C’è molta attesa intorno agli Oscar 2022, i primi (forse) dopo la pandemia, e quelli che perciò dovrebbero dare un segnale vero di ripartenza all’industria del cinema, che ormai dall’emergenza sanitaria in poi ha sempre più adottato un modello misto, nel quale accanto alla proiezione in sala ha acquisito spazio lo streaming su piattaforme. Tra i 23 premi della cerimonia che si svolgerà nella serata di domenica 27 marzo il più importante, naturalmente, è quello per il miglior film. Che è l’unica categoria con più di cinque candidature.
Com’è noto, infatti, nel 2009 l’Academy ha deciso di ampliare il numero di film in lizza fino a un massimo di dieci, tra quelli capaci di ottenere una quantità minima di voti – ragion per cui quasi sempre non sono esattamente dieci, ma di meno. La scelta è stata legata alla volontà degli Oscar di offrire una fotografia più vasta e inclusiva del cinema internazionale, per dare visibilità a quanti più titoli di prestigio possibili. Allo stesso tempo questa decisione ha rappresentato anche un ritorno al passato, dato che, tra anni Trenta e Quaranta, i candidati a miglior film erano in un numero variabile tra 8 e 12. Agli Oscar 2022 i pretendenti sono 10. Analizziamoli tutti, dai meno probabili ai favoriti.
10. La Fiera Delle Illusioni – Nightmare Alley di Guillermo Del Toro
Il regista messicano è un autore molto apprezzato a Hollywood, basti ricordare che nell’edizione 2018 con La Forma Dell’Acqua ottenne 13 nomination e 4 statuette, tra cui miglior film e regia. Quest’anno però il suo affascinante noir sul filo del cinema classico, remake di un film con Tyrone Power del 1947, nonostante il cast prestigioso (Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara) è stato il flop della stagione, con incassi negli Usa di poco superiori ai dieci milioni di dollari, a fronte di un budget di 60 milioni. In tal senso le quattro candidature totali rappresentano già un risultato ragguardevole, che testimoniano il prestigio goduto da Del Toro. La statuetta per il miglior film però è decisamente fuori portata.

9. West Side Story di Steven Spielberg
Stesso discorso può essere fatto per West Side Story di Steven Spielberg. Anche qui un regista premio Oscar tra i più rispettati della storia di Hollywood, e una operazione remake di un pilastro del musical americano, che nel 1962 vinse 10 statuette su 11 nomination. Purtroppo per Spielberg, sarà impossibile ripetere quell’exploit. La sua è un’operazione cinematografica appassionante e stilisticamente pregevole, in bilico tra omaggio nostalgico e rilettura critica. Ma il box office l’ha duramente punito, 38 milioni di dollari in Usa per un budget da 100 milioni. L’Academy ha comunque premiato lo sforzo con 7 nomination agli Oscar 2022. La non protagonista Ariana DeBose ha praticamente in tasca la statuetta. Ma potrebbe essere l’unico premio di West Side Story.
8. Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson
Le tre nomination del film sono tutte ascritte al suo autore Paul Thomas Anderson, in qualità di produttore (quindi miglior film), regista e sceneggiatore. Il prestigio del regista di Los Angeles è fuori discussione, è uno dei massimi “autori” del cinema a stelle e strisce, di cui l’Academy ha rispettosamente certificato il talento, assegnandogli negli anni 8 nomination in varie categorie, senza però mai concedergli la soddisfazione di una statuetta. E sebbene Licorice Pizza, con la sua storia delicata e naïf, sia lontano dalla seriosità arcigna di certi suoi titoli maggiori come Il Petroliere e The Master, è quasi certo che anche queste altre tre candidature andranno a vuoto, dato che in nessuno dei premi di avvicinamento agli Oscar 2022, a parte il Bafta per la sceneggiatura originale, Anderson è riuscito a ottenere una vittoria. Il che lo condurrebbe a un mesto 0 Oscar su 11 nomination da record.
