Dune a Venezia 78, l’opera di Frank Herbert rivive sullo schermo con un film e un cast stellare (recensione)

Dopo David Lynch, Denis Villeneuve porta in scena l'opera monumentale di Frank Herbert: Dune a Venezia 78 è un rimbombante spettacolo visivo

Dune a Venezia 78

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Dune a Venezia 78 è uno dei titoli più attesi dell’anno e della prossima stagione cinematografica. Presentato Fuori Concorso, la pellicola di Denis Villeneuve riporta sul grande schermo l’epopea fantascientifica di Frank Herbert, trasformandola in un film dal ritmo infuocato dove prevalgono scene d’azione spettacolari, la fotografia eccelsa – volta a illuminare l’impotente universo creato dalla scrittore negli anni Sessanta – e un sonoro rimbombante (forse anche troppo).

Raccontare Dune non è stato facile per David Lynch, che nell’84 propose una caotica (e disastrosa) trasposizione, frutto di un’opera di taglia e incolla che nel montaggio finale ha costretto il regista di Twin Peaks a fare il possibile per arginare il danno. Più di trent’anni dopo, Villeneuve tenta l’impossibile realizzando un blockbuster “chiassoso”, uno di quei film impossibili da non vedere al cinema. La resa scenica è un racconto di fantascienza con elementi che richiamano alla società di oggi.

Timothée Chalamet è l’intrepido protagonista della storia, Paul Atreides, eroe inconsapevole di possedere un potere in grado di cambiare le sorti dell’universo. Suo padre, il Duca (Oscar Isaac), è stato nominato governatore di Arrakis, un pericoloso pianeta desertico chiamato anche Dune, che possiede l’unica fonte della sostanza più preziosa dell’universo, la “spezia”, una risorsa naturale rara e di grande valore, capace di espandere la mente, a cui ruotano intorno i viaggi nello spazio, la conoscenza, il commercio e l’esistenza umana. L’incarico è difficile, e Leto sa di essere un facile bersaglio per i suoi nemici, ma accetta comunque di trasferirsi nel pianeta più inospitale dell’universo col figlio Paul, la concubina e sacerdotessa Bene Gesserit Lady Jessica (Rebecca Ferguson), e i suoi fidati consiglieri.

Su Arrakis, Leto si occuperà della raccolta delle Spezie, un compito complicato dal caldo insopportabile e dalla presenza dei grandi Vermi della sabbia, temuti e allo stesso tempo venerati come Dèi. Poi, un tradimento sconvolge il precario equilibrio e porta Paul e Jessica dai Fremen, i nativi che popolano Arrakis. Tra loro c’è anche Chani (Zendaya), misteriosa ragazza che appare nei sogni di Paul.

Il Ciclo di Dune è una saga complicata che poteva essere diretta solo da un maestro del cinema di fantascienza come Denis Villeneuve. Al di là del racconto epico ai confini dello spazio, Dune è anche una storia di legami familiari; un racconto di formazione, tradotta in una storia universale, per capire chi siamo, da dove veniamo e qual è il nostro destino. Tre semplici domande a cui Paul Atreides dovrà cercare risposta nel corso del suo viaggio.

Il Dune di Villeneuve è anche un racconto di speranza che lancia messaggi velatamente politici, religiosi ed ecologisti, ponendoci a terra di fronte la maestosità del cosmo. Paul è chiamato Lisan al Gaib, ossia il Messia, dal popolo Fremen, uomini e donne velate, che pregano in ginocchio e attendono un salvatore. Timothée Chalamet ha ormai fatto passi da gigante, ed è lontano dal timido ragazzo di Chiamami col Tuo Nome. In Dune è a suo agio nei panni dell’eroe riluttante Paul, un personaggio che fa suo e gli calza a pennello come una seconda pelle.

Dune è un’esperienza visiva che va assaporata al cinema. Ma la storia è troppo complessa per essere racchiusa in un unico film; ecco perché il finale chiude solo il primo capitolo: il viaggio è appena all’inizio.