Mother dei Pink Floyd, ancora oggi, è una delle tante anime di Roger Waters. Il brano è tratto dall’epico The Wall, un concept album che ancora oggi rappresenta la proiezione del tormento di Waters: un disco viscerale in cui il bassista si metteva a nudo e dipingeva quel muro inossidabile tra lui e il mondo.
Un muro crea una distanza, ovviamente, e non possiamo esimerci oggi, 18 maggio, dal riflettere su cos’è stata la serrata globale che in alcuni Paesi è ancora in atto mentre l’Italia vede una nuova riapertura su tanti settori.
Una riflessione che Roger Waters riversa sui social con semplici parole ma abbastanza efficaci per definire perfettamente il suo pensiero: “Il distanziamento sociale è un male necessario, nel mondo del COVID. Guardare “Mother” mi ricorda quanto sia insostituibile la gioia di suonare in una band”.
Per registrare la sua versione di Mother dei Pink Floyd, infatti, Roger Waters ha sì reso partecipi i suoi musicisti ma il tutto è avvenuto dalle rispettive case come per sottolineare quanto sia sacra la sicurezza dell’uomo di fronte alla pandemia, ma anche per mettere in evidenza quanto sia fondamentale la presenza fisica di ogni musicista all’interno di un progetto.
- The Wall [Experience Edition] by Pink Floyd (2012-02-28)
- Audio CD – Audiobook
Ciò che resta di Mother dei Pink Floyd, oggi, è anche in quel filmato in bianco e nero in cui le immagini di Waters che suona e canta si alternano a quelle della sua band.
Nel testo di Mother, non a caso, ci si pone la domanda: “Madre, dovrei costruirmi un muro?”, un quesito sull’insicurezza dell’efficacia dell’isolamento che oggi tutti percepiamo e con la quale conviviamo dall’inizio dell’anno.
Una canzone che oggi risuona attuale: Mother dei Pink Floyd ci fa capire che abbiamo ritrovato le paure che ci assalivano quando eravamo bambini, quando il mondo esterno ci incuriosiva e spaventava esattamente come ora.