono, la salute mentale. In Undone queste riflessioni diventano al contempo più vaste e più personali, perché si legano alla prospettiva e alle esperienze di vita di Alma ma abbracciano i dubbi e le insicurezze di un’intera generazione. Chiedersi se la vita possa limitarsi davvero a una meccanica ripetizione di eventi – svegliarsi al mattino, fare la doccia, andare al lavoro, tornare a casa la sera, mettersi a dormire e poi ricominciare da capo –, ad esempio, è sì tipico della protagonista, ma facilmente assimilabile alle preoccupazioni e alle domande di mille altri giovani, intrappolati come lei in un loop immutabile che estingue il senso dell’esistenza.
La comparsa di Jacob appare quindi come la risposta a un implicito grido d’aiuto, ed è proprio con la promessa di offrire qualcosa in più, di diverso, di autentico che l’uomo convince la figlia a scollegarsi dalla realtà conosciuta per intraprendere quel viaggio nel tempo che dovrebbe restituirgli la vita. Ripercorrere la propria infanzia, scoprire le vere motivazioni delle azioni altrui, vivere e rivivere gli eventi dal punto di vista di chi la circonda aiuta così Alma a riconsiderare il proprio modo di essere, l’atteggiamento nei confronti di una sorella maniaca del controllo, di una madre iperprotettiva, di un fidanzato bugiardo ma che in fondo sembra somigliare a un’anima gemella.
Muoversi liberamente fra le maglie dello spazio e del tempo è ugualmente una reazione alla fissità che gli stessi familiari vorrebbero imporre ad Alma. Le chiedono di non creare problemi, di prendere degli psicofarmaci per una presunta sindrome da stress post-traumatico, di essere di più, di esserci. Ne giudicano implicitamente i modi di essere e i comportamenti, tanto per il naturale impulso protettivo che contraddistingue i legami familiari, quanto per il comune rifiuto nei confronti di ciò che sfugge agli ottusi criteri di normalità. Perché Alma porta certamente con fatica il peso di un passato non semplice – la perdita dell’udito per una polmonite, la morte del padre, le distanze caratteriali dalla madre e dalla sorella –, ma è proprio da questo bagaglio di vita che trae l’ironia spigolosa, l’apertura al dubbio e alle grandi questioni esistenziali.
Il ritorno di Jacob e il viaggio condiviso nel passato familiare servono così a entrambi per colmare il vuoto lasciato dalla morte, ma anche qui Undone conferma di non voler offrire facili soluzioni. L’avventura di Alma non segue infatti la traiettoria del tipico viaggio dell’eroe, ma procede per tentativi fino a giungere a una conclusione incerta e carica di tensione narrativa, in vista del possibile rinnovo per una seconda stagione.
Undone su Prime Video è insomma qualcosa di molto diverso da quanto si sia visto finora, e non solo tra i confini di un mondo fantastico animato secondo la tecnica del rotoscopio. In appena quattro ore la serie di Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy crea un universo di grande rilievo artistico ed espande gli spazi della psiche per trasformare il viaggio surreale di una giovane donna in un’esperienza umana condivisa. L’invito è riconsiderare i propri legami con il tempo, l’identità, le radici, gli affetti, i traumi e i principi sui quali basare un’intera esistenza.
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