7. Don’t Look Up di Adam McKay
Da La Grande Scommessa in poi la carriera di Adam McKay è completamente cambiata. Nato comedian (autore per il Saturday Night Live) e regista di commedie piuttosto demenziali col sodale Will Ferrell (Anchorman), si è trasformato in uno degli autori più politici del cinema americano. Ha raccontato con stile graffiante e grottesco la crisi economica del 2008 (La Grande Scommessa, Dick Chaney (Vice) e oggi con Don’t Look Up, addirittura, la fine del mondo. Che ovviamente avverrà non con uno schianto ma con un’amarissima risata. Prodotto da Netflix, il film ha avuto un’uscita irrisoria in sala, ma quando a Natale è arrivato sulla piattaforma ha creato un dibattito e polemiche interminabili. E tra pandemia prima, e scenari di guerra ucraini oggi, sembra davvero uno dei pochi titoli capaci di raccontare il nostro tempo. Tra le quattro nomination ottenute, McKay potrebbe aspirare alla vittoria di quella per la sceneggiatura originale, dopo la vittoria dei WGA Awards (il premio del sindacato di categoria). La statuetta per il miglior film agli Oscar 2022 però è improbabile: il film ha ottenuto la nomination per il cast ai Sag Awards, ma nulla più di questo.

6. Una Famiglia Vincente – King Richard di Reinaldo Marcus Green
Una storia che si fa notare, quella del caparbio padre delle sorelle Venus e Serena Williams, le grandi campionesse del tennis. E un attore di peso, Will Smith, nell’interpretazione che probabilmente gli regalerà l’agognata statuetta (nel frattempo ha vinto tutti i precursors). Sono questi gli ingredienti che hanno issato molto in alto il tutt’altro che indimenticabile biopic diretto da Reinaldo Marcus Green, che ha ottenuto 6 nomination agli Oscar 2022, con l’onore di un posto nella categoria più ambita. Resta un outsider con poche possibilità di vittoria che non siano, appunto, quelle del favoritissimo Smith come protagonista. Però la nomination acquisita per il cast ai Sag Awards spinge a considerarlo un contendente più accreditato di altri.
5. Drive My Car di Ryūsuke Hamaguchi
Cinema e teatro, Murakami e Čechov sono le spezie del gioco tra caso e destino uscito dalla penna raffinata del regista e sceneggiatore giapponese Ryūsuke Hamaguchi, rendendolo il film d’autore internazionale dell’anno. L’Academy, sempre più sensibile all’inclusività e al desiderio di offrire una rappresentazione globale del cinema mondiale – il caso Parasite insegna – non se l’è lasciato sfuggire, premiandolo con 4 pesantissime candidature: film, regia, sceneggiatura non originale e film internazionale. Drive My Car, insomma, il suo Oscar morale lo ha già vinto. Resta da vedere se giungeranno anche quelli reali. Film internazionale è fuori discussione (purtroppo per Paolo Sorrentino, suo contendente), c’è qualche chance anche per la sceneggiatura, regia e film sembrano però fuori portata.
4. Dune di Denis Villeneuve
Ben 10 nomination per il film del regista canadese tratto dal celebre ciclo fantascientifico di Frank Herbert, già oggetto di una sfortunata riduzione di David Lynch negli anni Ottanta. È un candidato di grande prestigio, destinato probabilmente a fare incetta di riconoscimenti tecnici, com’è accaduto già ai Bafta e in diversi premi assegnati dalle associazioni di categoria, come scenografia, effetti speciali, fotografia, colonna sonora. Il premio per il miglior film è più difficile: non costituiscono un buon segno la mancata nomination al cast ai Sag Awards e ancora di più l’assenza di Villeneuve nella cinquina per la regia agli Oscar 2022. E il genere fantascienza non è certo di quelli capaci nella storia dell’Academy di ottenere i massimi riconoscimenti.

3. Belfast di Kenneth Branagh
Fino a qualche settimana fa sembrava il favorito numero due. Oggi, ha compiuto un passo indietro e si assesta in terza posizione. Intendiamoci, il film dell’irlandese Branagh è croccante e giusto per l’Oscar, con una storia agrodolce che tiene insieme un tema impegnato (i Troubles nordirlandesi), la ricostruzione emozionata di un quartiere e di una comunità alla fine degli anni Sessanta, la nostalgia sul filo dei ricordi, un cast di attori prestigiosi (Dench, Dornan, Hinds). Lo stile è scintillante, e lo sguardo ad altezza bambino (la storia un po’ s’ispira alle memorie dello stesso Branagh) stempera la tragedia e rende più intensa e commossa la partecipazione dello spettatore. Una ricetta ideale insomma, ma il film sulla lunga distanza dei mesi di avvicinamento all’Oscar ha cominciato a perdere colpi e quotazioni. Sono giunte tre statuette ai Critics’ Choice Award, ma ai Golden Globes il risultato è stato risicato (1 su 6) e ai Sag le due nomination sono andate a vuoto. Non può essere passato inosservato poi che ai Bafta, giocando praticamente in casa, Belfast sia riuscito ad aggiudicarsi solo il premio per il miglior film britannico. Sono comunque arrivate ben 7 nomination agli Oscar 2022, ma la sensazione è che la sfiancante corsa attraverso i precursors abbia spento la stella del film.
