Dopo L’Ora Legale, il film più maturo e anche il maggiore incasso della carriera, Ficarra e Picone provano l’uscita nell’ambito periodo delle feste con il film a tema Il Primo Natale. Distribuito da Medusa in una settimana di programmazione che pare fatta su misura per loro, sgombra di competitor rilevanti, in attesa dell’arrivo, il prossimo weekend, del nuovo episodio di Star Wars e dell’atteso Pinocchio di Garrone con Benigni, e a debita distanza dal primo gennaio riservato alla corazzata Zalone di Tolo Tolo.
Ne Il Primo Natale Salvo (Ficarra) e Valentino (Picone) sono, rispettivamente, un ladro specializzato in furti di oggetti sacri che si cala dai lucernari manco fosse Tom Cruise in Mission Impossible, e un prete dai modi compiti ma piuttosto vanesio, che organizza il presepe vivente al paesello col piglio da produttore di musical. Quando Salvo ruba un prezioso bambinello dalla chiesa di Valentino, ne nasce un inseguimento che, attraverso un canneto con una strana luce sul fondo, li catapulta duemila anni indietro, nell’antica Giudea. Salvo e Valentino vengono scambiati per rivoltosi e coinvolti senza volerlo nella lotta tra gli Zeloti fautori dell’indipendenza e l’impero romano. E poiché il sadico Erode (Massimo Popolizio) è allarmato dalla notizia della nascita del Re dei Re, i due devono trovare Giuseppe e Maria e metterli in salvo, per consentire a Gesù di venire al mondo.
Ne Il Primo Natale Ficarra e Picone, anche registi, hanno accettato la sfida del film in costume. La confezione è solida, grazie all’apporto di un direttore della fotografia come Daniele Ciprì, il buon lavoro sulle location – l’antica Palestina ricreata in Marocco –, le scenografie e i costumi curati da Francesco Frigeri e Cristina Francioni, un casting di volti adeguati.
Il punto dolente è la sceneggiatura, per la quale i due autori e registi hanno collaborato col fido Fabrizio Testini e l’ormai richiestissimo Nicola Guaglianone. Il quale già l’anno scorso per il suo primo film delle feste, La Befana Vien di Notte, aveva puntato sul tema natalizio in salsa fantasy. Quel che accade anche ne Il Primo Natale, con lo spunto magico alla Non Ci Resta Che Piangere del viaggio nel tempo.
La questione è che, spunto iniziale a parte, il racconto resta a metà del guado. Il Primo Natale ha la struttura di un film natalizio per famiglie – infatti è pieno di bambini nella speranza di coinvolgere anche quel target – e quindi, dato l’argomento, si mantiene lontano da qualunque graffio autenticamente satirico. E anche l’attenzione alla politica e alla cronaca, l’architrave su cui L’Ora Legale aveva costruito il suo apologo amaro sul carattere degli italiani, qui fa capolino solo timidamente, con un paio di riferimenti nel prologo e nell’epilogo su immigrati clandestini e porti chiusi, che nella loro genericità restano posticci.
Il risultato è un film senza un carattere definito: mai davvero divertente, con qualche evitabile battuta incentrata sugli anacronismi – il mercante di Siracusa che regala a Erode i “cilindroni”, ossia i cannoli, una partita a tombola – e un finale ecumenico e anestetizzante, col presepe e le canzoni natalizie di Dean Martin. C’è giusto il ritmo da racconto picaresco e una certa aria di famiglia da commedia all’italiana nei personaggi di Salvo e Valentino, che alla fine sono due tipici cialtroni obbligati dagli accadimenti a trovare dentro di sé un coraggio che non hanno. Ma ogni spunto resta a livello di accenno, incastrato dentro i confini di una confezione natalizia che ha zavorrato non poco l’ispirazione. Dopo L’Ora Legale, e anche l’intelligente sortita teatrale con Le Rane di Aristofane, un deciso passo indietro per Ficarra e Picone.