Gli artisti inglesi scrivono al Governo per avere risposte sul futuro della musica dal vivo. Paul McCartney, Rolling Stones, Ed Sheeran e tanti altri musicisti – che hanno già raggiunto quota 1500 – hanno messo nero su bianco una serie di richieste che hanno fatto pervenire al Segretario di Stato.
La situazione della musica dal vivo in Gran Bretagna, come nel resto del mondo, è drammatica. La pandemia da Coronavirus ha paralizzato il comparto, che ora fatica a ripartire a causa del perdurare delle regole sul distanziamento sociale ancora in vigore per il contenimento del contagio.
Nella lettera che i numerosi artisti aderenti ha inviato a Oliver Dowdem, si leggono le motivazioni che li hanno spinti a sollecitare il Governo, che dovrebbe intervenire per la salvaguardia del comparto in questo momento di fortissima crisi.
Si chiedono aiuti economici, da garantire al pari delle norme in vigore che impongono il distanziamento sociale, che per il momento non sono stati garantiti. Tanti sono i lavoratori ancora fermi e che attendono risposte ormai da troppi mesi.
La richiesta schietta è quella di un aiuto concreto da parte del Governo, almeno fino a quando la grande macchina degli eventi live non sarà in grado di ripartire, quindi non prima del 2021: “Per il bene dell’economia, le carriere degli artisti britannici emergenti e la reputazione musicale globale del Regno Unito, dobbiamo garantire che continui ad esserci un’industria di musica dal vivo quando la pandemia sarà finalmente finita”.
La situazione italiana è la medesima. I nostri artisti sono già scesi in piazza per chiedere un’attenzione maggiore da parte del Governo. Il comparto della musica dal vivo è quello che è stato maggiormente colpito dall’emergenza, con un blocco totale delle attività che si protrae dal mese di marzo. Le risposte incerte sono state all’ordine del giorno, tanto che i grandi concerti sono stati rimandati all’ultimo momento, quando sono state diramate le regole per i concerti dal vivo all’aperto e nei luoghi chiusi.
Ecco la lettera degli artisti britannici al Governo:
Caro Segretario di Stato,
La musica dal vivo del Regno Unito è stata uno dei maggiori successi sociali, culturali ed economici del Paese negli ultimi dieci anni. Dai festival di impatto mondiale ai concerti rivoluzionari, l’industria mette dimostra, supporta e sviluppa alcuni dei migliori talenti del mondo – sul palco e nel dietro le quinte. Per quanto sia importante, il nostro contributo nazionale e regionale non è solamente culturale. Anche il nostro impatto economico è significativo, con la musica dal vivo che ha portato 4,5 miliardi di sterline all’economia britannica e ha sostenuto 210mila posti di lavoro in tutto il paese nel 2019. Come ogni settore dell’industria dell’intrattenimento, la musica dal vivo è stata orgogliosa di fare la sua parte negli sforzi per ridurre la diffusione del Coronavirus e proteggere le persone. Ma, con il distanziamento sociale e in attesa del sostegno finanziario del Governo ancora da definire, il futuro dei concerti, dei festival e delle centinaia di migliaia di persone che ci lavorano, sembra oscuro. Questo settore non vuole chiedere aiuto al Governo. I promotori, gli organizzatori dei festival e gli altri datori di lavoro vogliono essere autonome, come lo erano prima dello stop forzato. Ma fino a quando queste attività non potranno tornare a operare, nel migliore dei casi nel 2021, il sostegno del Governo sarà fondamentale per prevenire l’insolvenza di massa e la fine di questa grande industria, leader a livello mondiale. Il governo ha affrontato i temi legati a due importanti settori dell’intrattenimento – calcio e locali – ora è vitale che si concentri su un terzo, la musica dal vivo. Per il bene dell’economia, le carriere degli artisti britannici emergenti e la reputazione musicale globale del Regno Unito, dobbiamo garantire che continui ad esserci un’industria di musica dal vivo quando la pandemia sarà finalmente passata”.