In un tweet pieno di gioia Taylor Swift festeggia la sentenza USA della Corte Suprema che ha riconosciuto nel Civil Rights Act del 1964 il divieto di ogni discriminazione nel mondo del lavoro anche in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
La popstar è sempre attiva per i diritti civili degli omosessuali e dei transgender, e lo fa anche con la sua arte come ha dimostrato nel brano You Need To Calm Down. Nella giornata di ieri, tal proposito, sono arrivate le notizie sulla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha fatto divieto di discriminare le persone LGBTQ nel mondo del lavoro, una tutela che fino a ieri mancava.
Durante la presidenza di Barack Obama su questo fronte erano stati fatti progressi che, tuttavia, con l’arrivo di Donald Trump erano stati annullati. Anche per questo Taylor Swift aveva più volte manifestato un forte dissenso verso il nuovo inquilino della Casa Bianca, specie nelle ultime settimane quando si è trattato di esprimersi sulla morte di George Floyd e sulle proteste.
Nelle ultime ore, finalmente, Taylor Swift festeggia la sentenza USA con un tweet:
“Sì! Grazie ai giudici della Corte Suprema che hanno votato a favore e a tutti i sostenitori che hanno combattuto così duramente per questo! Abbiamo ancora molta strada da fare per raggiungere l’uguaglianza, ma questo è un bel passo in avanti“.
Grazie a questa decisione dei giudici ora la comunità LGBTQ potrà rivendicare i propri diritti quando si sentirà discriminata nel mondo del lavoro. Fino a ieri, infatti, un omosessuale o un transgender rischiava di perdere il proprio impiego su scelta arbitraria del datore di lavoro proprio in base al suo orientamento sessuale.
Il passo in avanti definito dalla popstar è stato raggiunto anche e soprattutto da una maggioranza di ispirazione conservatrice, una realtà che ha sorpreso l’opinione pubblica che si è sentita confortata per questa apertura.
Un contesto che significa libertà e per il quale Taylor Swift festeggia la sentenza USA non soltanto per la conquista dei diritti, ma anche per la virata progressista di alcune realtà conservatrici.