Per la serata delle cover Colapesce e Dimartino cantano Povera Patria di Franco Battiato, una delle canzoni più intense e profonde del cantautorato italiano e del repertorio dell’artista siciliano.
Colapesce e Dimartino si sono esibiti già dalla prima serata del Festival di Sanremo con il brano Musica Leggerissima e per l’appuntamento di giovedì 4 marzo hanno scelto di omaggiare Franco Battiato con una delle sue canzoni più classiche, contenuta nel disco Come Un Cammello In Una Grondaia (1991). Povera Patria, secondo la critica, è la canzone più politica del cantautore siciliano. Nel testo troviamo un messaggio molto forte di denuncia sociale. Se facciamo caso al contesto, infatti, Povera Patria uscì un anno prima dell’esplosione del caso Mani Pulite. Quello di Battiato fu un attacco contro la classe politica sempre più disinteressata ai cittadini.
Quest’anno un titolo come Povera Patria suona sempre più attualissimo dal momento che da un anno l’Italia (come il mondo) è stretta nella morsa della pandemia che ha costretto lo svolgimento del Festival di Sanremo senza la presenza del pubblico in sala. Ciò, tuttavia, non ha impedito di portare in scena un forte messaggio di speranza e rinascita, riassunto nella prima performance di Achille Lauro e nelle gag di Fiorello, Amadeus e Zlatan Ibrahimovic.
In più occasioni gli operatori hanno spostato l’inquadratura sulle poltroncine vuote per mostrare la singolarità di questa edizione del Festival. La presenza del pubblico è sostituita, infatti, dagli applausi pre-registrati e dalla partecipazione dell’orchestra.
Come altri artisti, Colapesce e Dimartino cantano Povera Patria senza ospiti, dunque senza duetti.
Povera Patria – Testo
Povera patria
Schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame, che non sa cos’è il pudore
Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
E tutto gli appartieneTra i governanti
Quanti perfetti e inutili buffoni
Questo paese devastato dal dolore
Ma non vi danno un po’ di dispiacere
Quei corpi in terra senza più calore?Non cambierà, non cambierà
Non cambierà, forse cambieràMa come scusare
Le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali
Me ne vergogno un poco e mi fa male
Vedere un uomo come un animale
Non cambierà, non cambierà
Sì che cambierà, vedrai che cambieràSi può sperare
Che il mondo torni a quote più normali
Che possa contemplare il cielo e i fiori
Che non si parli più di dittature
Se avremo ancora un po’ da vivere
La primavera intanto tarda ad arrivare