Da The Handmaid’s Tale 4×06 non si torna indietro. Nell’episodio intitolato Voti, c’è stata la svolta attesa sin dall’inizio della serie, che d’ora in poi dovrà cercare di restare fedele a se stessa anche se il contesto intorno alla protagonista è radicalmente cambiato.
Attenzione Spoiler!
Nell’episodio di The Handmaid’s Tale 4×06, al culmine di un braccio di ferro con Moira ma sostanzialmente con se stessa e i suoi sensi di colpa per non aver ritrovato la figlia Hannah, June Osborne è tornata finalmente una donna libera in un paese democratico. Il finale dell’episodio, con quel primo passo sul suolo canadese dopo un travagliato viaggio sulla nave di una ONG, è liberatorio quanto terrificante per l’eroina di Gilead. Soprattutto perché il peso del dubbio sulla sorte di sua figlia – dove sia, se le abbiano fatto del male per vendicarsi, se abbia ricordi di lei – non la lascia mai, nemmeno quando sulla barca rivede Luke per la prima volta. E le sue prime parole sono di scuse per essere tornata a casa sola, senza Hannah. L’intero episodio è percorso da un parallelo tra i timori di June prima del suo matrimonio con Luke (che sia un traditore seriale, che possa essere deluso in caso non arrivino figli, che possa lasciarla per questo come la precedente moglie) e quelli attuali, ovvero non aver portato con sé la figlia, come se fosse una colpa.
Questo è lo spartiacque definitivo per la serie perché prima di The Handmaid’s Tale 4×06 June non è mai stata fuori da Gilead e la sua vita precedente è rimasta relegata ai flashback. Per la prima volta dopo oltre cinque anni dal suo rapimento – il dettaglio temporale è stato specificato dalla stessa protagonista nella terza stagione – ritrova suo marito, che a sua volta si sta prendendo cura della neonata messa al mondo da June e frutto dell’amore nato con Nick, ora un Comandante di Gilead. Il primo incontro non poteva che essere paralizzante ed emozionante insieme, come ha spiegato la star della serie Elisabeth Moss a TVLine: una reunion che “non poteva essere perfetta, perché non risultare tutto ok all’improvviso“. E nonostante la vittoria di essere approdata in Canada e aver ritrovato la sua famiglia, l’elaborazione del trauma sarà lunga e dolorosa, come preannunciano questi primi incontri con Moira (addirittura accusata da June di manipolazione nel convincerla a scappare da Chicago) e Luke: “Era molto importante per me che la sua assimilazione nella società non fosse facile, perché non mi sembrerebbe una storia onesta” ha raccontato la Moss, che della serie è anche produttrice esecutiva e in questa stagione dirige tre episodi.
Inizia con The Handmaid’s Tale 4×06 un nuovo ciclo: per la prima volta dopo tre tentativi di fuga ed altrettanti ritorni nella teocrazia totalitaria di Gilead, con annesse torture e vendette, June ha messo piede in uno stato libero in cui sarà trattata da rifugiata politica e la serie sembra ucire da quell’avvitamento su se stessa che rischiava di renderla ripetitiva. Il suo arrivo in Canada, però, come già accaduto in passato, potrebbe innescare una guerra diplomatica tra il Paese che l’accoglie e il regime che la rivendica. Aver ottenuto una vittoria non vuol dire aver vinto la guerra, anzi, il conflitto armato tra Gilead e quel che resta degli Stati Uniti continua. E d’altronde le immagini di The Handmaid’s Tale 4×06 con i profughi stipati al confine dietro il filo spinato – perdipiù, in molti casi, di lingua ispanica – è una chiara metafora di quanto accaduto negli ultimi anni al confine tra Stati Uniti e Messico. In questo senso la serie si conferma realistica pur nella sua ambientazione distopica. “E adesso cosa accadrà? Cosa succede dopo aver ottenuto ciò che desideri?” è la domanda che si pone il produttore esecutivo Bruce Miller, accennando alla linea di separazione tracciata da The Handmaid’s Tale 4×06. Sarà dificile immaginare June senza il suo mantello rosso diventato una divisa (e la sensazione è che non resterà lontana da Gilead troppo a lungo), ma ora la lotta potrebbe diventare tutta politica. E come sempre sulla pelle delle Ancelle.