Ant-Man and the Wasp: Quantumania, la Fase 5 del MCU comincia faticosamente

Non brilla il film di Peyton Reed, prima puntata del nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe. Con un nuovo supercattivo, Kang, e un immaginario visivo tutto di riporto

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

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In attesa dell’uscita statunitense prevista il 17 febbraio, che permetterà di valutare l’autentico impatto del film, è già arrivato sugli schermi italiani da un paio di giorni Ant-Man and the Wasp: Quantumania, preannunciato da un coro di recensioni non esattamente lusinghiere (come si evince dal basso voto assegnato dall’aggregatore Rotten Tomatoes).

Il film diretto da Peyton Reed, già regista dei due precedenti episodi dedicati al personaggio interpretato da Paul Rudd, riveste un ruolo rilevante all’interno degli equilibri narrativi del Marvel Cinematic Universe, primo tassello dell’annunciata Fase 5, attraverso la quale presentare il nuovo supercattivo Kang il Conquistatore (Jonathan Majors; il personaggio era stato già introdotto nella serie Loki), che la Disney spera rinverdisca i fasti dell’autorevole Thanos al centro della esemplare Fase 3 conclusa da Avengers: Endgame.

Lo Scott Lang di Ant-Man and the Wasp: Quantumania mantiene il marchio di fabbrica del tono scanzonato e minimalista, che è la sua cifra caratterizzante in mezzo alla grandiosità epica di tanti altri supereroi. All’inizio della nuova avventura lo incontriamo infatti serenamente tornato a una dimensione quotidiana, felice di aver dismesso gli esaltanti ma faticosi panni di supereroe, ritornato l’uomo della strada che era, semmai dispensatore di massime motivazionali grazie al successo del bestseller della sua storia di everyman trasformato in difensore dell’universo.

Naturalmente però la vita di un Avenger non può mai essere normale, anche perché è tutt’altro che ordinaria la famiglia che circonda Scott, a partire dalla compagna Hope/Wasp (Evangeline Lilly). Perciò, in men che non si dica, per colpa degli esperimenti condotti dall’entusiasta ma inesperta figlia Cassie (Kathryn Newton), purtroppo assecondata dall’imprudente nonno Hank Pym (Michael Douglas), si ritrovano tutti risucchiati nel regno quantico subatomico, all’interno del quale l’unica a sapersi destreggiare è Janet (Michelle Pfeiffer), che ha molte confessioni da dover fare ai familiari circa il suo passato. Per consentire loro di comprendere quale enorme pericolo corra l’intero multiverso, se solo Kang riuscirà a sfuggire al luogo al quale è stato confinato.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania soffre in primo luogo l’appartenenza a una vicenda rispetto alla quale deve svolgere un ingrato ruolo introduttivo, che costringe, in particolare rispetto alla definizione del personaggio Kang, a una lunga serie di premesse e tediose spiegazioni. Ma non è solo questo: il problema maggiore del film è la sua natura visivamente derivativa. Certo il film non è agevolato dal fatto di essere uscito immediatamente a ridosso di Avatar – La Via dell’Acqua il quale, indipendentemente dalla certosina qualità degli effetti speciali, è un’opera in grado di delineare un vero e proprio universo, credibile e originale. Mentre Peyton Reed, purtroppo, ha confezionato un bignami che rimanda a un immaginario ripetutamente visto.

Già lo sceneggiatore Jeff Loveness s’era spinto a dire che per Ant-Man and the Wasp: Quantumania l’ispirazione era venuta dal leggendario e mancato Dune di Jodorosky – e in particolare il personaggio di MODOK pare venire da lì e dalla versione lynchiana. Ma non è l’unico esempio: le bizzarre forme di vita che popolano il regno quantico (tra le quali fa la sua apparizione anche l’umano ma non meno bizzarro Bill Murray) possono far pensare a Total Recall o Star Wars (cui rimanda anche lo scontro tra le legioni militari dell’impero del male totalitario di Kang e i resistenti rivoltosi), così come certe macchine mutanti “organiche” hanno qualcosa del cinema di Cronenberg. Persino una delle sequenze apparentemente più visionarie, quella popolata da innumerevoli Ant-Man, si conclude con una trovata presa di peso da un famoso spot di vent’anni fa della Playstation 2.

Così Ant-Man and the Wasp: Quantumania non riesce mai a trovare una sua identità definita, né narrativa né stilistica, soffrendo anche per l’usuale, fastidiosa presenza di freddure di (presunto) alleggerimento. L’unica cosa a sorprendere davvero è che, in un film hollywoodiano, l’impero totalitario di Kang possa trovare la sua nemesi nelle formiche che, a dire di Hank Pym, costutuiscono un perfetto esempio di società tecnocratica socialista.

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