L’ultima mossa di Trump è il ban Xiaomi e di altri produttori cinesi. A pochi giorni dal termine ufficiale del suo mandato, l’ormai ex presidente USA lancia l’ultima sua invettiva contro la Cina, in particolare contro il produttore asiatico in forte espansione mondiale. Siamo al cospetto di un nuovo caso Huawei? C’è pericolo che i servizi Google e dunque anche il Play Store non siano garantiti sui nuovi device proprio di Xiaomi come accaduto oramai da 2 anni al concorrente nazionale? Almeno per il momento, la situazione non è così critica ma capiamo esattamente quali sono i nuovi limiti della società colpita dalla misura.
Trump, in pratica, vieterebbe agli investitori statunitensi di possedere azioni Xiaomi e delle altre società cinesi appena bannate, tra le quali anche il produttore di aerei Comec. Il motivo è il seguente: le aziende sarebbero accusate di essere in qualche modo collegate all’esercito cinese. Almeno secondo le disposizioni del momento, le aziende americane potranno ancora collaborare con Xiaomi appunto. La stessa Google potrà continuare a fornire i suoi servizi proprio al produttore cinese: il Play Store e gli altri servizi di Mountain View non sono affatto messi in discussione, almeno per il momento.
In merito al ban Xiaomi da parte di Trump, la stessa società ha diramato da qualche ora un suo annuncio, direttamente sulla Borsa di Hong Kong, visto che l’argomento riguarda direttamente gli investitori. In merito alla decisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, l’azienda si è detta molto sorpresa proprio perché si è attenuta sempre al rispetto delle leggi e delle regolamentazioni degli USA. Per questo motivo, il produttore ha pure chiarito di non essere in alcun modo collegata all’esercito cinese.
Come specificato nella nota diramata oggi, saranno messe in campo tutte le azioni necessarie in campo sia per tutelare gli azionisti, sia per proteggere tutti i clienti del brand nel mondo. Chissà se la nuova presidenza di Trump butti acqua sul fuoco di una nuova guerra tra Cina e USA.