2. I Segni Del Cuore – Coda di Sian Heder
S’è accesa invece, e moltissimo, la stella di Coda (un acronimo che sta per “Children of deaf adults”). Il film scritto e diretto da Sian Heder (pure donna, non guasta in tempi inclusivi) è il remake del francese La Famiglia Beliér, incentrato sulla cultura dei sordi. In breve tempo Troy Kotsur, attore sordo che interpreta la parte del padre della protagonista, è diventato il netto favorito nella categoria “non protagonista”, vincendo, tra gli altri, Globe, Bafta, Sag, Critics’ choice awards. Ai Sag però è accaduto di più, il film s’è aggiudicato anche il prestigioso premio per il miglior cast, salutato da un discorso nella lingua dei segni di una raggiante Marlee Matlin, che uno storico Oscar l’aveva già vinto nel 1987 come migliore attrice per Figli di un Dio Minore. A quel punto le quotazioni de I Segni Del Cuore sono schizzate in alto, visto che, ricordano le statistiche, una volta su due il Sag al cast apre le porte alla statuetta per il miglior film. Basti pensare che lo scorso weekend ha aggiunto il riconoscimento per il miglior film ai Pga Awards (assegnati dal potente sindacato dei produttori) e anche il Wga Award per la sceneggiatura non originale. A questo punto la distanza col primo favorito s’è assottigliata tantissimo. E AppleTv+, che l’ha distribuito, potrebbe diventare la prima piattaforma di streaming a centrare la statuetta più ambita.
1. Il Potere Del Cane di Jane Campion
Statuetta che sta inseguendo da anni Netflix, negli ultimi anni divenuta battistrata in quanto a numero di nomination, ma ancora in attesa dell’Oscar più prestigioso. Questo potrebbe essere l’anno giusto, visto che, come confermano anche gli informatissimi bookmaker, il western distribuito dalla piattaforma è il favorito della vigilia. Intanto ha il più alto numero di nomination, ben 12 (I Segni del Cuore ne ha solo 3). E poi è diretto da quella che potrebbe essere la vera protagonista degli Oscar 2022, ossia Jane Campion, candidata per film (in qualità di produttrice), regia (prima donna della storia a centrare una seconda candidatura di categoria) e sceneggiatura non originale (nel 1994 vinse già per la sceneggiatura originale con Lezioni di Piano).
Inoltre è il film che ha ottenuto più premi nella stagione dei precursors, miglior film a Golden Globes, Bafta, Critics’ Choice Awards – il database di IMDB segnala 256 riconoscimenti e 305 nomination, impossibili da enumerare. Anche sotto il profilo tematico il film è di sicura presa, attuale e inclusivo, perché utilizza in maniera critica, ma non irrispettosa, la cornice del western, piegando il più classico (e maschile) dei generi americani al racconto di una vicenda che ruota intorno al desiderio omoerotico e alla sua repressione, tutto giocato sul rapporto tra il cowboy macho Benedict Cumberbatch e l’efebico Kodi Smit-McPhee (entrambi titolari di una giusta nomination). Però nelle ultime settimane la sonora bocciatura dei Sag Awards (0 statuette su 3 nomination) e la sconfitta ai Pga Awards, ovviamente per mano de I Segni del Cuore, hanno reso improvvisamente molto più incerto l’esito del premio più importante degli Oscar 2022. E il fatto di essere da troppo tempo il favorito d’obbligo potrebbe ritorcersi contro Il Potere Del Cane, che è oltretutto, un racconto severo e distaccato, tutto il contrario del caloroso, umanissimo film di Sian Heder.