Stanno nascendo sempre più dubbi sulla possibilità che Zoom sia hackerato, diciamo così, in maniera continuativa sulla base di alcuni episodi realmente accaduti all’interno del software di videoconferenza. L’ultima vicenda raccontata anche attraverso un servizio autorevole della BBC fa riferimento a quanto accaduto in India, ad una folta classe di studenti.
In pratica il fatto in se con protagonista proprio Zoom hackerato è la seguente: una classe virtuale di 40 studenti e della loro docente impegnati in una sessione di geografia è stata attaccata da ben due malintenzionati, esperti del web. Nel pieno di una spiegazione della professoressa due uomini hanno avuto facile accesso alla videoconferenza e hanno cominciato a fare apprezzamenti molto spinti e volgari alle studentesse del gruppo.
Ci si chiede effettivamente come sia stato possibile l’hackeraggio di Zoom dopo la recente introduzione di una funzione cruciale come la qaiting room, ossia la camera d’attesa. Come raccontato in un precedente approfondimento di OM, Proprio la nuova feature prevede che l’organizzatore della riunione, nella fattispecie la maestra di turno, accetti nuovi partecipanti alla conferenza virtuale solo dopo l’invio di un codice univoco e sicuro di 9 cifre.
Per il momento non ci sono state dichiarazioni ufficiali da parete dello staff Zoom a commento dell’episodio indiano. Sta di fatto che il Governo del paese asiatico ha messo il veto sull’utilizzo della piattaforma perché ritenuta non sicura, almeno in questo momento.
La grande ascesa del software Zoom, in piena emergenza Covid-19, è stata a dir poco eccezionali. Molti stanno utilizzando il servizio di videoconferenza ma allo stresso tempo l’assalto allo strumento virtuale ha messo in luce fin troppe falle lato sicurezza per la privacy degli utenti. Trattandosi di un tool molto utilizzato pure per la didattica a distanza da tanti minori e comunque giovanissime, le garanzie di tutela e di protezione dovrebbero essere addirittura maggiori e in tempi davvero repentini.