Chi continua a definirla una Breaking Bad al femminile è ancora fuori strada, e chi l’ha amata nelle precedenti stagioni può ritrovare anche stavolta tutti gli ingredienti di un’irresistibile dark comedy. Good Girls 3, su Netflix dopo una lunga attesa e in versione ridotta a causa del lockdown di Hollywood, continua infatti a scrollarsi di dosso le etichette senza per questo alienare il favore di un’affezionata fan base.
[Attenzione, spoiler!]
La terza stagione della serie creata da Jenna Bans – una delle autrici nella writers’ room di Scandal – riprende in mano le vite di Beth, Ruby e Annie per renderle ancora più caotiche e pericolose. Good Girls non ha mai fatto dell’aderenza alla realtà uno dei suoi principi fondanti, dunque non stupisce che anche stavolta tre donne della periferia di Detroit riescano a tenere testa – e anzi spesso a superare in scaltrezza – una gang di latinos abituata a fronteggiare ben altri avversari.
Superato lo shock-non-shock della sopravvivenza di Rio ai colpi di pistola di Beth, nonché la sorpresa per l’uscita di scena di uno dei buoni, ci si ritrova incatenati alle solite altalenanti dinamiche di lotta per la sopravvienza e il potere fra Beth e lo stesso Rio, in Good Girls 3 più cinico e crudele che mai. Le tre protagoniste sono costrette a mettere a repentaglio qualsiasi aspetto delle loro vite – sacrificando talvolta alcune delle persone innocenti che vi orbitano attorno – per garantirsi la sopravvivenza in un gioco che di episodio in episodio si fa sempre più trito eppure allarmante e pericoloso.
Pur essendo costruita su premesse del tutto inverosimili, Good Girls – e in particolare questa terza stagione – riesce a colpire nel segno ogniqualvolta affronta gli squilibri di relazioni imperfette, eppure profondamente comuni e reali. Beth e Dean provano a ricostruire un ambiente familiare per quanto possibile tranquillo e stabile, anche se l’armonia fra loro è minata da inevitabili segreti e gelosie che trascinano come un bagaglio pesante fin dagli esordi della serie.
Per Ruby e Stan, emblema della solidità nella buona e nella cattiva sorte, arrivano tempi burrascosi che in più occasioni fanno temere il peggio. Le dinamiche fra loro variano, e la dicotomia in base alla quale in passato si tendeva ad associare Stan alla giustizia e Ruby all’illegalità si stempera in un’accozzaglia di compromessi che li rende perfetti partner in crime. Ma se Stan sembra aver imparato a osservare la moglie con occhi di rassegnata impotenza, per Ruby è quantomai complicato accettare che Stan non voglia più essere quello buono. La convinzione con cui ciascuno dei due rifiuta di rinunciare all’altro, qualsiasi cosa sia accaduta o possa ancora accadere, fa della loro unione un legame per cui fare il tifo sempre e comunque.
Annie, infine, smette di essere il motore comico della narrazione, e dall’introduzione di questa novità deriva una certa parte del tono dark di Good Girls 3. Il potenziale del personaggio cresce a dismisura nel corso della stagione, e alla giovane promiscua e irresponsabile, madre di un adolescente trans ben più maturo di lei, si sostituisce l’immagine di una donna alla dolorosa ricerca delle radici del proprio modo di essere, di un baricentro che l’aiuti ad affrontare i fatti della vita in modo più consapevole. Il suo avvicinarsi e allontanarsi ritmico da ciò che potrebbe farla star meglio, come dal lavoro che dovrebbe fare per conoscere realmente sé stessa, dà alla stagione una delle sue note più drammatiche.
Molto meno originali e soddisfacenti le disavventure delle protagoniste con Rio e la sua banda. Il messaggio che ciascun episodio di Good Girls 3 continua a lanciare è che nessun colpo di genio, nessuna strategia può davvero aiutare Beth, Ruby e Annie a vincere a un gioco di cui Rio sembra conoscere ogni possibile regola e scappatoia. Tutti i tentativi che le tre fanno per mettere fuori gioco l’avversario si concludono in inevitabili fallimenti, e neppure l’arrivo di un nuovo cane da caccia – l’agente dell’FBI Phoebe Donnegan, interpretata da Lauren Lapkus – sembra in grado di dare una scossa alle cose.
Spiace, in fondo, che Good Girls non mostri la stessa audacia delle sue tre protagoniste, ma non c’è dubbio che la formula sempre più dark e meno comedy della serie NBC resti irresistibile per chiunque la segua dagli esordi. Una buona parte del merito va a un trio di interpreti – Christina Hendricks, Retta e Mae Whitman – ancora una volta abilissime nel bilanciare le variazioni di tono della serie, dagli scambi più esilaranti ai picchi drammatici.
Le tre stagioni di Good Girls sono disponibili in streaming su Netflix.
- La nostra Fire TV Stick più venduta, ora con il telecomando vocale...
- I dispositivi Fire TV Stick hanno molto più spazio di archiviazione...