The Handmaid’s Tale 4×04 continua a sorprendere nonostante sia un tipico episodio riempitivo. Dopo il pugno allo stomaco del terzo capitolo di questa nuova stagione, il debutto alla regia dell’attrice e produttrice della serie Elisabeth Moss, la saga delle ancelle ispirata al romanzo distopico di Margaret Atwood ha dato un po’ di tregua agli spettatori, evitando quella pornografia della tortura che aveva caratterizzato il precedente. Non ha rinunciato, però, a suscitare disgusto e rabbia, come è ormai chiaramente nella sua mission.
Disgusto perché in The Handmaid’s Tale 4×04, dopo che June e Janine raggiungono Chicago letteralmente immerse in un camion frigorifero che trasporta latte (da cui il titolo dell’episodio, Milk), si ritrovano a dover chiedere a combattenti americani asilo, cibo e vestiti. Scoprono subito che coloro che le hanno scortate fino alla città non sono il fantomatico Mayday e il loro capo pretende favori sessuali in cambio di aiuto: sul fronte si combatte la guerra contro Gilead, le risorse scarseggiano e se June e Janine vogliono protezione dovranno concedersi. Come sempre è June a farsi avanti, in preda ai sensi di colpa per le compagne morte, ma stavolta la repulsione è tale da non riuscirci. Il disgusto sulla sua faccia è tale da arrivare dritto e palpabile allo spettatore: come sempre Elisabeth Moss riesce a restituire le sensazioni più terribili con lo sguardo e con la mimica, anche senza proferire parola. Alla fine sarà Janine, con la sua solta inconsapevolezza, a considerare quel ricatto sessuale un sacrificio tuttavia sopportabile. D’altronde lo aveva fatto al Comandante padre di sua figlia, e se ne era persino innamorata.
Ed è proprio Janine la protagonista di The Handmaid’s Tale 4×04, episodio che per la prima volta mostra il passato pre-Gilead del personaggio interpretato, altrettanto magistralmente, da Madeline Brewer. Prima di essere costretta a diventare un’ancella a Gilead, Janine era una cameriera, una donna sola, che ha tentato di esercitare il suo diritto di abortire. Il flashback straziante che racconta un suo tentativo di interruzione volontaria di gravidanza induce chi guarda a pensare che la ragazza volesse inizialmente abortire il figlio Caleb, per poi farsi convincere in un consultorio antiabortista a non farlo.
Così come la fuga delle due ancelle verso Chicago è un viaggio pieno di ostacoli, altrettanto lo è la scelta di abortire che Janine aveva fatto anni prima di Gilead: la scena di The Handmaid’s Tale 4×04 in cui una volontaria di una presunta clinica per l’aborto cerca in ogni modo di convincerla a non interrompere la gravidanza è forse la più realistica vista in questa serie. Sembra quasi, d’un tratto, che si sia cambiato registro di genere: la distopia lascia il posto al neorealismo. Con una verosimiglianza quasi documentaristica, la serie mostra come si manipoli una donna incinta con l’uso di informazioni falsate, slogan colpevolizzanti, racconti macabri dell’operazione chirurgica e dettagli morbosi comunicati in forma anche grafica (una lavagna su cui osservare le dimensioni del feto).
In The Handmaid’s Tale 4×04 la procedura d’interruzione viene presentata come un crimine a tutti gli effetti, qualcosa di cui “tutte le donne si pentono dopo averlo fatto, non hai idea di quanto ameresti questo bambino, saresti una mamma fantastica“. Ma, colpo di scena, Janine madre lo è già: a casa l’aspetta il piccolo Caleb, che accudisce con amore lavorando sodo per mantenerlo (e cantandogli dolcemente Three Little Birds di Bob Marley prima di andare a letto). Janine è una madre single, ha una relazione saltuaria e non può permettersi di avere un altro bambino, ma a quanto pare le sue ragioni non bastano per evitare l’umiliazione di sentirsi dire cosa dovrebbe fare del suo feto. Scoprirà poi, al secondo tentativo grazie ad una vera e onesta dottoressa, che è un suo diritto abortire e che non deve far altro che essere libera e convinta della sua scelta per avere accesso ad una semplice pillola abortiva. La triste verità è che questa pratica di dissuasione accade molto più spesso di quanto si possa credere, negli Stati Uniti come in Italia, dove l’accesso alla legge 194 sulla IVG – tra obiezioni di coscienza dei ginecologi, pressioni sociali e sensi di colpa indotti da chi dovrebbe semplicemente aiutare le donne ad esercitare un diritto – non è mai scontato.
Contemplando il passato di Janine The Handmaid’s Tale 4×04 dà ancora più dignità a questo personaggio finora sottovalutato: ribelle, ingenua ma anche capace di adattarsi alle situazioni guardando il bicchiere mezzo pieno, finora è stata perlopiù identificata come una persona mentalmente instabile dopo che a Gilead le è stato cavato un occhio e ha partorito una bambina dalla quale ha dovuto separarsi. Ma la verità è che Janine trova ogni volta la forza per andare avanti anche quando sembra destinata all’autodistruzione ed è forse colei che più di tutte le altre ha imparato a resistere alle umiliazioni e a superarle senza lasciarsi abbattere dalla sofferenza e dalla voglia di morire (suicidio che pure ha tentato senza riuscirci). Rimasta l’unica ancella in fuga da Gilead insieme a June, la serie sembra voler puntare molto su questo personaggio nel corso della quarta stagione, che ha debuttato lo scorso 29 aprile su TIM Vision.