S’erano tanto stimati, Red Ronnie e Vasco Rossi, ma anch’essi probabilmente hanno sottovalutato le quasi sorrentiniane conseguenze della pandemia. Nessuna drasticità, per fortuna, almeno non la stessa con cui Titta Di Girolamo finisce dentro un blocco di cemento: il popolare conduttore di Roxy Bar e colui che al Roxy Bar ha dato un senso con la sua Vita Spericolata, però, un po’ di cemento lo hanno impiegato per tracciare un confine. Meglio ancora, lo ha fatto il rocker di Asilo Republic che in un’intervista che passerà alla storia ha messo le mani avanti sin da subito: “Mi dissocio da tutto ciò che dice Red Ronnie in giro e per le televisioni, non sono d’accordo su niente. Parlerò con lui del mio nuovo disco ma non sono responsabile di ciò che capisce”.
Si parla di “storia”, perché l’amicizia inattaccabile tra i due personaggi è secolare. Lo dimostrano le tante foto che Red Ronnie espone nelle sue pagine social, gli scambi di battute tra i due compari – perché tali sono, in senso più che positivo – la palpabile simpatia che scorre tra i due. Eppure, abbiamo detto, entrambi hanno sottovalutato le conseguenze della pandemia. Vasco Rossi, che non ha peli sulla lingua, ha più volte attaccato i no-vax e i negazionisti dai suoi profili social e non ha usato parole leggere.
Red Ronnie, dall’altra parte, porta avanti la sua battaglia no-vax con interviste ai più grandi esponenti dell’antivaccinismo, come Stefano Montanari. Vasco Rossi non molla la presa: nell’ultima intervista rilasciata a Rolling Stone sostiene che l’amico Ansaloni parli di “argomenti che non conosce”, oltre a criticare le sue posizioni sulla trap italiana che gli ricordano quel Nantas Salvalaggio che lo accusava di istigare i giovani a drogarsi.
Amici, sì, ma tanto affini quanto divergenti: affini nella musica, divergenti quando si parla di pandemia e suoi satelliti, dai vaccini al green pass.