Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il cinecomic horror di Sam Raimi (recensione)

Sam Raimi torna nell'universo Marvel con Doctor Strange nel Multiverso della Follia: la recensione in anteprima del film

Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Credits photo: @Marvel/Disney


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È l’ora delle streghe e degli stregoni: Doctor Strange nel Multiverso della Follia ci riporta nel mondo magico dello Stregone Supremo interpretato da Benedict Cumberbatch, lanciato nel suo primo solo movie nel 2016.

Da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti: è sopravvissuto allo snap di Thanos, e dopo aver fatto da babysitter mentore a Spider-Man, Strange si ritrova al matrimonio della sua (un tempo) amata Christine, sposa ad un altro uomo. Il Doctor Strange diretto da Sam Raimi è un personaggio consapevole che “da grandi poteri, derivano grandi responsabilità” (per citare la trilogia del suo Spider-Man): pur non avendo riconquistato la donna amata, ha compiuto dei sacrifici per un bene maggiore.

Il regista introduce il concetto di Multiverso con l’entrata in scena di America Chavez, un’adolescente che ha il potere di viaggiare da un universo all’altro. Una ragazza chiave per lo sviluppo della storia; infatti Wanda Maximoff, ormai forgiata con la magia oscura e diventata Scarlet Witch, è sulle sue tracce. Riallacciandosi al finale della serie WandaVision, la strega scarlatta è alla ricerca disperata dei suoi figli, ed è disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo. “Non sono un mostro, sono solo una madre”, si giustifica lei a più riprese.

Nel rappresentare il Multiverso, Sam Raimi fa uso di tutti i suoi trucchi cinematografici per regalare spettacolo. Sfumature horror e jump scares conditi da citazioni illustri (tali da farci sentire “a casa”, riferimento dovuto per i cinefili) rendono Doctor Strange nel Multiverso della Follia un film di Sam Raimi al 100%. A livello tecnico si assiste a qualcosa di mai visto finora nel MCU, segno di un cambio di rotta sempre più netto per la Casa delle Idee.

D’altra parte, se è vero che l’occhio vuole la sua parte, anche la storia deve saper reggere. E questa è una nota dolente. Alla sceneggiatura troviamo Michael Waldron, che non si è guadagnato una buona reputazione da parte di molti fan Marvel per via del suo lavoro nella serie Loki. La scrittura fa sì che il film diventi un percorso molto emotivo per Doctor Strange e Scarlet Witch: sono loro il perno della storia (forse più lei che lui), in una pellicola che dovrebbe concentrarsi sul personaggio di Cumberbatch, ma che invece punta molto su quello interpretato da Elizabeth Olsen (spesso da sola, sembra la protagonista di un film a sé stante).

Marvel Studios

In generale, si registra quasi lo stesso problema che Raimi ebbe con Spider-Man 3 nella gestione di troppi personaggi. Abbondano i camei (tra cui quello di un attore feticcio caro a Raimi), e aumenta anche la necessità di trovare una giustificazione alla loro presenza.

Wanda è l’antagonista per eccellenza, folle e tormentata, completamente accecata dal potere e fuori controllo. Strange cerca di fare l’eroe, forte del suo potere e delle responsabilità (per riallacciarci alla citazione di prima). Xochitl Gomez è una deliziosa aggiunta alla storia nei panni di America Chavez; non manca l’umorismo di Benedict Wong nei panni di Wong; Rachel McAdams ha invece un ruolo più ampio, e la vedremo in un’altra versione di Christine. 

Per via della sua natura, Doctor Strange nel Multiverso della Follia fatica a trovare un compromesso tra azione, commedia e cinecomic. Ciò non toglie che la regia di Sam Raimi funziona, ed è un motivo più che sufficiente se si cerca un film d’intrattenimento.