Sky Rojo sta per tornare con la seconda stagione, disponibile su Netflix dal 23 luglio. La lotta per la salvezza di tre donne in fuga dal loro sfruttatore e dal mondo della prostituzione continuerà con nuove improbabili e rocambolesche trovate nella serie ideata dagli autori de La Casa di Carta. Coral (Verónica Sánchez), Wendy (Lali Esposito) e Gina (Yany Prado) sono rimaste ferite nel tentativo di recuperare i loro documenti dal bordello in cui erano costrette a prostituirsi e dopo aver rischiato più volte di morire vedono ancora una volta allontanarsi il sogno della libertà.
Sky Rojo è un racconto che ama gli eccessi – drammaturgici, nel linguaggio e nella messa in scena – e tende a rappresentare donne sfruttate, violentate ripetutamente, abusate psicologicamente e private di ogni libertà personale come eroine di un film pulp. Questo implica anche una normalizzazione sullo schermo di pratiche sessuali abusanti, tossicodipendenza, prostituzione intesa come business fiorente e perfino “caratteristico” in Spagna (qui la nostra recensione).
Le tre interpreti di Sky Rojo sono intervenute a difesa della serie proprio su questo punto molto controverso, ovvero le accuse di aver banalizzato, reso glamour e quasi affascinante lo sfruttamento della prostituzione e la tratta di esseri umani. Secondo Sanchez, Esposito e Prado, se questa critica vale per la serie, dovrebbe essere applicata a tutti i film che parlano di temi dolorosi e scabrosi con leggerezza. E si lanciano in un paragone azzardato. In un’intervista a elmundo, la Sanchez ha dichiarato:
Non credo che raccontandolo in questo modo si banalizzi questo problema, mi sembra che questo ragionamento ci porti ad una visione piuttosto conservatrice perché poi si potrebbe sostenere che se Sky Rojo banalizza la prostituzione, La Vita è Bella o Jojo Rabbit banalizzano il nazismo. Avere un solo modo di raccontare ci impoverisce. Commedia e azione sono di solito generi leggeri, ma qui raggiungono molte persone perché sono facili da guardare. Le cifre dicono che quando si fanno documentari e cinema sociale, che adoro, le cifre sono molto basse. Quindi forse questa è la strada per arrivarci.
Premesso che Sky Rojo ha davvero molto poco di edificante – e non perché non si possa parlare di prostituzione con umorismo nero, azione e adrenalina, anzi – il paragone con due film che usano gli stilemi della favola per raccontare un dramma come quello dell’Olocausto è quantomeno forzato. La Vita è Bella e Jojo Rabbit mettono alla berlina i nazisti esponendoli nella loro miseria e grettezza, ma soprattutto omaggiando la forza di chi è riuscito a sopravvivere restando umano pur nell’annullamento di ogni forma di umanità. Sky Rojo invece si avvita sull’oggettivizzazione delle sue protagoniste, mescola violenza e presunta goduria e spesso ridicolizza le vittime al pari dei loro abusatori.
Lali Esposito ha aggiunto che lo scopo di Sky Rojo è provare ad influire sui comportamenti del pubblico attraverso qualcosa di diverso rispetto alle statistiche e alla denuncia sociale.
Se la serie fa sì che un ragazzo di 16 anni decida di non andare a prostitute o di pensarci su due volte a cosa vivono queste donne prima che il patriarcato lo spinga a farlo, la nostra missione è compiuta.
Auspici lodevoli. Ma il paradosso è che Sky Rojo potrebbe spingere quel sedicenne a fare l’esatto opposto.