Eccentrica, coloratissima, un mix di generi che potrebbe confondere ma anche attrarre: White Lines su Netflix è l’esperimento che mette insieme i produttori de La Casa di Carta e quelli di The Crown, un binomio apparentemente impossibile eppure riuscito, grazie ad un cast un po’ spagnolo e un po’ inglese, una trama che unisce Ibiza e il Regno Unito e attori in alcuni casi perfettamente bilingue.
La trama di White Lines parte dal ritrovamento del corpo ormai quasi mummificato di un dj nel deserto dell’Almeria, in Spagna, presumibilmente assassinato ventidue anni prima: Axel (interpretato da Tom Rhys Harries) era stato uno dei re della movida dell’isola negli anni Novanta, dove era fuggito da Manchester insieme a tre amici per dedicarsi alla passione della dance music. La sua scomparsa ha provocato un esaurimento nervoso all’allora diciottenne Zoe (Laura Haddock), la sorella minore a cui era molto legato. Al ritrovamento del cadavere, quest’ultima decide di partire per Ibiza e scoprire chi ha ucciso il fratello: si ritroverà tra i vecchi amici di Axel che spacciano cocaina sull’isola (Marcus, interpretato da Daniel Mays), organizzano party con orge per la ricca borghesia locale (Anna, interpretata da Angela Griffin) o sono diventati predicatori hippy. Scopre ben presto che la ricca e potente famiglia della fidanzata di Axel, Kika (Marta Milans), avrebbe avuto un movente per ucciderlo e d’altronde il corpo è stato ritrovato in un terreno di loro proprietà: Zoe inizierà ad indagare anche sui Calafat proprio mentre si preparano all’affare della vita, l’apertura di un casinò sull’isola. Ad aiutarla, il capo della sicurezza della famiglia Calafat, Boxer (Nuno Lopes), con cui ha un primo incontro piuttosto rocambolesco.
Ambientata in un 2020 che appare libero dall’incubo Coronavirus, tra feste in discoteca e orge private che sarebbero impensabili nell’epoca del distanziamento sociale, la serie è stata girata lo scorso autunno-inverno alle Baleari, tra Ibiza e Maiorca, oltre che a Mancherster per alcune scene ambientate nei flashback. La trama si divide infatti su due livelli temporali, il presente che mostra le indagini di Zoe sull’isola e i fatti accaduti vent’anni prima all’epoca della morte di Axel, con un elemento che fa da collante in entrambi i casi: fiumi di cocaina.
Ben quattro registi si alternano dietro la macchina da presa: Nick Hamm dirige i primi episodi, seguito da Luis Prieto, Ashley Way e Alvaro Brechner. Alex Pina, creatore de La casa di Carta, è showrunner e sceneggiatore di White Lines. Anche in questo caso al suo fianco c’è Esther Martinez Lobato, con cui ha già firmato Vis a Vis e Il Molo Rosso. Nell’ambito dell’accordo globale firmato con Netflix per la creazione di nuovi format in esclusiva, Alex Pina produce White Lines con la sua società Vancouver Media, in collaborazione con gli inglesi di The Left Bank, i produttori dell’acclamato e pluripremiato period drama The Crown.