Dai creatori de La Casa di Carta, Sky Rojo è la nuova roulette russa di Netflix in arrivo il 19 marzo sulla piattaforma, con 10 episodi da 25 minuti circa.
La storia è quella di Coral, Wendy e Gina (Verónica Sánchez, Lali Espósito e Yany Prado), tre prostitute dalle storie molto diverse che si ritrovano a fuggire da Moisés e Christian, scagnozzi di Romeo, magnaccia e proprietario del Club Las Novias di Tenerife dove hanno lavorato come escort e vissuto sostanzialmente come schiave per mesi. Convinte di aver ucciso il loro sfruttatore e colpevoli di altri reati commessi nel corso della fuga, le tre donne si imbarcano in una corsa frenetica verso la libertà durante la quale dovranno affrontare molti pericoli, diversi imprevisti e soprattutto il timore di veder finire la loro vita in galera. Il loro unico piano è restare in vita almeno per i cinque minuti successivi, obiettivo che diventerà sempre più difficile quando i due scagnozzi del loro padrone riusciranno ad individuarle e a braccarle.
Il senso del titolo, Sky Rojo, è spiegato nell’incipit della serie: “Questo è il mio club. Qui passiamo le nostre notti su un divano in ‘similpelle rosso’ cercando di apparire abbastanza meravigliose da permettere ad alcuni spregevoli ragazzi di fare l’amore con noi“, esordisce Verónica Sánchez nei panni di Coral. La sua voce fuori campo guida lo spettatore ma non è l’unica: Sky Rojo utilizzerà le voci in prima persona di ciascuna delle protagoniste per narrare ciò che accade e scavare nel loro passato grazie a continui flashback, un escamotage per caratterizzare i personaggi molto velocemente, vista la durata ridotta degli episodi. Alle storie drammatiche delle tre vittime in fuga si aggiunge quella dei due fratelli interpretati da Miguel Ángel Silvestre ed Enric Auquer, due improbabili scagnozzi dal cuore fondamentalmente tenero, con problemi di contenimento della rabbia ma anche un background familiare molto triste. Paradossalmente è a loro che è affidato il registro più comico della serie, due personaggi che sembrano richiamare gli “assassini più inutili della storia” Vincent e Jules di Pulp Fiction.
L’inizio di Sky Rojo è un momento di stasi, il giorno di un funerale, che si tramuta da subito in un’esplosione di violenza tra omicidi, incidenti dal finale tragico e rocamboleschi tentativi di fuga. Una serie fondamentalmente d’azione, in cui però il dramma personale delle protagoniste viene raccontato a tratti anche con una buona dose di umorismo nero. Passare da un registro all’altro nel giro di pochi minuti non è un’operazione facile e si intuisce che il maggior lavoro di scrittura è stato fatto su questo aspetto, ma non sempre si può dire riuscito. La facilità con cui si passa dall’ironia tagliente all’escalation di violenza da commedia pulp, per poi tornare al dramma dello sfruttamento della prostituzione, può essere disturbante e rappresentare un problema di fronte ad un tema così delicato. Così come disturbante è il continuo riferimento alla dipendenza da farmaci rappresentata in modo talmente esplicito, talmente figurativo da essere sì impattante ma anche nauseante: la protagonista Coral invasa da un arcobaleno pillole colorate, o alle prese con iniezioni in vena a bordo piscina, rischia di lasciare una patina glamour su una questione drammatica come la tossicodipendenza, riproponendo l’annoso tema della fascinazione dei narcotici indotta dall’immaginario televisivo.
Di Sky Rojo funziona molto il formato da 25 minuti, tradizionalmente riservato alle sit-com e alle commedie. Il ritmo incessante della serie, favorito proprio dal formato, è uno dei punti di forza del racconto ma paradossalmente anche di debolezza: non ci sono tempi morti in Sky Rojo e lo scopo è quello di indurre dipendenza in chi guarda, ma questo vuol dire anche che il susseguirsi di colpi di scena lascia ben poco nello spettatore alla fine della visione, se non la frenesia estetica data dal mix di pistole, abiti succinti, auto in corsa, luci al neon, sangue e pillole e tutto quanto viene usato strumentalmente per creare un’atmosfera pulp.
Resta semmai il problema è di fondo, che porterà lo spettatore più sensibile ad interrogarsi su questo dall’inizio alla fine di Sky Rojo: “Volevamo realizzare una serie da 25 minuti a episodio divertente e ricca di azione sulla tratta delle donne. Quando parli con le vittime della tratta e metti insieme l’intera serie, ti imbatti in tutti i problemi del mondo su un argomento delicato come quello del traffico di donne costrette a prostituirsi“, ha dichiarato la showrunner Esther Martínez Lobato, co-creatrice della serie insieme ad Alex Pina (fautori del successo de La Casa di Carta, Vis a Vis, Il Molo Rosso con la loro Vancouver Media). Ecco, il problema è proprio l’idea di fondo di voler rendere divertente il tema della tratta di esseri umani finalizzata alla prostituzione. Non solo perché non c’è niente di divertente, a prescindere, in un fenomeno del genere, ma è anche rischioso provare a giocare la carta dell’ironia se il fulcro della storia vuole essere proprio lo sfruttamento criminale del corpo e della vite delle donne. Questa serie ha un linguaggio audace, spregiudicato, violento (a volte in modo del tutto gratuito) e importuno in molti aspetti, ma se l’obiettivo originario era far luce su un cancro sociale come la tratta di vite umane, il risultato è completamente fuori fuoco. Non che non si possa fare umorismo nero su qualsiasi cosa, ma almeno non la si presenti come una serie dedicata alle donne vittime di tratta, visto che mancano i presupposti perché lo sia.
Le Pretty Woman di Alex Pina in Sky Rojo non sono eroine romantiche in cerca di principe azzurro, ma donne ingannate da un sistema criminale, tradite dagli affetti più cari e provate dalla vita, che almeno in due casi su tre (Coral e Wendy) hanno introiettato la durezza, la violenza, il degrado dell’ambiente che le ha private della libertà, pur senza perdere il loro senso dell’umorismo. Hanno incamerato un modo di guardare gli uomini, il sesso e la società che è il punto di vista di chi si prostituisce, “delle putas“, per usare i loro termini, e che temono di non riuscire a lasciarsi alle spalle. Nella costruzione dei personaggi tragicomici si possono cogliere i riferimenti più svariati, dalla fuga di Thelma e Louise al trio delle Charlie’s Angels, declinati però in versione pulp alla Tarantino e melò alla Almodovar, come tanto piace alla coppia Pina-Lobato. Il loro stile ribattezzato latin-pulp è perfettamente esemplificato da questa serie, che può considerarsi un esperimento più compiuto del precedente White Lines, che non è stato rinnovato da Netflix. Sky Rojo, invece, è già stata rinnovata per una seconda stagione.