Quando Another Brick In The Wall Part 2 dei Pink Floyd divenne di dominio pubblico, l’iracondo Roger Waters dovette fare delle precisazioni. Pacifico che l’intero The Wall raccontava la voglia del bassista di estraniarsi del mondo e innalzare un muro tra lui e una società che sempre di più lo disgustava, il singolo di maggiore successo non era una condanna contro l’intero sistema educativo e quindi contro tutti i docenti, bensì contro la parte più marcia.
- In The Flesh?
- The Thin Ice
Va detto che Bob Ezrin mise leggermente in difficoltà David Gilmour, quando propose di lavorare su un pezzo che suonasse come qualcosa da sparare in discoteca: David aveva un po’ paura di quello che il produttore gli stava dicendo, ma le sue parti di chitarra si prestavano molto bene a dare un taglio funk a un brano che altrimenti suonava troppo cupo, a detta del batterista Nick Mason.
Proprio da Nick Mason arrivò l’input, visto che la sua parte di batteria dal ritmo serrato si prestava benissimo a inserire quella nota di groove ispirata da chitarra e basso. Per quanto riguarda il testo, Roger Waters spiegò: “Non vuole essere una condanna generale di tutti gli insegnanti, ma quelli cattivi possono davvero influenzare i ragazzi“.
Qual è il pezzo forte del brano? Il coro dei bambini. Per dare al brano quella sfumatura emotiva in più, l’ingegnere del suono Nick Griffiths contattò la Islington Green School di Londra e parlò con l’insegnante di musica Alun Renshaw, che subito preparò 23 studenti al progetto. Il risultato fu ciò che oggi conosciamo tutti.
Il brano diventò un manifesto a favore delle nuove generazioni, spinte a riprendere il controllo sul proprio futuro e il proprio pensiero e a ribellarsi dall’imposizione di un unico pensiero, magari sbagliato.