Fast X, per Vin Diesel sono sempre e solo affari di famiglia

La saga automobilistica assomiglia sempre più a un’avventura da supereroi. E nell’attesa del gran finale dei preannunciati episodi 11 e 12, la decima puntata chiama a raccolta volti vecchi e nuovi della serie. Come fosse un Supercar Cinematic Universe

Fast X

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Con l’episodio Fast X, decimo della serie (spin-off a parte), la saga di Fast & Furious assume sempre più i contorni di un Supercar Cinematic Universe. Intorno a Dominic Toretto (sempre col volto granitico e imperturbabile di Vin Diesel), che diventa, con qualche esagerazione e imbarazzo, una figura d’ispirazione messianica (“Mi hai mostrato la luce”, gli dice il fratello Jakob), ruota infatti un insieme di personaggi sempre più vasto.

Che qui chiama a raccolta tanti volti iconici della serie, da Charlize Theron a Jason Statham, compreso il compianto Paul Walker. E ne aggiunge di nuovi, a partire naturalmente da Jason Momoa, che nella parte di Dante Reyes è lo spudorato villain di Fast X, perennemente sopra le righe, in una mescolanza di malignità assoluta e gusto dello sberleffo da Joker batmaniano.

Già Fast & Furious 9 metteva in scena un conflitto di sangue, tra Dominic e Jakob (John Cena). Perciò in Fast X sono ancora gli affari di famiglia a farla da padrone: Dante infatti è mosso da un’inestinguibile sete di vendetta, dato che molti anni fa, durante uno dei suoi rocamboleschi colpi da fuorilegge (prima di diventare un agente sotto copertura della Cia), Dom si rese involontariamente responsabile della morte del signore della droga brasiliano Hernan (Joaquim de Almeida), padre di Dante.

Perciò Fast X, che pure segue la classica struttura di questo genere di film, tutti in un modo o nell’altro figli di James Bond – il che comporta il saltabeccare da un luogo all’altro del pianeta, qui dall’Antartide sino a una Roma che si sbriciola sotto il peso delle rombanti automobili della serie –, alla fin fine però si regge su di una cellula narrativa minimale, appunto incardinata sul desiderio di rivalsa di un cattivo il cui obiettivo primario è far soffrire Dom come ha sofferto lui, colpendo i suoi affetti più stretti. Il che è coerente con la struttura di una saga che a ogni piè sospinto ci ricorda come la famiglia costituisca l’alfa e l’omega di ogni cosa.

Va detto che questo ossessivo riferimento tematico, che funzionava bene soprattutto in Fast & Furious 7, commosso episodio di commiato allo scomparso Paul Walker, via via mostra sempre più la corda – assumendo anche riflessi più sinistri quando, come in Fast X, gli si accoppia quello dell’onore. E questo soprattutto perché ogni cosa viene risucchiata e diluita dentro un incredibile congegno spettacolare – stavolta la regia è di Louis Leterrier – di inseguimenti, stunt ed esplosioni restituiti da movimenti di macchina vertiginosi e frastornanti. E sempre più l’insieme assume le fattezze di un’avventura supereroistica, cui da spettatori si assiste con quel misto di sbalordimento (per le coreografie lambiccate e stupefacenti) e piacere sottilmente ironico, per l’esagerata inverosimiglianza delle acrobazie.

Però Fast X è questo, prendere o lasciare, una vicenda (quasi) sempre col pedale sull’acceleratore. Che, nell’attesa della conclusione della saga – la quale, il pubblico è avvertito, è rimandata ai prossimi episodi, già annunciati, 11 e 12 –, offre il suo maggiore effetto speciale nella moltiplicazione dei personaggi appunto da Supercar Cinematic Universe, che sopraggiungono qui in vista di un futuro finale che si preannuncia incandescente.

Fast X chiede un’adesione epidermica, intesa come immersione sensoriale nell’elettrizzante confezione a trecento all’ora, più che una lettura critica. Anche se poi si potrebbe pure cercare di interpretare alcuni dei segni e delle figure ricorrenti del film. Il quale inizia sbucando letteralmente fuori dall’occhio di Benjamin Franklin ritratto su una banconota da cento dollari dell’enorme tesoro di Hernan Reyes che verrà sottratto da Dom. Il che suggerisce forse come tra le motivazioni del figlio Dante ci sia qualcosa di più della vendetta dell’onore familiare.

Rammentandoci anche, nella flagranza di questa immagine, da dove origini, in termini di investimenti che si vedono a occhio nudo sullo schermo, un complicato oggetto di intrattenimento come Fast X. Infatti a un certo punto, dopo che Dante ha prosciugato i loro conti hackerando i sistemi di sicurezza della banca, la banda di Dom ha il problema di come comprare le costosissime armi e attrezzature necessarie per aiutare il loro capofamiglia. E sarà ancora una volta Benjamin Franklin a venire in aiuto, grazie al previdente Roman (Tyrese Gibson, come tutti i comprimari della vicenda molto sacrificato in questo episodio).

Quindi i soldi sono importanti. Anche se poi vanno in fumo come quasi tutto in Fast X, attraversato da una febbrile voglia di distruzione e dissipazione, tra patrimoni che svaniscono e città che si sgretolano – qualche brivido il film lo crea soprattutto allo spettatore italiano, che guarderà con qualche apprensione la demolizione delle più belle vie e monumenti di Roma, compresa la povera Fontana della Barcaccia di piazza di Spagna, che non trova mai pace, nella realtà come nella finzione. E perciò poi quello che conta e che resta è, coerentemente con la filosofia della saga, soltanto la famiglia.

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