Testo di Mal D’Amore di Claudio Baglioni, una ballata per interrogarsi sul sentimento più tormentato

Claudio Baglioni racconta il grande paradosso del sentimento più poetico e tormentato dell'uomo. Ecco Mal D'amore, da Questa Storia Che è La Mia

mal d'amore di claudio baglioni

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Mal D’Amore di Claudio Baglioni è il nuovo singolo estratto da In Questa Storia Che è La Mia, il nuovo disco del cantautore che negli anni si è speso tantissimo tra musica, teatro e televisione.

Ciò che colpisce di questo singolo è la combinazione tra la parte grafica e quella sonora. Baglioni resta umile, ci mostra una copertina in cui compare disteso, sorridente, su un divano con accanto la sua chitarra acustica. Si ripresenta nei negozi con un disco dal titolo apparentemente scontato e, per di più, offre un singolo che sembra arrivare dal suo repertorio più classico.

Eppure Claudio Baglioni, in tutta questa semplicità, riesce a farti fermare per riflettere sull’amore, e non come condizione del cuore asservito alla chimica del mondo esterno. L’amore è qui declinato a grande mistero dell’universo. Non a caso il cantautore, quando parla del suo nuovo singolo, scomoda la figura intellettualmente ingombrante di Sant’Agostino e spiega: “Se nessuno me lo chiede, lo so – scriveva Sant’Agostino, a proposito di cosa fosse il tempo – se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so”.

Ecco, Baglioni fa lo stesso discorso sull’amore: tutti sappiamo cosa sia finché non ci viene chiesto. Un argomento senz’altro spinoso e talvolta imbarazzante, ma l’artista di Porta Portese riesce ad ammorbidire l’attesa di una risposta con una musica leggera, calda, acustica e timidamente bella. In questo disco Claudio Baglioni ha voluto fare il punto su cosa sia diventato l’amore per lui, uomo e artista di successo che agli italiani ha regalato tantissime colonne sonore per i momenti più romantici.

Dopo Gli Anni Più Belli, Io Non Sono Lì e Uomo Di Varie Età, Mal D’Amore di Claudio Baglioni si propone a gamba tesa, quasi, portando in radio da domani – venerdì 12 febbraio – una delle voci più amate della canzone italiana, del romanticismo di un tempo e del pop più genuino.

Testo

Non correremo più la stessa strada
Di tramonti purosangue
O impazziti di rugiada
Sotto un’alba esangue

Non salteremo più tra quelle onde
In un valzer di delfini
Lungo orbite profonde
Senza confini
Non bruceremo più in un firmamento
Gli occhi a dare luce al mondo
Con gli sguardi di un tormento
Lampi di un secondo

Non voleremo più su quelle stelle
Con le braccia sopra il vento
E col tempo sulla pelle

Non guariremo mai da questo mal d’amore
Per quella vita che rimane non si muore
Fa un male cane e su e giù ci sfascia il cuore
E come un cane non ci lascia più

Non morderemo più coi nostri baci
Le acque fresche di cascate
Piogge timide e fugaci
E lunghe mareggiate

Non ruberemo più con queste mani
Le vertigini di un cielo
E un sudore di vulcani
In mezzo al gelo

Non pregheremo più la stessa luna
Figli unici randagi
Tra riflessi di laguna
E fuochi di presagi

Non vagheremo più in quell’universo
Di pianeti alla deriva
Dietro un orizzonte perso

Non guariremo mai da questo mal d’amore
Per quella vita che rimane non si muore
Fa un male cane e su e giù ci sfascia il cuore
E come un cane non ci lascia più

E la domanda finale
È se hai più gioia o pene
Se sia più miele o sale
Se un bene può far male
E un male fare bene
Se conviene il male
Se è irreale o c’è
E se ci tiene insieme
Se è uguale anche per te

Non guariremo mai da questo mal d’amore
Per quella vita che rimane non si muore
Fa un male cane e su e giù ci sfascia il cuore
E come un cane non ci lascia più

Quel mal d’amore
Fa un male cane e su e giù ci sfascia il cuore
E come un cane non ci lascia più

Nemmeno un ultimo addio
Il tuo è il mio
Ognuno con il suo