In una Roma oscura degli anni Settanta, Omen – L’Origine del Presagio mette le sue radici. Il film dell’esordiente Arkasha Stevenson funge da prequel al cult Il Presagio (1976), in cui Gregory Peck si ritrovava a far da genitore al diabolico Damien. Un nome, il suo, entrato di prepotenza nell’Olimpo dell’horror e in grado di suscitare brividi di terrore a chiunque lo pronunci.
Vuoi perché la pellicola originale sia considerata uno dei film più maledetti nella storia del cinema (per una serie di spaventosi eventi accaduti durante le riprese), vuoi perché il fascino del male continua ad ispirare la settima arte, Omen – L’Origine del Presagio cerca di farci provare quelle stesse sensazioni di paura.
In effetti, tra i remake e sequel, nessuno si era mai posto la domanda: ma Damien com’è stato concepito? Com’è nata l’idea di far incarnare il Male assoluto? Il film di Stevenson tenta di rispondere a questa domanda.
Tutto inizia nel 1971, in una Roma vibrante e visivamente accattivante; la Capitale ci viene mostrata dall’alto in immagini da cartolina che affascinano, ma inquietano allo stesso tempo. E’ un periodo storico carico di tensione sociali per via degli studenti che protestano contro il governo, ma soprattutto contro la Chiesa – che ha perso il suo potere centrale. Questo è uno dei temi affrontati nella pellicola: le persone si stanno allontanando. Come riportarle in Chiesa se non creare qualcosa che generi il potere assoluto e le induca a credere?
Margaret (Nell Tiger Free della serie tv The Servant) è una novizia americana, mandata a Roma per lavorare in un orfanotrofio di sole ragazze. La sua missione è lodevole, ma tra le tante anime perdute prende a cuore il caso di Carlita, una ragazza con evidenti disturbi. Margaret sembra dotata di una certa sensibilità e percepisce qualcosa nella giovane che la spinge a volerla aiutare a socializzare con le sue coetanee per integrarsi meglio. La presenza di Carlita è l’incipit inquietanti presagi che accadono all’interno ma anche all’esterno dell’orfanotrofio. E ben presto la stessa Margaret scopre una cospirazione che mira a favorire la nascita dell’Anticristo sulla Terra.
Omen – L’Origine del Presagio è un film “furbo” che gioca molto sul senso di inquietudine e di disperazione. Le musiche e la fotografia contribuiscono a rendere la storia ancora più orrifica, donando un’atmosfera macabra. Stupisce che Stevenson sia un regista che si trova per la prima volta a dover dirigere un lungometraggio, perché utilizza una tecnica che spazia dal thriller, all’horror e sfiora il body horror, facendo leva su riprese da più campi (in alto, zoommate). Con occhio feroce, Arkasha Stevenson racconta anche il modo in cui le donne vengono percepite all’interno del sistema ecclesiastico, un micro e macrocosmo sessista, che non lascia spazio a pietà o misericordia.
Nell Tiger Free, giovanissima e talentuosa, abbraccia ogni lato della sua Margaret: ingenua, ma come intrappolata nel suo corpo. Protagonista assoluta della storia, l’attrice regala un’interpretazione letteralmente viscerale, specie per una sequenza agghiacciante che cita (volendo o meno) il disturbante Possession di Andrzej Żuławski.
Omen – L’Origine del Presagio non è per stomaci facili: è un horror religioso a tutti gli effetti, che mancava da troppo tempo. Se Il Presagio era controverso, il suo prequel alza l’asticella e osa anche oltre. Il film esce al cinema dal 4 aprile.